E se ci accorgiamo che il bambino ha imparato a dire le bugie come ci dobbiamo comportare?
Ce lo spiega la nostra Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli:
“Pinocchio si sa, non è solo una favola con cui speriamo che i nostri figli comprendano che le bugie non bisogna dirle!
Anche perché, i più piccoli, non comprendono ancora il concetto di bugia. Quando ci capita dunque per la prima volta, di aver capito che il nostro piccolo ci sta dicendo o ci ha detto una bugia, dobbiamo pensare che non si può parlare di menzogne vere e proprie, ma di storie immaginarie, frutto della creatività e della fantasia sterminata dei bambini.
Nei racconti dei piccoli hanno più peso i desideri e l’immaginazione che l’oggettività delle cose: fino a tre anni, infatti, la distinzione tra realtà e fantasia non è ancora netta.
Per i ‘piccoli Pinocchio’ le bugie esercitano una funzione liberatoria per le emozioni più profonde e istintive.
Mentire è normale per il bimbo: mentre ripete le prime parole apprese, altera la realtà e la presenta ai grandi nella forma che più gli piace. Ecco allora che la palla che rotola sul pavimento esprime, per il bambino, la ‘volontà’ di giocare con lui.
I più piccoli attribuiscono spesso pensieri o intenzioni agli oggetti perché dentro di sé credono e sperano che i loro giocattoli siano veri. Per un bimbo è normale attribuire la colpa di una marachella alla bambola o al peluche. Ricordiamoci che le bugie sono spesso legate al bisogno di mostrare il meglio di sé a mamma e papà. Il bimbo si illude di poter cambiare la realtà con le parole, con il solo obiettivo di valorizzarsi agli occhi dei genitori, di accontentarli presentandosi sempre come bravo e ubbidiente.
Nella favola di Pinocchio, il naso che si allunga a ogni bugia raccontata rappresenta una sorta di rimprovero. Non deve essere così per le storie inventate dai nostri bambini che, a differenza delle menzogne degli adulti, non sono animate dall’inganno ma dal gioco e dalla fantasia.
Evitiamo di colpevolizzare il bimbo o, peggio ancora, di chiamarlo bugiardo, e impariamo invece a far leva sulle sue emozioni.
Se nostro figlio ci ha appena raccontato che non è colpa sua se si è rotto il bicchiere ma del giocattolo, cerchiamo di interpretare il suo stato d’animo chiedendogli se è dispiaciuto per l’accaduto.
Bisogna aiutarlo a comunicare le emozioni e i desideri che sta esprimendo mentre racconta una bugia. Cerchiamo di colmare con l’affetto e la presenza quei vuoti che il piccolo manifesta inventando storie di fantasia. Il modo migliore per insegnare a un bambino a non raccontare bugie è non mentirgli: occorre evitare di dargli esempi poco coerenti con quanto pretendiamo da lui e di fargli promesse che difficilmente potremo mantenere.
Modificare una situazione poco piacevole è una sorta di meccanismo di difesa per il bambino. Mamma e papà devono, da un lato, trattenersi dal bloccare queste fantasie e, dall’altro, permettere al piccolo di sperimentare nella realtà quelle gratificazioni che cerca nel suo mondo immaginario.
Ad esempio, se nostro figlio scarica sul fratellino colpe o responsabilità solo sue, facciamogli notare con affetto che comprendiamo il suo desiderio di apparire come ‘il più buono’. Riconoscendo la sua esigenza profonda e ristabilendo, al contempo, la verità lo aiutiamo a distinguere tra la realtà e la finzione”.
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com