Non parlo tanto di condizioni economiche, come avere un lavoro stabile, una casa in cui accogliere il nascituro, avere la possibilità concreta di sostenerlo e di dargli un futuro…
Ma mi riferisco più alla condizione psicologica di chi pensa di fare questo grande passo. Insomma, secondo voi per fare figli ci vuole più incoscienza o più coraggio?
Ieri sera, eravamo tra colleghi e stavamo scherzando con un prossimo quarantenne.
“Allora, quando ti decidi a fare questo figlio?” gli ha chiesto simpaticamente una collega.
Ed io: “Occhio, guarda che un figlio ti scombussola la vita. Sei certo di voler rinunciare ai tuoi aperitivi serali, ai tuoi sabati fatti di locali notturni, discoteche, drink e libertà, alle domeniche mattina passate a poltrire fino al pomeriggio nel lettone, ai lunghi viaggi, eccetera, eccetera?
“Maria perché parli di rinunce? Io lo vedo più come un cambiamento, una crescita. Per me i figli sono stati il dono più grande” ha subito detto la mia collega.
Io: “Beh! Non puoi negare che comunque i figli portino a delle rinunce importanti e a dei grandi, grandissimi sacrifici. Si sposta il baricentro della vita di ognuno. Cambiano le priorità. Non ci sei più tu al primo posto, ma le esigenze di un piccolo essere che dipende al 100% da te. Va tutto riequilibrato. E per soddisfare le necessità, le voglie e i desideri dei figli bisogna per forza di cose rinunciare ai propri tempi e ai propri spazi. Bisogna esserne perfettamente consapevoli. Altrimenti l’impatto è talmente forte che la famiglia si sfascia.
E le statistiche parlano chiaro: il picco di separazioni si registra dopo l’arrivo del primo figlio”.
“Come sei esageratamente negativa”, ha ribattuto un’altra collega. “Io ho desiderato fortemente i miei due figli. Il primo è arrivato quando avevo solo 23 anni ed ero ancora una studentessa universitaria. L’altro dopo 6 anni. Entrambi fortemente desiderati. E non solo non mi pento, ma se tornassi indietro rifarei esattamente tutto quello che ho fatto. Sono cresciuta insieme a loro. E non ho rinunciato a nulla, perché non ho mai vissuto notti brave e non ho mai fatto viaggi da sogno. Ma ho fatto tante cose bellissime con i miei figli”.
Io: “Forse il punto è anche questo. Se sei arrivato alla soglia dei 40anni e hai vissuto da “vitellone”, godendotela al più non posso senza pensieri, ci sono due possibilità: o sei pienamente soddisfatto della vita vissuta e quindi pensi di poter cambiare vita senza rimpianti, oppure se non hai ancora raggiunto questa “maturità” il figlio ti peserà, facendoti rimpiangere la “bella vita”.
“Maria, perdonami, ma non è proprio così” – ha ribattuto la collega- “Le uscite a due le puoi sempre organizzare, magari una volta ogni tanto. Una serata al cinema anche. E le uscite da single con gli amici, con un giusto equilibrio si possono ancora fare. Certo organizzandosi per tempo”.
Io: “Se hai i nonni a disposizione, probabile. Ma non è il mio caso. Io non ho mai lasciato i bambini con la babysitter di sera per andare al giapponese con mio marito. Li lascio già con questa persona tutti i pomeriggi, lasciarli anche la sera… no, non ho mai avuto il coraggio. Sono certa che non me la godrei neppure. Il cinema? Ho aspettato anni. E quando abbiamo ripreso ad andarci è stato per vedere dei bellissimi cartoni animati. Ma sempre tutti e quattro insieme.
Rinunce? Tantissime. E sarei una ipocrita se non lo ammettessi.
Ognuno fa come crede. Anzi, sono certa che chi riesce a ritagliarsi del tempo a due è sicuramente più felice.
A me, però, manca il coraggio di lasciare i miei figli ad altri (che non siano i nonni), quando potrebbero stare con noi e fare delle cose belle, esperienze nuove. I sensi di colpa mi assalirebbero. Sono fatta così. E’ un mio limite. E loro sono abituati ad essere coinvolti in ogni attività, ogni gita, ogni cosa che facciamo.
E ogni cosa è organizzata non in base alle mie voglie o a quelle di mio marito, ma in funzione di cosa potrebbe piacere a tutti e quattro…
Una cosa la devo ammettere: cambiano i gusti.
Mai nella vita avrei pensato di seguire le partite di calcio. E invece ogni weekend ci troviamo ai bordi del campo ad urlare a squarciagola “Forza GSO”, ad esultare come matti quando qualcuno di loro fa goal e a consolarli quando perdono. E se la devo dire tutta: ci divertiamo tantissimo!
Quindi non so quando è il momento giusto per fare i figli. Io ho aspettato tanto prima di averli. Ero una “primipera attempata” secondo il mio ginecologo. E da quando sono arrivati tante cose nella nostra vita (mia e di mio marito) sono cambiate.
Ero pronta? Forse no. E infatti mi mancano tante cose.
Ma li ho desiderati, sono arrivati e ci sono. Due meravigliosi monelli. E sono la mia vita. Fonte di tante preoccupazioni, pensieri, ansie. Ma anche di infiniti momenti di pura e assoluta felicità… di incommensurabile Amore. E guai a chi me li tocca!”