L’estate che si era appena affacciata non prometteva nulla di buono.
Mio padre doveva sottoporsi ad un lungo ciclo di radioterapia che lo avrebbe tenuto a Milano fino a settembre. Mio marito doveva sottoporsi ad un piccolo intervento operatorio.
I ragazzi fino alla fine del mese erano sistemati presso i vari centri estivi e poi ad agosto sarebbero andati giù in Puglia, ospiti dei tanti zii e parenti che per fortuna non ci abbandonano mai. Avere una GRANDE famiglia è anche questo: sapere che c’è sempre qualcuno pronto a sorreggerti e ad aiutarti nel momento del bisogno.
L’umore non era al TOP, posso confessarlo. Ero arrivata a luglio già abbastanza stremata.
I programmi del weekend che stava per arrivare non erano grandiosi: sabato mattina dovevamo accompagnare mio padre all’aeroporto (i medici gli avevano concesso una settimana di stop prima della terapia!), la domenica mattina mio marito si doveva ricoverare in ospedale.
Era già giovedì.
Nel pomeriggio mi arriva una telefonata. Era mio marito: “Ho sentito adesso il medico. La cura ha funzionato, l’intervento salta”. Ero incredula. Cavolo… Finalmente una buona notizia. Lo richiamo: “Ma… visto che hai dovuto cancellare tutti gli appuntamenti di lavoro, perché non partiamo? Pensaci potrebbe essere l’unica settimana di ferie!”
E lui: “Per andare dove?”
Io: “Boh, montagna, mare, che ci importa. L’importante è partire!”
Venerdì sera ho fatto le valigie. Dentro c’era di tutto dal piumino leggero, al costume da bagno. Destinazione: “Boh!”
Sabato mattina tutti in macchina, pronti ad accompagnare il nonno all’aeroporto di Bergamo e poi a continuare il viaggio.
Mio padre: “Ma io non capisco, non avete prenotato niente?” E io: “No, decideremo strada facendo. Papà non preoccuparti, facciamo sempre così”.
Partito il nonno, mio marito chiede: “E ora? Dove si va?”
Io: “A me piacerebbe andare in Trentino in montagna”. I bambini: “Andiamo al mare”.
Mio marito: “E se andassimo a Plitvice in Croazia? E’ da 15 anni che proviamo ad andarci e ogni volta per un motivo o per un altro salta”
Io: “Sììììì, Plitvice, un sogno che si avvera!”
I bambini: “Dove si trova questo posto? Che si fa lì?”
Io: “E’ un parco naturalistico che si trova in Croazia. Ci sono tantissimi laghi e laghetti. Ma non sono tutti sullo stesso livello. Tra un lago e l’altro c’è un dislivello. E indovinate l’acqua che fa per passare da uno all’altro?”
Marco: “Salta!”
Io: “Bravo e quindi? Cosa forma?”
Luca: “Un altro lago”
Io: “Sì, ma anche tante, tantissime cascate. Sono certa che vi piacerà”
Mio marito alla guida e io sul cellulare a trovare una sistemazione per la notte. Prenoto un appartamentino delizioso a Grabovac e imposto sul navigatore la destinazione.
Solo che c’erano diversi Grabovac e io, non conoscendo bene il navigatore e neppure il posto, ho selezionato il primo della lista. Alle otto di sera eravamo in un posto sperduto della Croazia. C’erano solo poche case lontane l’una dall’altra. Alcune erano in costruzione, altre con le facciate crivellate dalla guerra. Il navigatore in tilt. I telefonini fuori campo e nessuno a cui chiedere informazioni. Le strade abbastanza disastrate.
Mio marito sudava freddo. I bambini eccitatissimi: “Dai, stanotte dormiamo in macchina!!”
Quando ormai lo sconforto stava avendo la meglio, incrociamo un croato. Non parlava inglese. Scrivo su un pezzo di carta la località. Lui ci guarda, sorride e ci indica con le braccia di andare avanti. Capiamo che manca poco.
Avevamo riconquistato la serenità. Effettivamente dopo appenda due km ecco il cartello stradale “Grobavac”. Ma non c’erano case, non c’erano persone. Era un piccolo villaggio semi distrutto.
Era chiaro a tutti che ci eravamo persi.
Lungo la strada c’era una signora con un cane. Ci fermiamo e le chiediamo aiuto. Ma anche lei parlava solo croato. Questa volta, però, le faccio vedere la foto dell’appartamento che avevo prenotato e che avevo salvato sul cellulare.
Lei ci guarda e ci dice indicando la foto: “Grobavac Jazeera” e poi fa un gesto con le mani per dirci che era esattamente dall’altra parte e che eravamo almeno a due ore di distanza.
Sì, avevo proprio sbagliato ad impostare il navigatore. E qui sorvolo sui commenti di mio marito. Lascio a voi la fantasia… ma abbiatene tanta!
Ci rimettiamo in marcia e appena giunti dove la civiltà riprende vita e i cellulari il campo, chiamo immediatamente il residence. Il check-in chiudeva alle 21.30, erano le 21.15 e noi eravamo ancora chissà dove!
Ci risponde una signora gentilissima che non solo parlava il croato, l’inglese e il tedesco, ma anche l’italiano. Le spiego che a causa di un misunderstanding saremmo arrivati tardi e mi rassicura dicendo: “Sta giocando la Croazia, fate pure con calma”. Ah, dimenticavo, eravamo in pieno clima di Mondiali Russia 2018.
Arriviamo giusto in tempo per vedere i calci di rigore che hanno portato la Croazia in semifinale. C’era un’atmosfera di festa e di allegria contagiosa. Tifavamo tutti Croazia.
A letto, prima di addormentarci stanchi ma felici di avere un letto sotto il corpo e un tetto sopra la testa, mio marito mi dice: “Speriamo solo che ne sia valsa la pena e che i laghi di Plitvice siano davvero belli”.
Ma quello che avevo visto in rete o quello che immaginavo non era minimamente paragonabile a quello che mi si è presentato davanti agli occhi il giorno dopo.
E nessun racconto, nessuna foto, nessun filmato possono rendere bene l’idea di quanto meraviglioso sia quel luogo. Acqua di un verde smerardo, cascate e scascatelle ovunque. Laghi piccoli e grandi attraversati da passarelle chilometriche a pelo d’acqua. E poi verde, tanto verde ovunque. E il fresco e l’aria frizzante. Una perla di rara bellezza, una meraviglia. In poche parole un paradiso.
Abbiamo camminato da mattina a sera e la natura non mai finito di stupirci e di offrirci qualche scorcio mozzafiato.
Marco ha scattato centinaia di foto e fatto filmati fino a che la batteria della macchina fotografica non lo ha abbandonato.
Anche io ho scattato tante foto e devo confessare che le riguardo spesso e volentieri.
A distanza di mesi ogni tanto chiudo gli occhi e ripenso a quella giornata meravigliosa.
Ne è valsa la pena? Assolutamente sì. I laghi di Plitvice si sono aggiudicati 4 SI’. Promossi a pieni voti.
Però la sera ero talmente tanto stanca e distrutta che non riuscivo neppure a camminare. Le gambe erano così pesanti che sembravano di piombo e fuse con il terreno. Non si muovevano 😊
Il resto del viaggio? Beh… non mi è stato concesso il dono della sintesi. Vi toccherà aspettare il prossimo racconto!