Tutte le volte che ho scritto qualcosa in merito è stato allegramente bypassato. Eppure non solo è un problema reale, ma anche molto comune. Basti pensare che in Italia un bambino su tre è in sovrappeso e uno su dieci è obeso.
Spesso, mi sono resa conto, sono le stesse mamme a non rendersene conto.
A scuola di mio figlio c’è un bambino leggermente in sovrappeso che ha un fratellino al limite dell’obesità. Un giorno chiacchierando con la mamma, mi disse: “Il grande sta bene, il piccolo invece mi esaspera, non mangia abbastanza!”
Cosa? Ma se a momenti rotola invece che camminare!
Io da piccola ero “abbondante” e vi assicuro che questo mi ha creato non pochi problemi. Non ero agile come i miei cuginetti. Saltare? Una faticaccia!
Ed è per questo che spero di insegnare ai miei figli una corretta alimentazione.
Non è una questione estetica, ma di salute. Vivere l’infanzia in sovrappeso mette i bambini in una condizione pericolosa che li porterà quasi certamente a subire malattie cardiovascolari nell’età adulta.
A lanciare l’allarme è l’ALT, Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari.
Professionisti della salute e della comunicazione si sono riuniti per approfondire la relazione pericolosa tra sovrappeso e rischio cardiovascolare, e affilare le armi per combattere una battaglia possibile nella quale le scelte politiche, l’informazione e il marketing delle aziende alimentari possono giocare un ruolo essenziale.
“La prevenzione dell’obesità infantile deve iniziare fin dai neonati, favorendo il più possibile l’allattamento protratto al seno e tenendo sotto controllo l’eccessivo recupero ponderale nei primi anni di vita” – ha affermato Alessandro Sartorio, primario Endocrinologo dell’Istituto Auxologico Italiano, IRCCS Milano.
È infatti dimostrato che quasi la metà dei bambini obesi si manterranno tali anche da adulti e che gli adolescenti obesi presentano una prevalenza elevata di sindrome metabolica, strettamente connessa al tipo di alimentazione. Significativa è anche la prevalenza di steatosi epatica nei bambini e negli adolescenti obesi, malattia dovuta all’accumulo di grassi nel fegato, che col tempo portano al danneggiamento irreversibile dell’organo deputato al loro smaltimento.
“L’obesità e la arteriosclerosi sono collegati: gli ultimi dati americani ci dicono che nel biennio 2009-2010, il 9,7% dei nuovi nati-lattanti e fino a 2 anni di età era obeso, ed il 16,9% fra i 2 anni ed i 9 anni. Purtroppo stiamo andando nella stessa direzione in Italia.
“Molti paesi europei, Italia inclusa, sono lontani dal raggiungimento di risultati soddisfacenti nel campo dell’alimentazione e dell’attività fisica – ha spiegato Lidia Rota Vender, presidente di ALT -. Troppi cittadini europei, specialmente i giovani, assumono troppe calorie da grassi, zuccheri e cibi conservati processati, facendo pochissima attività fisica. Un’accoppiata fatale, perché sette degli otto fattori di rischio per le malattie cardiovascolari sono collegati proprio a scelte sbagliate nell’alimentazione e all’inattività fisica: sono l’alcol, l’ipertensione, l’obesità, il colesterolo alto, la glicemia elevata, l’insufficiente consumo di frutta e verdura e la sedentarietà”.
Secondo gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, modificando queste abitudini è possibile incrementare l’aspettativa di vita di circa 5 anni.
L’EHN – European Heart Network (che riunisce 34 associazioni e fondazioni, tra cui ALT, in rappresentanza di 26 Paesi europei) ha stilato un report che illustra in modo dettagliato i benefici che un corretto stile di vita, fondato soprattutto su un’alimentazione sana e una regolare attività fisica, porta alle varie fasce di popolazione, bambini e donne per primi.
Per fornire esempi concreti, EHN raccomanda la revisione della formulazione dei prodotti alimentari per ridurre il contenuto di sale, grassi e zuccheri, l’emanazione di leggi che impongano l’eliminazione dei grassi pericolosi dai prodotti industriali, la facilitazione dell’attività fisica nelle scuole e nei luoghi di lavori e l’imposizione di misure che consentano di avere a disposizione piatti sani anche quando si mangia fuori casa, al lavoro e in tutti i luoghi istituzionali.
Nelle raccomandazioni di EHN è stata inserita, poi, anche la necessità di regolamentare la pubblicità rivolta ai bambini e di organizzare diffuse campagne di sensibilizzazione attraverso i media per aumentare il consumo di alimenti sani e incentivare l’attività fisica.
Tra le iniziative strategiche anche l’organizzazione di eventi collettivi, in grado di coinvolgere larghe fasce di popolazione, le istituzioni e le aziende, come la Prima Giornata Nazionale per la Lotta alla Trombosi, in programma il 18 aprile di quest’anno.
Organizzata da ALT con il patrocinio del Ministero della Salute, la ricorrenza si ripeterà ogni terzo mercoledì del mese di ogni anno. L’Italia diventa così il primo Paese al mondo a dedicare una giornata al tema della prevenzione, della cura e della ricerca nel campo delle malattie da trombosi.
Che ne dite?
Io aggiungerei solo una cosa: i bambini sono, in un certo qual modo, lo specchio della famiglia. Se mamma e papà seguono una giusta alimentazione, anche loro saranno più portati, naturalmente a farlo.
Per cui: diamo il buon esempio 😉