La visita al sommergibile Toti

Come da programma domenica ci siamo alzati presto per andare al Museo della Scienza e della Tecnologia a Milano. La voglia era tanta, esattamente come le cose che avevamo programmato di fare: vedere il sommergibile Toti, partecipare al corso di bolle di sapone, trovare la mamma segreta del capitano Magellano.
Dovevamo essere lì per le 10. Quindi siamo partiti di casa alle nove, muniti di tutto il necessario per fare anche il pic-nic, perché all’interno del museo non c’è un bar, ma uno spazio grande ben attrezzato, all’aperto, dove poter pranzare.

Siamo arrivati… e già mi è sembrato che ci fosse tanta scienza, ma poca tecnologia. All’ingresso c’erano dei gradini e anche tra la biglietteria e il museo c’erano altre scale. Insomma una corsa ad ostacoli per chi, come me, aveva anche un bimbo piccolo e un passeggino!

Anche le indicazioni non abbondavano. Trovare gli ascensori è stato un po’ come giocare alla caccia al tesoro!

Finalmente arrivati davanti al sommergibile abbiamo atteso invano la guida. Circa mezz’ora.  
Nel frattempo abbiamo fatto tante foto, abbiamo avuto modo di guardare il Toti da vicino, praticamente da ogni angolazione e di ammirare tutte le immagini esposte: il viaggio del sommergibile dal mare al museo e il passaggio per la città di Milano.

Ma della guida nessuna traccia.
Mea culpa non avevo letto attentamente tutti i fogli con le informazioni che mi avevano dato all’ingresso. Avevo seguito le indicazioni che mi aveva dato l’hostess per arrivare sul posto. Ma mi sono fermata davanti al sommergibile, sul piazzale.
E invece bisognava entrare nel padiglione delle navi. Peccato che fuori non ci fosse neppure un cartello, una freccia o una indicazione di qualsiasi tipo, forma e colore che lo segnalasse.

Lo abbiamo scoperto per caso, quando ad un certo punto ci siamo decisi a dire addio al Toti e a visitare il resto.

Entrando all’interno del padiglione delle navi abbiamo visto il banchetto con la guida del Toti.
Bisognava andare lì, accreditarsi, mettere il caschetto e andare!
Urka…
Dopo un dialogo acceso con la guida (che vi risparmio, perché potrei non essere troppo obiettiva) siamo stati inseriti, in via del tutto eccezionale, nel gruppo che stava per partire di lì a poco.

Alè!
Urrà!

Il sommergibile è incredibile, affascinante.
Piccolo, con spazi angusti.
Ma come hanno fatto 27 marinai a sopravvivere là dentro per una settimana e anche più?
Il bagno era stretto, meno di un metro quadro. Si lavavano con l’acqua salata. E non c’era la doccia, ma un getto che partiva dal basso.
I letti? Dei cassetti estraibili posti sopra al siluro!
I tavoli? Anche quelli estraibili e posti tra un letto e l’altro.
La camera del capitano? Una brandina posta nello spazio cucina. E la cucina? Mignon!

Non riuscivo ad immaginare la vita di 27 persone in così poco spazio. Io dopo 15 minuti avevo già la claustrofobia e noi eravamo solo 7!
E poi… che odore ci doveva essere lì? Il caldo dei motori, la puzza di combustibile, l’aria consumata!

Mammamia… Neanche pagata in oro per quanto peso (e vi assicuro che non è pochissimo!) mi sarei imbarcata là dentro.

Complimenti a chi lo ha fatto!
Mi piacerebbe ascoltare un loro racconto!

La visita è durata appena un quarto d’ora. Non potevamo fare neppure tante domande perché avanzava l’altro gruppo.
La guida è stata, secondo me, un po’ troppo frettolosa e si esprimeva con un linguaggio poco adatto ai bambini. Marco, povero cucciolo, non ha capito granché!

“Qui c’era il Marconista”, ha detto ad un certo punto la guida. E Marco mi ha chiesto: “Mamma, uno che si chiamava come me?” 🙂

Mi sarebbe piaciuto arrivare sul sommergibile un po’ più preparata. Magari se fuori, oltre alle bellissime foto del viaggio del Toti, avessero messo anche una immagine con la sezione del sommergibile, avrei capito più cose della spiegazione della guida!

Per caso ho scoperto che questo materiale c’è, ma all’interno del museo e in uno spazio riservato alle scolaresche! Sigh!

E così, con un litigio e un tour lampo si è conclusa la visita al Toti.

Visita che, nonostante le varie peripezie, mi ha arricchita molto.
Dal vivo vedere certe cose…  fa un certo effetto!

Davvero bello!

Il resto del museo, la parte dei treni, quella delle navi e degli elicotteri è molto interessante, da far vedere ai bambini.
Marco è impazzito quando ha toccato l’elicottero!
C’era anche un veliero grandissimo. Il suo albero maestro è talmente alto che hanno dovuto realizzare una specie di cupola sul soffitto!

E’ stato molto carino anche il corso delle bolle di sapone e quello delle mappe del capitano.

Sapete come si fanno le bolle quadrate?
Semplicemente non si fanno! Le bolle sono sempre sferiche, oppure a grappolo!

Ci siamo cimentati anche noi grandicelli. Abbiamo fatto le bolle giganti.
Non crediate che sia così facile. Ci vuole parecchia manualità, altrimenti scoppiano subito.
E io, mio marito e i miei bimbi siamo usciti per ultimi dalla stanza. La guida ci chiamava… ma noi volevamo fare l’ultima bolla, e poi l’ultimissima e infine l’ultima dopo l’ultimissima!

Divertente!

L’ultimo corso, quello delle mappe, era proprio per bimbi piccoli. Bisognava trovare il tesoro seguendo le indicazioni contenute nel diario di Pigafetta, un ragazzo di 15 anni che era imbarcato sulla nave di Magellano.

Sfiniti dalla fatica, alle tre del pomeriggio i bambini si sono addormentati. Noi abbiamo fatto un giro velocissimo per le altre aree del museo.

Ma abbiamo visto poco e niente. C’erano tantissime cose interessanti, dalle invenzioni di Leonardo da Vinci, con le riproduzioni in miniatura, agli strumenti musicali, agli orologi. Ho notato che c’erano tanti ragazzi intorno ai 20 anni rapiti da tanta tecnologia. Ma noi non ci siamo potuti fermare neanche davanti a Steve Jobs che ripeteva a gran voce la mitica frase “stay hungry, stay foolish”.

E così poco dopo siamo usciti.

Che dire: comunque è stata una bella esperienza. Una giornata ricca e piena.

La rifarei? Non subito. O meglio: non con i bambini così piccoli.

Secondo me è un museo che, con qualche indicazione e cartellone in più, può offrire tanto.
Ma è rivolto soprattutto ai ragazzi più grandicelli, direi dai sette-otto anni in su!

E’ un investimento (visto anche quanto costa il biglietto!) da fare a tempo debito!

Fra qualche anno, quando di sicuro ci tornerò (perchè un solo giorno non basta per vedere tutto) vi racconterò!