E’ quanto è emerso da uno studio pubblicato su Psychological Science, la rivista dell’Association for Psychological Science, dal team della Università di Buffalo diretto da Jordan Troisi e Shira Gabriel.
Nel tentativo di far sentire i partecipanti soli, i ricercatori li hanno indotti a scrivere il racconto di un recente litigio avuto con una persona a loro vicina. Nella seconda fase dell’esperimento i volontari hanno poi descritto un’esperienza legata al mangiare un cibo a loro “caro”: scrivere di un litigio con una persona vicina fa sentire soli, hanno spiegato i ricercatori, ma descrivere – e ricordare – un cibo tradizionale ha aiutato i partecipanti a sentirsi meglio.
“Abbiamo trovato che i cibi ‘comfort’ sono costantemente associati con chi ci è vicino”, ha spiegato Troisi.
“Consumare, o semplicemente pensare, questi alimenti serve a ricordare anche la vicinanza delle persone con cui siamo abituati a mangiarli”.
Effettivamente per me è proprio così. Mia madre vive a mille chilometri di distanza da me. E quando cucino qualcosa che mi ha insegnato lei, in un certo senso è come averla a tavola con noi. Mi piace tantissimo quella sensazione.
In genere, quando riesco, la domenica cerco di preparare la pasta fatta in casa con il sugo di pomodoro fresco e basilico e la cacioricotta. Ed è proprio come stare a casa mia, osp… scusate, a casa di mia madre!
Credo che la stessa cosa valga per i nostri bimbi. Alcune tradizioni, come il pranzo domenicale, rimangono dentro di noi per sempre e ci fanno sentire meno soli anche da grandi!
Pensiamoci!
😮