Spiega il presidente, Cristofaro De Stefano: “La capacità riproduttiva della specie umana è fortissimamente condizionata dall’età femminile e tutti i dati pubblicati in queste ultime ore sono riferiti a concepimenti ottenuti non oltre i 45 anni (non 50 anni!). Oltre tale età infatti non esistono dati, se non quelli riferiti alle procedure di donazione ovocitaria, che sono le uniche universalmente ritenute efficaci per la maternità in età biologica avanzata e che in Italia sono proibite dalla legislazione vigente”.
E osserva: “La legge 40 non pone un limite di età per i trattamenti, se non quello della menopausa e quindi non vi è alcun ‘diritto leso’ da sanare, quanto piuttosto la considerazione dell’eticità dell’utilizzo di risorse pubbliche per sostenere le spese di trattamenti di dimostrata inefficacia”.
Secondo lo specialista, inoltre, “la somministrazione delle gonadotropine, necessarie per i trattamenti, è regolamentata dalla Nota 74 dell’AIFA che prevede un limite alla prescrizione a carico del SSR per un’età femminile superiore ai 45 anni e pertanto non si comprende chi dovrebbe farsi carico delle spese di tali farmaci”. “Non esiste – ribadisce – alcun tipo di trattamento che possa aumentare la probabilità di concepire e meno che mai di avere un figlio quando la causa di infertilità è solo l’età biologica femminile avanzata”.