La punizione: quando è positiva e quando è negativa

bambino_disobbedienteLa psicologa amica, la dottoressa  Francesca Santarelli ci spiega la differenza tra punizioni positive e negative.
A voi:
“Fino a qualche anno fa nessun genitori si chiedeva se, dare una punizione al proprio figlio di fronte ad un errore, fosse una modalità educativa giusta o sbagliata.
Negli ultimi cinquant’anni si è passati invece, da modelli eccessivamente autoritari ad altri fin troppo permissivi.
Ma allora, qual è la via di mezzo? Cosa è giusto o meglio fare per il bene dei nostri bimbi?
Innanzitutto premettiamo che lo scopo di una punizione dovrebbe sempre essere di natura educativa, il bambino cioè deve capire le conseguenze della sua azione e riflettere su quello che ha fatto prendendo consapevolezza di aver sbagliato.
Io, se devo essere sincera però, non amo il termine “punizione”, ma abbraccio piu il concetto di insegnargli ciò che è giusto e ciò che risulta essere sbagliato e dannoso per lui.
Comunque sia, se proprio vogliamo parlare di punizioni, possiamo fare una distinzione tra quelle che potremmo definire “punizioni positive”” e “negative”.
Per il primo caso vi vorrei descrivere un esempio: Mattia, 5 anni, si è messo a colorare sull’armadio della cameretta; la mamma gli dice che, per rimediare al danno, deve ora pulire tutto il tavolo e i mobili e poi anche riordinare i giochi della sua stanza (punizione).

In questo caso l’elemento punitivo è un elemento, conseguente ad un determinato comportamento, che viene “aggiunto” (il termine positivo si riferisce proprio all’aggiunta di un elemento, nel caso della punizione, spiacevole). In questo caso, il comportamento in questione, quindi, tenderà a non presentarsi più o a diminuirne la frequenza e il bambino capirà che non gli conviene più di tanto ripetere quel comportamento e, quindi, tenderà a non ripeterlo.
Nel secondo caso, quando parliamo di punizioni di tipo negativo, vi propongo il seguente esempio per comprendere meglio il concetto.
Una bambina che non riordina (comportamento) se scopre che poi non può guardare il suo cartone preferito in tv (punizione: attività piacevole negata), sarà più motivata a mettere in ordine e, quindi, a diminuire la frequenza del comportamento in questione del non mettere in ordine.
Anche in questo caso è possibile portare verso la diminuzione un comportamento senza intervenire aggiungendo qualcosa (punizione positiva) ma semplicemente sottraendo un elemento piacevole.
Ciò che è fondamentale ricordare è che la punizione non deve essere rivolta al bambino in quanto tale portandolo all’umiliazione, ma deve essere diretta al comportamento in modo da tutelare il bambino come persona”.

 

Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com