Come ci dobbiamo comportare?
Lasciare correre e far finta di niente oppure ostacolarli?
Ecco cosa ci risponde la dottoressa:
“Qualche tempo fa, durante un colloquio con due genitori, mi venne posto il dubbio ( in realtà comune a molti) su come intervenire di fronte al bambino che si tocca i genitali. Stavamo parlando di un maschietto di nemmeno 6 anni che si strofinava la patta dei pantaloni in più contesti (pubblici e privati, stressanti e piacevoli).
Ecco, partiamo subito da una premessa: l’atto autoerotico è una fase importante e fondamentale nella crescita di ogni bambino.
Quello che fa la differenza è porre attenzione al fatto che la cosa non diventa o già sia “eccessiva”.
Eccessiva rispetto a cosa?
Qual è il limite? È numerico, cioè la frequenza delle volte in cui il bimbo si strofina su qualcosa? Oppure la durata dell’atto? O il tempo di persistenza del comportamento misurato in mensilità? Il limite è di tipo morale.
Cioè cosa sia giusto o non giusto, tollerabile o non tollerabile per la cultura sociale di riferimento e per la nuova narrazione che in essa è mantenuta. Un genitore che chiede consiglio lo fa perché percepisce l’atto come eccessivo, l’esperto lo valuta con gli strumenti di una “morale” differente e lo giudica non eccessivo. C’è poco di scienza e c’è poco da arrabbiarsi o scandalizzarsi se alcuni genitori hanno una morale molto diversa da quella proposta dalla attuale psicologia. Non solo per la masturbazione infantile. Essa infatti, è assolutamente normale e può verificarsi anche in bambini molto piccoli.
In genere, nella naturale esplorazione del proprio corpo, il bambino scopre che gli organi genitali offrono sensazioni calmanti e più piacevoli rispetto ad altre parti del corpo. E siccome il bimbo piccolo non conosce ancora il senso del pudore, non ha motivo per non toccarsi e per nascondersi agli sguardi altrui. Per questi motivi, la masturbazione, già a partire dai due anni, va accettata con serenità. La masturbazione, per i bambini, rappresenta una forma di consolazione alla quale ricorrere nei momenti di noia, stanchezza e solitudine. Il bambino che si masturba appare concentrato nell’atto stimolatorio e non prova alcun imbarazzo. Intorno ai tre/quattro anni, con lo sviluppo del senso del pudore, il bambino inizia a praticare la masturbazione in situazioni di intimità. Di fondamentale importanza è la reazione dell’adulto a tutto questo, perché un atteggiamento di riprovazione o punitivo, rischia di sviluppare nel bambino dei tabù o delle reazioni negative nei confronti della sessualità. Inoltre, può rafforzare l’autostimolazione dei genitali: pensare di compiere un atto proibito, può spingere il bambino ancora di più verso l’isolamento e l’autoerotismo. I bambini che si masturbano, spesso lo fanno perché sentono il bisogno di attenzione e coccole. Da qui si evince, quanto l’atteggiamento di condanna sia controproducente, e come appaiano invece appropriati la relazione affettiva e il contenimento da parte del genitore.
Ma dato che cogliere la morale è utile affinché una storia acquisisca senso nell’indirizzare la realtà, ecco che cosa è meglio fare quando un bimbo di tocca:
1.non fate grandi discorsi al bambino che poi vi incartate e vi vengono fuori frasi senza senso. Volete che vostro figlio cresca senza problemi sessuali, che abbia consapevolezza del proprio corpo e delle sensazioni che ogni parte di esso può darle. Lasciate che sperimenti, senza sgridarlo, dimostrare vergogna o imbarazzo. Vale anche per la distrazione: dev’essere naturale e, quindi, non tempestiva
2.se è “eccessivo”, fermatevi e parlatene tra voi genitori. Cos’è questo “troppo”? Quale sarebbe il limite giusto? Indagate la vostra morale e valutate se è utile alla crescita di vostro figlio ai nostri tempi. Se non trovate una risposta certa e andate da uno psicologo. Se questo sarà coerente con la sua scienza, vi lascerà nel dubbio, lo approfondirà e vi farà apprezzare l’incertezza. Se poi la masturbazione è legata a stress, rabbia, vergogna o ad altre eccezioni moralmente disfunzionali, lo psicologo saprà valutarle ed intervenire.
3.il pediatra, è un medico che vedete spesso. Molti medici assieme a tanta esperienza e professionalità hanno anche tanto buon senso. Il pediatra vi aiuterà a capire se vi sono complicanze cliniche, se è solo una vostra preoccupazione o se è meglio rivolgersi ad uno psicologo”.
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com