“Non potevamo invitare tutti, abbiamo scelto solo 12 amici”

“S. ha invitato solo gli amici, non potevamo invitare tutti”.
Come vi sembra questa frase: normale, sensata, esagerata, di cattivo gusto?
In ognuno di noi può suscitare delle reazioni diverse. Ma mettetevi nei panni di un bambino di tre anni e mezzo che si sente rispondere così dalla mamma del suo compagno di classe che ha appena consegnato i biglietti di invito al compleanno di suo figlio S., privilegiando solo 12 bambini della classe.

Troppo complicato? Mi spiego meglio e faccio un passo indietro.

Martedì scorso ero in ferie così ho avuto la possibilità di andare alla scuola materna a prendere Luca. Una bambina della sua classe, dalla sua casella, ha preso un bigliettino tutto colorato.
Luca le ha chiesto: “Che cos’è?”.
E la bimba ha risposto: “E’ l’invito al compleanno di S.”.

Luca: “Mamma, dov’è il mio biglietto?”
Ed io: “Non lo so. Qui non c’è nulla!”

Allora Luca è andato di corsa da S. e gli ha chiesto: “E il mio bigliettino?”
S. non ha detto nulla anche perché credo che non sapesse neppure di cosa stava parlando Luca. Ma la sua mamma ha prontamente risposto: “Non abbiamo invitato tutti, facciamo la festa a casa e non abbiamo abbastanza spazio per invitare proprio tutti, così S. ha scelto 12 amici”.
E Luca, che tra l’altro condivide lo stesso armadietto, gli ha chiesto: “E io non sono amico suo?”

A quel punto sono intervenuta io e ho detto al mio piccolo eroe ferito nell’orgoglio: “Noi non possiamo andare alla sua festa perché abbiamo altri tre compleanni tra sabato e domenica. Quindi come facciamo? Abbiamo già detto di sì agli altri”.

La signora, vedendo la faccia di Luca triste e abbattuta, ha detto: “Scusa, ma è stato S. a scegliere i 12 amici”.

Le ho detto: “Ammiro il tuo coraggio. Fare le feste a casa è un’impresa non da poco. Tanti auguri e in bocca al lupo. Per quanto riguarda noi nessun problema. Abbiamo già tre compleanni nel weekend, siamo a posto così!”.

Ce ne siamo andati e pensavo che la cosa fosse finita lì.

Ieri sera eravamo tutti seduti a tavola per cena.
Ad un certo punto Marco ha detto: “Mamma, M. e R.  ci hanno invitati al loro compleanno sabato prossimo. Sai che festeggiano in quel posto bellissimo, dove ci sono i gonfiabili?”
Ed io: “Sì, lo so, abbiamo già preso il regalo”.

Luca allora ha spalancato gli occhi e subito dopo ha cominciato a piangere.

Non ho compreso subito quello che stava accadendo. Gli ho chiesto: “Amore, che ti succede?”

E lui: “Io non posso venire, non sono suo amico e non sono stato invitato….”

In quel momento ho capito che la frase pronunciata dalla mamma di S. non solo era stata ben compresa e recepita da Luca, ma gli aveva procurato anche un senso di insicurezza e probabilmente anche un certo dispiacere.

L’ho subito consolato dicendogli: “No, non è così. Noi abbiamo detto a S. che non potevamo andare alla sua festa proprio perché dovevamo andare a quella di M. e R.! Andremo tutti insieme e ci divertiremo un mondo!”

Spero di averlo rassicurato, ma non ne sono tanto convinta!

Ma mi chiedo: “Si può rispondere così ad un bambino di tre anni?”
Non voglio sindacare sulla scelta di invitare solo alcuni bambini e non altri. Ognuno può fare quel che vuole. Ci mancherebbe altro!
Posso esprimere però la mia opinione sui modi e questi non mi sembrano certo quelli migliori.

Ci sono mille modi per invitare la gente al compleanno.
Ma se si vuole fare una selezione tra gli amichetti di classe, si deve avere l’accortezza e il tatto di farlo almeno con riservatezza. Proprio per non scivolare in episodi come questo!

Mia modesta opinione!