Detto questo, e scusate l’inciso decisamente lungo, su tutti i giornali e quotidiani oggi si sprecano le numerate sul mondo rosa. Un dato mi è balzato all’occhio: Malta e Italia sono i due Paesi in Europa in cui le donne fra i 24 e 54 anni con figli hanno più difficoltà a lavorare. Numeri alla mano, il tasso di occupazione delle mamme con un figlio in Italia è il 59%, a Malta il 54,7%. Nell’Ue il 71,3%, in Francia il 78%, in Gran Bretagna il 75%, in Grecia il 61%. Insomma siamo come al solito fanalino di coda: da noi una donna su due, se decide di diventare mamma, lascia il lavoro.
Secondo i dati Eurostat, comunque, il quadro generale è piuttosto grigio: ovunque nell’Ue la donna lavora meno dell’uomo dopo l’arrivo del primo figlio.
C’è, però, un dato che va in controtendenza: in Olanda, Finlandia e Ungheria se al primo figlio se ne aggiunge un secondo o anche un terzo, il tasso di occupazione femminile torna a crescere. Perché?
Perché secondo il datore la donna, dopo il primo anno di vita dei bambini, è più forte e preparata ad affrontare lo stress di lavoro.
Ed ora sfondiamo un’altra porta aperta: nel nostro Paese il 30% dei bambini è curato dai nonni, figura importantissima, fondamentale del nostro welfare (in Svezia e Danimarca, invece, si sfiora il 2%, in Germania il 15%).
Le mamme aiutate dai genitori hanno il 40% in più di possibilità di lavorare. E solo il 15% dei piccoli sotto i tre anni di vita frequenta gli asili nido. Motivo? Costi proibitivi (a Milano si superano i 700 euro al mese) e scarsa disponibilità dei posti (soprattutto al Sud).
La maggior parte di questi temi sono già stati abbondantemente affrontati negli altri post. Ma ora avevo un po’ di dati Eurostat più aggiornati. E poi, alla vigilia dell’8 marzo, mi sembrava doveroso fare un recap!