Nasce la coppia in formato genitori

 

Ieri ho incontrato in ascensore un mio collega, neo papà da due mesi.
“Quando me lo dicevano non ci credevo, o comunque non immaginavo sarebbe stata così dura. Ormai non esisto più in quella casa. Lei ha solo occhi e attenzioni per la piccina”.

L’ho ascoltato. Mi ha fatto tanta tenerezza. Effettivamente sarà stato così pure per mio marito.
Lo ammetto, per me, quando sono arrivati i figli, soprattutto nei primissimi anni, tutto ruotava intorno a loro. I miei occhi non vedevano altro, le mie orecchie non sentivano altro. E forse anche adesso le cose non sono cambiate tanto 😉 Ma lui ha avuto pazienza, tanta pazienza.
Non è stato facile.
Quando arriva un bebè in una casa tutto cambia e tutti gli equilibri devono essere rivisti, altrimenti la coppia scoppia e la famiglia si sgretola.

Oggi parliamo di questo delicato argomento con la psicologa amica, la dottoressa Francesca Santarelli che ci dà utili consigli su come affrontare in due l’arrivo di un pargolo.
Nella sua prima frase, secondo me, c’è tanta verità: “Quando in famiglia arriva un bebè, l’amore non basta!”

Ecco i consigli della psicologa:

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Il pianto del bambino manda in tilt la mamma: come ci si deve comportare?

Io lo dico sempre: “Beata chi ci riesce”, ma io non riesco proprio a rimanere tranquilla sentendo i miei figli che piangono.
Il loro pianto mi manda in tilt. Il mio cervello lo registra come: “E’ scattato l’allarme, muoviti!”
E questo in tutte le circostanze, anche quando so, con certezza, che quelle lacrime e quelle urla sono dovute semplicemente a capricci. E’ un mio limite, lo riconosco.
Nel periodo in cui li allattavo, poi, mi accadeva qualcosa di veramente strano: se sentivo altri neonati piangere, mi arrivava la montata lattea. Pur sapendo che non erano i miei.
Misteri della natura…
Ma a quanto pare non sono la sola a non resistere al richiamo del pianto. Per moltissime mamme è un suono insopportabile. Eppure c’è qualcosa che possiamo e dobbiamo fare per il nostro bene e per quello dei nostri figli.

Ce ne parla la nostra Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli.
Ecco cosa ci racconta a tal proposito:
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I neonati ricordano le parole già a pochi giorni di vita

Quando dico che questo blog non è mio, ma nostro non lo dico tanto per dire, ma perché ci credo veramente. E quando ricevo e.mail come questa, beh!, ne ho la piena certezza.
Qualche giorno fa SilviaFede mi ha scritto una e.mail . Conteneva una notizia e questa frase: “vorrei proporlo come argomento”. Detto fatto.

Di che articolo si tratta? I neonati ricordano le parole già a pochi giorni di vita.

I neonati ricordano e riconoscono le parole già a pochi giorni di vita: lo dimostra uno studio in gran parte italiano, coordinato da Jacques Mehler Scuola Internazionale di Studi Avanzati (Sissa) e pubblicato sulla rivista dell’Accademia di Scienze degli Stati Uniti. Lo studio, condotto all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine su 44 neonati, a pochi giorni dalla nascita, mostra per la prima volta che la regione frontale destra del cervello potrebbe supportare il riconoscimento vocale già durante le primissime fasi di acquisizione del linguaggioContinua a leggere

Perché il lattante piange?

Sul pianerottolo di casa mia da due giorni c’è un fiocco rosa. Alla mia vicina è nata una meravigliosa bambina, Laura.

E in estate, con le finestre aperte, è facile sentire il pianto di un bimbo.

Ieri sera ero a letto e nel silenzio della notte sentivo che c’erano diversi bambini intenti a tenere svegli i genitori (come non li invidiavo :)).
Provavo a distinguerli. Non è difficile.  Il pianto di un bimbo di sei mesi è completamente diverso da quello di due anni, e lontano anni luce da quello dei neonati.
E ieri sera c’erano tutti, anche quello della nuova arrivata. Un dolce suono per i vicini, una tortura per i genitori che spesso vanno in panico quando non riescono a placarlo.

Ma perché i neonati piangono? Su questo argomento c’è un articolo molto interessante sul numero di questo mese di Figli Felici.

Una frase in particolare mi ha colpita: “Il pianto è uno dei mezzi più efficaci e perentori che il bambino utilizza per comunicare con l’esterno. E se un bimbo piange in maniera vigorosa, con un dispendio notevole di energie, non sta male, sta solo manifestando un bisogno, una necessità, una esigenza non soddisfatta. Quando un bambino sta veramente male non piange, ma si lamenta, che è tutt’altra cosa!” Continua a leggere

Le neomamme che lavorano sono più felici e in forma!

Le mamme con bambini piccoli dovrebbero lavorare, piuttosto che restare a casa spinte dalla tenera età dei figlioletti. Lo suggerisce una ricerca della University of North Carolina di Greensboro, secondo cui le donne con neonati o bambini in età prescolare che lavorano sono più in salute e più felici rispetto a quelle che preferiscono non lavorare per dedicarsi tutto il giorno alla cura dei figli.

