Ogni tanto la sera, quando i bimbi sono a letto e in cucina rimaniamo solo noi due, io e mio marito, giusto per farmi del male, comincio a fargli l’elenco di tutte le spese che nel mese sopporto per i bimbi: nido, rette scuola, babysitter, farmaci, medici specialisti, pannolini, vestiti, scarpe e prodotti vari.
Ogni volta viene fuori una cifra…
“Certo che adesso due figli costano più di una rata del mutuo!”, gli dico puntualmente.
E lui con il sorriso sulle labbra mi risponde: “Solo che il mutuo, alla peggio, dopo 30 anni finisce! Aspetta di vedere quando andranno all’università!”
Ma quanto costa veramente crescere un figlio? Il mensile Amica ha fatto due conti: “Dalla nascita all’università nel 1965 servivano 20 milioni di lire, oggi ci vogliono ben 300 mila euro”.
Il confronto parte proprio da un articolo pubblicato da Amica nel 1965 con un risultato sorprendente per quei tempi: 20 milioni di lire, l’equivalente, si scriveva: “di una villa in campagna, una ventina di automobili, uno yacht”.
Oggi invece crescere un figlio in Italia costa in media 300 mila euro (più o meno quanto un piccolo appartamento in una grande città) e incide per il 35% sulla spesa familiare, lievitando ulteriormente nel caso di genitori separati (Fonte Cisf – Centro Internazionale Studi Famiglia).
Dall’inchiesta emerge che sulla contabilità familiare pesano soprattutto i costi di istruzione – oggi l’università è ormai un lusso” afferma un’insegnante di scuola superiore – e sono in aumento le spese per le nuove tecnologie, dal cellulare al computer, mentre per abbigliamento e giochi si cerca di supplire con i regali e il riciclo.
In alcuni casi il bilancio obbliga a rinunciare alla baby-sitter o all’asilo nido, considerando anche che, secondo i dati Istat, solo nel 30% dei comuni italiani sono presenti strutture pubbliche.
Inevitabile quindi crescere dei figli comporta non poche rinunce per i genitori, dagli svaghi alle vacanze, fino alle opportunità professionali.
Però tutti i genitori intervistati sono stati concordi su un punto: “Non sono rinunce che pesano”.
Mah! Non so se sono proprio d’accordo.
Anche noi, ovviamente come tutti, da quando sono arrivati i pargoli abbiamo fatto delle rinunce e tanti tanti sacrifici: dai viaggi, alle scelte di lavoro.
Ma non posso dire che tutto ciò non mi sia pesato e che non continui a pesarmi. Le rinunce, credo, non facciano felici nessuno! E ogni tanto mi vengono “i cinque minuti”, come li chiama mio marito 🙂
Posso dire però che lo facciamo con amore e con piacere. Questo sì.
Per i figli… ogni cosa ne vale la pena.
E allora penso ai miei e a tutte le cose a cui hanno dovuto rinunciare per allevare me e mio fratello e mi chiedo: ma li ho ringraziati a dovere?
Un giorno mia madre mi disse: “La vita è come una ruota che gira, ieri a me, oggi a te e domani ai tuoi figli. Ma averti è stata la gioia più grande. Non averti, invece, sarebbe stata una rinuncia insopportabile”.