Credo che sia arrivato il momento di togliermi alcuni sassolini dalle scarpe: dopo quasi 5 settimane qui nel paese dove abito, alle porte di Milano, sul fronte scuola qualcosa si sta muovendo.
Lo dico a bassa voce perché si tratta ancora di rumors, di voci di corridoio, di annunci fatti tramite WhatsApp e ai quali entro settimana prossima dovrebbero far seguito le prime azioni concrete per andare avanti con il programma.
Fino ad oggi tutto il sistema scuola è stato gestito in maniera…
Anzi non è stato proprio gestito!
La maggior parte dei docenti è sparita, scomparsa, risucchiata dal vuoto cosmico.
Compiti, compiti, valangate di compiti assegnati senza nessuna spiegazione, nessun riscontro, nessun messaggio e soprattutto nessuna correzione. Solo tutorial e video trovati su YouTube.
QUESTA E’ LA DIDATTICA A DISTANZA?
Io credo di no. Penso che anche la Ministra Azzolina intendesse altro.
E vi assicuro che questo sentimento di amarezza, misto a sconforto e a rassegnazione non pervade solo me, ma la maggior parte dei genitori con i quali ho avuto modo di scambiare idee e opinioni.
“Scriviamo ai docenti e se poi non arriva risposta passiamo al Preside, al Provveditorato, fino a scrivere una lettera aperta alla Ministra Azzolina”. Tante le idee, tante le proposte.
Ma poi mettere d’accordo tutti i genitori di una classe è cosa ardua. Lo sanno bene le rappresentanti di classe che in questo periodo stanno lavorando più degli stessi insegnanti senza percepire alcuno stipendio!
E intanto le settimane sono trascorse. Nella prima il messaggio era: “Ripetete”. Nella seconda: “Ripetete bene e svolgete questi compiti”. Nella terza: “Studiate questi capitoli. Fate questi esercizi, più questi altri…”… E così siamo arrivati alla quinta settimana.
Non parliamo poi delle insegnanti delle elementari. I compiti sono arrivati addirittura con cadenza bisettimanale. Qualche allegato con i compiti corretti (come se noi genitori non fossimo in grado di correggere una divisione o una frazione…, oppure una “è” accentata). Stop.
E noi genitori, a casa, alle prese con lo smartworking, con le video conferenze, con il lavoro agile (che poi di agile non ha proprio nulla, visto che rappresenta una bella sfida anche per noi), con i pranzi e le cene da preparare, la casa da pulire, la spesa da fare (quindi con le lunghe code davanti ai supermercati), siamo impazziti per stare dietro ai compiti dei nostri figli.
“Mamma, non ho capito questo esercizio”. “Papà come si fa questo?” “Non ho voglia di studiare storia, tanto chissà quando ci interroga!”
E noi ad urlare: “Per favore fate i compiti. Dobbiamo lavorare, ci lasciate due minuti in santa pace? Silenzio, sono al telefono con il cliente. Per favore non litigate. Non vi menate. Andate in stanze diverse, Studiate, altrimenti niente tablet stasera”…
Giuro, ho il fegato che grida vendetta!
Senza qualcuno che gli stia dietro, che gli imponga le cose da fare, delle scadenze. Senza qualcuno che li bacchetti (in senso figurato!), senza il timore dell’interrogazione, del compito in classe, del 4 in pagella, i ragazzi non hanno voglia di fare nulla.
Il loro unico pensiero è finire la partita a “Clash of clans”.
Marco: “Luca, oggi se mi va bene arrivo ad un milione di elisir e miglioro la caserma in modo da avere le mongolfiere cimiteriali”.
Luca: “Invece se io riesco a vincere 4 partite prendo un baule del Re leggendario e poi passo in sfidante 1”.
E io: “Ma invece se trovaste una penna e un quaderno per fare i compiti non sarebbe meglio?”
Non so. Mio marito dice che questa quarantena ci sta facendo scoprire e capire tante cose. In primis che noi facciamo fatica a stare tutto il giorno con i nostri figli 24 ore su 24. Che facciamo fatica a imporre orari. A dettare regole. Che siamo stati colti impreparati da questo tzunami.
Che forse facendo un “nostra culpa” dobbiamo ammettere che questa situazione ci sta mettendo in crisi.
Io non sono del tutto d’accordo. Penso che in questa folle condizione nessuno mai si è trovato prima di noi e che quindi facciamo tutti una gran fatica nel gestirla.
Che siamo abituati a concentrarci nel nostro lavoro e ci infastidisce essere interrotti e disturbati ogni 3 secondi.
Ma soprattutto che siamo stati abbandonati dalle istituzioni scolastiche che invece, in questo frangente, potevano esserci di grande aiuto tenendo impegnati i ragazzi con video lezioni, compiti da fare con scadenze e interrogazioni e correzioni dei compiti.
Niente di più del loro lavoro, fatto però a distanza. Esattamente come io faccio il mio.
Per questo avevo già sguainato la spada ed ero pronta a far sentire le mia urla e la mia disperazione al mondo intero.
Oltretutto in tante altre realtà, da Nord a Sud, la didattica a distanza funziona alla grande. Mia cugina, che vive in Puglia, mi ha inviato dei video tutorial realizzati da alcune insegnanti dei suoi figli che mi hanno lasciato a bocca aperta. Da fare invidia!
Le ho detto: “Manu, ti prego, fai i complimenti da parte mia alle tue insegnanti. Dovete essere orgogliosi di loro, sono delle perle rare!”
E nel frattempo tra me e me pensavo: “Allora si può fare. E’ solo una questione di buona volontà! Perché i nostri docenti sono andati in letargo?”
Ora, forse la didattica a distanza sta per arrivare anche qui, in questo grazioso paese alle porte di Milano. La grande Milano.
A dirla tutta, solo un professore della classe di Marco si è impegnato e ha superato tutti i limiti e le difficoltà portando i ragazzi a fare lezione online attraverso una piattaforma (GRAZIE PROF!). Poi hanno fatto seguito altre due insegnati.
Gli altri avranno avuto i loro buoni motivi per non fare didattica a distanza.
Ora incrocio le dita affinché tutti gli insegnati possano seguire in maniera costruttiva le indicazioni arrivati dalla Ministra Azzolina, affinché questo non sia un anno scolastico definitivamente perso. Anche perché io credo che con la didattica a distanza si possano imparare davvero tante cose. E non solo nozioni scolastiche.
E’ una bella sfida per insegnanti, per i ragazzi e pure per noi.