A questa affermazione mi piacerebbe rispondere facendo una faccia simile a quella della signora nella foto, ovviamente con urlo incorporato. 🙂 Continua a leggere

Cosa possiamo fare quando il neonato piange e si dispera?

Con i bambini più grandi si parla. Se accusano dei dolori loro ci spiegano, ci fanno capire cosa è che non va.
Ma con un neonato no. Lui non favella!
L’unico modo che ha per comunicare un bisogno, una esigenza è quello di piangere. Un pianto estenuante, ininterrotto che spesso, soprattutto nei primi giorni di vita, manda nel panico mamme e papà.
Avrà fame? Sete? Freddo? Caldo? Doloretti? Ha fatto i bisognini? Oppure vuole solo una dose massiccia di coccole extra?
E se neppure prendendo il piccolo in braccio, cullandolo, facendogli sentire il calore umano smette di piangere? Che fare? Qual è l’atteggiamento giusto che devono usare i genitori?
Tata Simona lo ha chiesto ad una nota psicoterapeuta, Christine Rankl, che le ha risposto così:
Per calmare un neonato nei primi tre mesi di vita è necessario ricreare l’ambiente che aveva nel grembo materno, ossia avvolgente e con rumori attutiti”. Continua a leggere

Ambiguità sessuale per un neonato su 4.000

Ogni 4mila bambini ne nasce uno che ha i genitali esterni femminili ma i cromosomi maschili, o viceversa. Bebè all’apparenza maschi, ma femmine per Dna.

Come trattare questi piccoli? Come allevare un bambino affetto da questa patologia? Come una maschio o come una femmina?

Per accendere i riflettori su questa problematica che può sembrare rara, ma che solo nell’Emilia Romagna colpisce 4-5 bambini all’anno, a Bologna si terrà un Convegno internazionale: ‘Disordini dello sviluppo sessuale: nuove tendenze e problematiche persistenti’. Continua a leggere

Profumo di tetta: l’odore del seno materno rende irresistibile il latte per i neonati!

Ok, lo ammetto: ogni tanto (ma proprio ogni tanto) giusto per divertirmi un po’, quando i miei bimbi erano piccoli piccoli e volevano allattare, giocavo con la mia tetta.
Quando erano lì, pronti per la pappa, con gli occhi chiusi e la boccuccia aperta, come dei piccoli uccellini, io spostavo il capezzolo giù, su, a destra e sinistra e loro muovevano esattamente nello stesso verso la bocca, come se avessero un radar di precisione.
Avete mai provato? Sono incredibili!
Ora sono agli sgoccioli. Luca ha 17 mesi e pian piano sta smettendo di allattare. Si attacca solo la sera per qualche minuto prima di addormentarsi. E ogni tanto ancora gli faccio questo simpatico scherzetto e, anche adesso che è grandicello, ha un fiuto da mastino. Riesce a beccare il capezzolo ad occhi chiusi e a primo colpo!
Ma come è possibile che  questi piccoli riescano sempre e in ogni circostanza a trovare il capezzolo senza mancare un colpo? Continua a leggere

Nascere con la placenta: il Lotus Birth

Il detto “non si finisce mai di imparare”, almeno nel mio caso, è proprio vero!
Dopo aver partorito due figli con il “tradizionale” taglio del cordone, almeno così pensavo, ho scoperto che c’è anche un altro modo per mettere al mondo le proprie creature. Un modo più naturale e spirituale: il Lotus Birth.
Di che cosa si tratta? Di un parto davvero integrale che mantiene l’unione biologica bambino-placenta.
In pratica il bambino nasce e il cordone ombelicale non viene reciso, poi esce la sua placenta e i due rimangono insieme fino a che non si staccano naturalmente.

Mi verrebbe da dire: “C’è chi nasce con la camicia e chi con la placenta”! Continua a leggere

I neonati sono già capaci di ragionamenti complessi

Spesso davanti ai bimbi piccoli ci viene spontaneo fare le facce buffe, parlare una vocina che non è la solita, ma stridula e piena di versetti, tipo “pucci pucci”, “bee bee”, “ammmooooore”, eccetera eccetera. Perché? Perché vogliamo catturare la loro attenzione, perché pensiamo che sia un modo carino per comunicare con loro, perché… La verità è perché loro non hanno la possibilità di esprimersi e di mandarci a quel paese. Ecco perché!
Se solo avessero il dono della parola probabilmente ci direbbero: “Sai perché sorrido? Perché voglio vedere fino a che punto riesci a fare il pagliaccio!”. 😮

Ovviamente scherzo, ma non troppo. Gli ultimi studi condotti sui confini dell’intelligenza e in particolare dell’intelligenza dei piccolissimi hanno messo in luce che i neonati sono già capaci di “ragionamenti puri” e analisi molto sofisticate del mondo che li circonda. Continua a leggere