Il castello…


Sabato scorso siamo stati ad Aosta. Non proprio Aosta città, ma in una frazione di un paesino limitrofo arroccato tra i monti. Insomma a casa di mio fratello.
Il motivo che ci ha spinto ad andare lassù? La mia adorata nipotina ha spento la sua sesta candelina e la sua zia preferita, nella fattispecie io, non poteva mancare all’evento.
Era da settimane che la piccola mi chiamava al telefono chiedendomi, super eccitata, sempre la stessa cosa: “Zia, ma voi venite alla mia festa?” “Ti devo spedire l’invito?” “Te lo posso dare quando vieni?” “Ma Marco e Luca vengono?”. “E lo zio?”
Potevamo mancare? Neanche per sogno!
Punto uno: adoro essere chiamata zia.
Punto due: adoro quella bimba dai lunghi capelli d’oro.
Punto tre: per la prima volta nella sua vita il compleanno cadeva di sabato. Non c’erano scuse.
Dovevamo andare!

Sabato mattina alle nove e mezza dormivano ancora tutti.
Squilla il telefono. Era mia cognata: “Siete in viaggio?”

E io: “Dipende dai punti di vista. Quale viaggio? Quello nel mondo dei sogni, sì. Quello in macchina, spiacente, ancora no!”

Alle 10:00 squilla ancora il telefono. Era la mia nipotina: “Zia, quando arrivate?”

E io: “Presto amore. Per pranzo siamo da te, se ci aspettate”.

Lassù tra i monti faceva freddo. Ma mi aspettavo peggio. Il paesaggio era incantevole.
I colori dell’autunno sono meravigliosi, un intreccio di giallo, di verde, di rosso e oro. Uno spettacolo della natura.

“Domani facciamo le foto. Questo foliage merita di essere immortalato”, ho detto a mio marito.

La festa è andata bene, benissimo. I bambini si sono divertiti tantissimo. La mia nipotina era felicissima.

Ma all’indomani abbiamo avuto la sorpresa: i meravigliosi colori non c’erano più. Il paesaggio era drasticamente cambiato. Era tutto bianco. Durante la notte un sottile manto di neve aveva ricoperto tutto.

Pochi centimetri. Insufficienti per fare le prime palle e quindi le prime battaglie di neve. Ma sufficienti per far sembrare l’autunno un freddo inverno.

“Che si fa? “
Marco: “Perché non andiamo a visitare un castello?”

Bella idea. Faccio un giro di telefonate. Era aperto il castello di Sarre.

“Bimbi, forza, tutti al castello”.

Ci mettiamo in macchina io, mio marito, e i tre cuccioli.
Destinazione…
Ho sbagliato strada, li ho portati al castello di Saint Pierre. Peccato che è in restauro e quindi non si può visitare.
A pochi chilometri c’era il castello di Sarre. Mi aspettavo un castello medioevale con tanto di cavalieri, scudi, lance e ritratti di battaglie. Insomma le cose che piacciono a Marco.
E invece era la tenuta di caccia dei Savoia. Niente scudi e scudieri, ma sale con gli arredi originali, ritratti (infiniti) dei re d’Italia con le rispettive consorti e famiglie.
Molto interessante. Ma per i bambini l’appeal era pari a zero.
La guida, una persona colta e simpatica, ha iniziato a spiegare ogni singolo ritratto, l’albero genealogico dei re, le loro passioni, vizi e virtù (pensate c’è una sala decorata con 3600 corna di stambecco!).

Marco dopo 10 minuti non ne poteva più. Si voleva sedere, era stanco.
Ogni volta che provava a toccare una sedia, la guida lo riprendeva: “No, quella è antica non si può toccare”.

Ad un certo punto il bambino, orami esausto, gli ha risposto: “Allora perché le tenete qua queste sedie e questi divani se nessuno ci si può sedere?”
Il mio imbarazzo, in quel preciso istante, ha raggiunto l’apice. La guida ha riso di gusto. Marco, invece, annoiato più che mai, si è seduto per terra. Lì nessuno gli poteva dire nulla.

Che figuraccia!

Luca? Nel frattempo si era addormentano in braccio. 17 chili di bontà adagiati sul mio avambraccio.
Vi dico solo che ancora mi fa male!

E la mia nipotina? Era l’unica che mi ha dato tanta soddisfazione. Era rapita dai vestiti sontuosi delle regine e delle principesse. Ed è rimasta almeno 10 minuti a guardare estasiata il quadro che ritraeva il matrimonio di Umberto I con Maria Josè del Belgio.

“Zia, guarda che velo lungo, che bello…”

E sì! Si vede che è una femminuccia. 🙂

A visita finita, siamo usciti fuori.
Era ormai ora di pranzo e Marco ha prontamente chiesto: “Quando andiamo a visitare il castello?”
Dopo un bel po’ si è svegliato anche Luca. “Mamma e il cattello?”
Siamo a martedì… e ancora mi chiedono quando andremo a visitare un “vero castello”.
Sigh…
Eppure a me il castello di Sarre è piaciuto veramente tanto.