Spesso ci ritroviamo a parlare e sparlare di cose che non vanno, di servizi che non funzionano, di diritti negati e quando qualcosa finalmente invece va per il verso giusto passa quasi inosservato. Non desta clamore.
E invece vi voglio parlare proprio di una storia a lieto fine, di una bambina non vedente alla quale era stato negato il diritto allo studio e che invece adesso può frequentare la scuola.
“I non vedenti, con gli aiuti opportuni, se conoscono i percorsi e hanno attorno a loro un ambiente familiare, sono in grado di muoversi, di svolgere le attività più normali. A volte, in casa quasi mi dimentico che mia figlia non vede”, ha detto la mamma di Marta, la bambina non vedente della Valle di Susa a cui era stata negata l’iscrizione alla prima media nella scuola della zona.
Dopo una giornata di telefonate incrociate, tra famiglia, Ufficio scolastico regionale e ministero, ha vinto la sua battaglia.
“Era un suo diritto ed era giusto tutelarlo”, ha detto questa mamma ringraziando il ministro Profumo per l’intervento che ha sbloccato la vicenda.
“Mia figlia, già sfortunata per la sua malattia, ha bisogno di tranquillità e di stabilità, mentre la scuola che l’avrebbe accolta era scomoda, lontana da casa, e questo non le avrebbe permesso di avere quel minimo di autonomia che la fa sentire meno a disagio”, ha aggiunto la donna.
Marta è nata con una patologia degenerativa della vista e l’associazione retinopatici e ipovedenti le ha messo a disposizione un operatore specializzato, che in casa la segue nei compiti e, soprattutto, nella ‘riabilitazione visiva’, come spiega Marco Bongi, il presidente dell’Apri Onlus. Una rieducazione che permette al non vedente di non diventare non-autosufficiente o, almeno, di ritardare il più possibile quel momento.
“Andare nella scuola del paese, per Marta, significa proprio questo – conclude la mamma – rendere più semplice la sua rieducazione visiva e proseguire nel suo percorso di crescita personale”.