Con la dovuta calma, tra un’azione e l’altra dei piccoli giocatori, ho preso il cell e ho guardato il display per capire chi mi avesse chiamato. Era una mia collega, in verità più amica che collega.
“Cosa sarà successo? Come mai mi ha chiamata durante il weekend?”, mi son chiesta.
Neppure il tempo di fare delle ipotesi, che il cell ha cominciato a vibrare. Stavano arrivando dei messaggi: “Maria, ho messo per errore il pannolino della bambina in lavatrice, che faccio?
Tra me e me mi sono detta: “Boh! Perché dovrei saperlo io?”
E ancora messaggi: “Ho provato a cercare in rete e tra le prime voci compare il tuo blog”.
Io, sempre tra me e me: “Tra le prime voci? Non mi pare di aver mai messo in lavatrice dei pannolini. Fazzoletti di carta sì, tante volte, e ogni volta ho combinato pasticci, soprattutto quando in lavatrice c’erano panni scuri, ma pannolini… no, me ne sarei ricordata. Caspita, chissà che pasticcio!”
Le rispondo: “Elimina quanta più acqua puoi dalla lavatrice. Ferma il lavaggio. Pulisci il filtro e sciacqua a mano i panni per eliminare gli eventuali residui di pannolino. Poi rilava tutto. E alla fine, per essere certa che non sia rimasto nulla, fai fare un bel lavaggio a vuoto, a 90 gradi con la candeggina”. In questo modo, credo, dovresti riuscire a risolvere il problema!”.
Lunedì mattina ho visto la mia collega in ufficio e le ho chiesto: “Beh, allora come è andata? Risolto tutto? Ma … Mi dici perché avrei dovuto sapere cosa fare in caso di pannolino in lavatrice?”
E lei: “Perché hai scritto questo post: “Un tranquillo pomeriggio sul filo dell’isteria…”.
Sono andata a rileggerlo. Data 30 settembre 2011. Meno di 7 anni fa. Luca aveva un anno e io avevo lavato un fantastico pannolino usa e getta in lavatrice, liberando nel cestello del bucato migliaia di palline di gel…”
L’ho letto e riletto e ho sorriso. Ma l’ho fatto come una qualsiasi lettrice. Non mi sono riconosciuta in quella mamma sul filo dell’isteria. Non ricordo nulla. Ma nulla, nulla, nulla…
Il mio cervello ha cancellato tutto. Ha cancellato la stanchezza delle notti in bianco e le mille fatiche. Sono rimasti solo vaghi ricordi e molto lontani. Come se tutto fosse accaduto in un’epoca lontana. E invece sono passati solo pochi anni.
Sono invece vivi e vividi i bei ricordi, quelli dei primi passi, dei primi sorrisi, delle prime parole, del primo giorno di nido, di materna e di prima elementare.
Sarà forse questo il segreto della recidiva? Sarà questo “scherzo” della memoria che ci porta a fare il secondo e a volte anche il terzo figlio?…
E’ stato comunque bello per me rileggere quelle cose, in fondo il blog è proprio questo: un diario.
E se avete la possibilità, fatelo anche voi. Scrivete ogni tanto le esperienze che vivete con i vostri figli, belle o cattive che siano. Non solo gli eventi eccezionali, ma anche le piccole avventure quotidiane. Quelle, ve lo dico per esperienza, si dimenticano.
Rileggerle dopo anni, magari in compagnia degli stessi figli che nel frattempo saranno cresciuti, scalda il cuore e vi strappa un sorriso. 😉