Viva la Mamma

“I figli… so’ pezzi ‘e core” ma…

Quando avevo i bambini piccoli e vedevo le mamme con i ragazzini più grandicelli pensavo: “Quando i miei avranno quell’età, sarò di sicuro meno stanca. Sarà tutto più bello. Almeno dai sei-sette anni in poi si gestiscono da soli. Non devo vestirli io, lavarli io, sistemarli io. Al parco scorrazzano da soli. Non devo stargli appresso. La vita mi sorriderà”.

In tutte le mie elucubrazioni, però, non tenevo conto di due fattori: l’età che avanza e la pazienza che diminuisce.

E così, alla veneranda età di 45 anni, mi ritrovo con un ragazzino di 10 anni e un bambino di 7 che mi fanno sgolare e stancare comunque.  Non so se è una mia personalissima sensazione, ma la fatica non mi pare affatto diminuita! Anzi.

Forse la tipologia di stanchezza è un po’ cambiata. Prima era prettamente fisica. E tanto incideva anche il numero di notti insonni che trascorrevo.
Ora se mi sveglio di notte, faccio fatica a riaddormentarmi, passo il resto del tempo a girarmi e rigirarmi nel letto e poi durante il giorno mi sento uno straccio.

Con i bambini piccoli, invece, riuscivo ad approfittare di tutti gli scampoli di tempo che avanzavano tra una veglia e l’altra e dormivo così profondamente anche nei ritagli di notte, che il giorno dopo riuscivo comunque ad affrontare la giornata quasi serenamente. QUASI…
Avevo pure un udito formidabile: mi svegliavo in piena notte anche se sentivo un sospiro diverso. Ora se scatta l’allarme in casa mentre dormo … faccio fatica a sentirlo!

Ormoni? Probabile. Le mamme con i figli in età d’allattamento sono delle wonder women.  Ne sono convinta 😉

Ora mi sento a malapena women… Della wonder non ne è rimasta traccia.

La stanchezza, invece, è sempre presente. E guardo le mie amiche e colleghe che hanno i figli più grandi, in età adolescenziale,  e non le invidio per nulla. Mi sembrano più stanche e più preoccupate di me.

Almeno i miei ancora li posso tenere “sotto controllo” in qualche modo. A 12-13 anni torna la fase del “NO”, ma non come quella dei 2-3 anni.
Il “NO” dei 12 anni è il NO alle regole, è il NO alle buone maniere, il NO a tutto quello che negli anni abbiamo cercato di insegnargli.  Non ci voglio ancora pensare.

Stamattina in ascensore ho incontrato una mia collega che ha una bimba di quasi tre anni e mi ha mostrato il suo “pancino”.

Io: “Cosa hai combinato?”
Lei: “Ma come, proprio tu?”
Io scherzando: “Il numero perfetto è zero. Posso comprendere il numero uno. Ma errare umano e perseverare è diabolico. Due son troppi!”

Lei: “Ma tu, viva la mamma, che mi dici queste cose. Tu che ne hai due!”

Io: “Appunto, ti parlo per esperienza. Uno vale uno. Due vale duecento. Diventa tutto incredibilmente più complicato. Raddoppiano gli impegni (uno di qua e l’altro di là), gli sport, le riunioni a scuola, le feste di compleanno… Tutto doppio e a te sembreranno una infinità. Con un figlio hai poco tempo per te. Con due il tempo passa sotto zero….”

Lei: “Dai, non esagerare…”

Io: “Ricorda le mie parole, un giorno mi dirai… avevi ragione!”

E lei: “Ma i tuoi sono grandi, non gli devi stare più appresso. Non devi più lavarli… vestirli…”

Io: “Sai, quando ero nelle tue condizioni, la pensavo esattamente come te. Sentivo le mamme che avevano figli più grandi che erano comunque sul distrutto andante e pensavo: “Ma di che si lamentano! Loro sono fuori dal tunnel”. Ora penso che il tunnel è talmente lungo che non si vede e non si vedrà mai la fine. E’ un tunnel che comincia con il concepimento e poi dura tutta la vita. Cambia forma, cambia intensità, cambiano i colori dentro. A volte il nero, a volte il grigio, a volte il rosa e a volte tanti colori, a seconda della stanchezza, delle soddisfazioni, delle gioie… e delle infinite preoccupazioni. Perché la verità è che, come dice un antico proverbio napoletano, “I figli… so’ pezzi ‘e core” e noi mamme, noi genitori, non smetteremo mai di occuparci di loro e di preoccuparci per loro.
Me lo dice anche mia madre… e io vivo a mille chilometri di distanza da quasi 20anni… Sono grande, vaccinata, sposata, mamma a mia volta, ma per lei rimango sempre e comunque figlia!”

A quel punto la mia collega ha sfoderato il suo asso nella manica: “Sai… io però ho quattro nonni pronti a darmi una mano. I miei genitori e i quelli di mio marito!”

Io: “Ah! me lo potevi dire prima. Allora le cose cambiano radicalmente. Dimentica tutto. Il numero perfetto non è 0, neppure 1 e neanche 2, ma 3.
Sì, il 3 è il tuo numero perfetto! Congratulazioni… La vita ti sorride e ti sorriderà”

 

 

 

 

 

 

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