Viva la Mamma

Ma quale festa della mamma…

Lo so che per molte di voi la “Festa della Mamma” è solo un evento commerciale, senza un vero significato. E probabilmente in altre occasioni sarei stata d’accordo con voi.
Ma quest’anno no. Non so per quale motivo, per quale recondito stato d’animo, per quale forma di insoddisfazione latente che alberga dentro di me, ma quest’anno ci tenevo a ricevere almeno un “Auguri Mamma!”, un disegnino, una frase scritta su un pezzo di carta volante. Un segno. Niente di prezioso a livello economico, ma di immensamente importante per me, per la mia anima, per il mio essere mamma.

Evidentemente ho sbagliato qualcosa. Forse ho sbagliato in origine, nell’aspettarmi qualcosa. Ma senza farne mistero, ci sono rimasta male, molto male.

Domenica mattina, sbirciando sul cell, ho visto i messaggi delle mie amiche che avevano postato gli auguri ricevuti dai loro figli.  Poesie, fiori, bigliettini nascosti in tanti palloncini da scoppiare, azalee, cuori, colazioni “special”… eccetera eccetera. Ognuna di loro aveva mostrato con orgoglio quanto ricevuto.

Io non potevo postare nulla se non quell’immenso senso di amarezza che andava crescendo.

Come sempre ho preparato il pranzetto della domenica.
Luca è arrivato in cucina: “Cosa si mangia?”
Marco: “Orecchiette con il sugo di pomodoro e basilico e le polpette. Uahoo… buono!”
Ho apparecchiato la tavola senza dire una sola parola.
Mio marito: “Ragazzi la mamma è triste perché nessuno di voi ha avuto la delicatezza di farle gli auguri!”
E allora con la bocca ancora piena di cibo, Luca ha accennato un “Auguri”. Ma era un auguri senza anima.
Ho risposto: “Fatti così te li puoi tenere!”
Allora Marco ha intonato “Tanti auguri a te, tanti auguri a te…”. E mio marito ha aggiunto: “Non è il suo compleanno, così state complicando la situazione”.
Marco: “Vabbè, che vuoi?”
Io: “Così? Nulla, grazie!”

Ma la mia amarezza aveva ormai raggiunto livelli altissimi.

Mentre sistemavo la cucina, ero sola, sono scoppiata a piangere. Mi dovevo liberare. Lo so che in questo momento state pensando: “Vabbè, che esagerataaaa!!!…” E vi do anche ragione. Ma domenica ero inversa.
Non vi capita mai di trascorrere qualche giornata storta?

Nel pomeriggio Marco era impegnato con il Kung fu, Luca invece doveva andare a giocare a calcio. Aveva un torneo.  Gli ho detto: “Mi dispiace, ma oggi non vengo. Non mi va proprio”.

Telecomando in mano mi sono “spalmata” sul divano. Zapping per 10 minuti. Ma in tutte le trasmissioni parlavano della festa della mamma. Ho pensato: “No, vabbè, ma questo è accanimento”.

Mancavano 10 minuti all’inizio del torneo. Luca prima di andare mi aveva detto: “Se cambi idea e vieni, giocherò per te”.

Allora, assalita dai sensi di colpa, mi sono messa in macchina e sono andata.

Ma evidentemente era una giornata “no” anche per lui. Sul campo non ha dato il meglio di sé. Anzi. Ad un certo punto mi si è chiusa la vena del cervello, ho perso la pazienza e senza rendermene conto ho urlato “Adesso basta, me ne vado”. Mi sono alzata di scatto, ho preso la borsa e mi sono allontanata.

Mi hanno vista e sentita tutti quelli che erano lì, compreso l’allenatore, Luca e i compagni di squadra. Sono rimasti tutti abbastanza sconcertati. Non è da me una reazione così. Oltretutto, in genere, io faccio il tifo, sì, ma con allegria e spensieratezza. Non certo con il sangue agli occhi e le vene gonfie…

Mi ha raggiunta mio marito: “Ma che ti passa per la testa? Mi sono vergognato di te! Che messaggio dai a tuo figlio? E agli altri genitori della squadra? Cerca di calmarti, torna in te e vieni a sederti per favore”.

Sono tornata indietro, ho chiesto scusa agli altri genitori. Ma quella era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso che era già colmo e stracolmo.
Luca a casa: “L’allenatore ha detto che se ti devi comportare così puoi anche evitare di venire”.
Non ho risposto, ma dentro di me ho pensato: “Beh!, come dargli torto. Ha pure ragione. Ma lui non sa che a me della partita non me ne fregava proprio niente!”

In piazza ho raccontato l’accaduto ad alcune mie amiche, anche loro mamme. Ovviamente ci hanno scherzato su, prendendomi anche un po’ in giro. “E’ solo l’inizio”, ha detto una mamma che ha dei figli un po’ più grandi, aggiungendo: “Poi, man mano che passano gli anni, ci fai il callo e non ci pensi più!”.
Un’altra mi ha risposto: “Maria, la soluzione c’è: prendi un cane!”. Vedrai che ti darà grandi soddisfazioni. Il cane ti fa le feste tutte le volte che torni a casa. Non solo il giorno della festa delle mamme. Ti sta sempre vicino. E’ fedele. Ti ringrazia per ogni coccola e carezza che gli fai. Secondo te perché tutte noi abbiamo un cane?”
E’ stata così convincente che ci siamo messe tutte a ridere…

La sera, dopo cena, ho lasciato tutti e tre i maschi a casa e, visto che c’era la festa del Paese, sono andata a vedere lo spettacolo di un comico. Poi i fuochi d’artificio.
Io adoro i fuochi d’artificio. Sono stata con gli occhi al cielo per 15 minuti. Boom, boom, boom. Un colpo dietro l’altro. E alla fine un tripudio di luci e colori. Una meraviglia.

Ci voleva qualcosa di veramente bello per concludere uno schifo di giornata.

Festa della mamma 2019 archiviata con tristezza. Ma a pensarci, la cosa che mi ha ferita non è stata la dimenticanza ma, perdonate il termine, la strafottenza.

Io, come immagino anche tutte voi, faccio tutto per loro. Dalla mattina quando mi alzo, alla sera quando vado a letto. Cerco di fare tutto quello che posso per non fargli mancare nulla, per aiutarli, sostenerli… Ogni cosa.  Ma ai loro occhi tutto è dovuto e scontato. E’ normale che la mamma faccia questo, quello e anche quell’altro…  Così normale che non c’è bisogno neppure di dire un “grazie” ogni tanto. Nemmeno una volta all’anno…

Ma credo che questa volta il messaggio sia arrivato chiaro e tondo. La mattina dopo hanno rifatto i letti, piegato il pigiama, sono andati a scuola non solo il perfetto orario, ma anche in anticipo. Luca è uscito addirittura senza lo zaino per non fare tardi. 🙂

 

15/05/2019

Il messaggio alla fine è arrivato.

Ieri sera quando sono andata a letto ho trovato sul cuscino un foglio. C’era un disegno fatto con la matita e una frase: “Perdonami. Con tanto amore Luca”.

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