Se solo avessero il dono della parola probabilmente ci direbbero: “Sai perché sorrido? Perché voglio vedere fino a che punto riesci a fare il pagliaccio!”. 😮
Ovviamente scherzo, ma non troppo. Gli ultimi studi condotti sui confini dell’intelligenza e in particolare dell’intelligenza dei piccolissimi hanno messo in luce che i neonati sono già capaci di “ragionamenti puri” e analisi molto sofisticate del mondo che li circonda.
Una scoperta tanto affascinante quanto importante. A farla sono stati alcuni ricercatori del Massachusetts Institute of Technology affiancati da due scienziati italiani, Vittorio Girotto, professore di Psicologia Cognitiva all’Università IUAV di Venezia, e Luca Bonatti, professore presso l’Università Pompeu Fabra di Barcellona.
La scoperta emerge dal progetto “3-6-12” nell’ambito dell’Intelligence Initiative del MIT (Massachusetts Institute of Technology).
I bambini di tre, sei e dodici mesi sono stati osservati, esaminati e studiati per capire che cosa sanno del mondo fisico e sociale attorno a loro. In particolare, a bimbi di dodici mesi è stato mostrato un contenitore in cui quattro oggetti, tre blu e uno rosso, rimbalzavano liberi; il contenitore veniva poi coperto per pochissimi istanti, durante i quali uno degli oggetti usciva di scena. Se il contenitore veniva “oscurato” per un tempo infinitesimale (0.04 secondi) e a sparire di scena era l’oggetto più lontano dall’uscita, i neonati guardavano la scena più a lungo perchè percepivano la minore probabilità dell’evento a cui avevano appena assistito; se invece il contenitore era coperto per due secondi, la distanza dell’oggetto uscente dall’apertura non li sorprendeva più e restavano stupiti solo se l’oggetto rosso, quello raro, usciva di scena.
“Questi studi hanno grande importanza – ha commentato il Professor Stefano Cappa, neurologo membro della SIN (Societa’ Italiana di Neurologia) e professore ordinario di Neuroscienze Cognitive presso l’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano – perchè dimostrano, applicando classici metodi sperimentali come la durata delle fissazioni oculari, che il cervello “pre-verbale” possiede elevate capacità di ragionamento probabilistico. In altre parole, queste capacità sembrano essere in larga misura “predisposte” nel nostro cervello, indipendentemente dall’esperienza o da qualsiasi apprendimento“. Inoltre – ha concluso il professor Cappa – il contributo di due esperti ed illustri esponenti del mondo scientifico italiano ci rende particolarmente orgogliosi”.