Gli adulti difficilmente possono dimenticare la Shoah, l’orrore del razzismo, la cattiveria dell’uomo.
Ma i bambini? Come trasmettergli i valori della solidarietà, della fratellanza, della giustizia, come fargli capire cosa è successo in passato, sperando che non si ripeta in futuro?
Elisabetta Belotti, blogger di LaBiondaProf, ha selezionato dei libri per noi.
Libri da leggere ai bambini e commentare insieme.
Ecco cosa ha selezionato per noi:
Il sogno di Lilli (Acco editore)
dai 5 anni
Tratto da una storia vera, un libro che, avvalendosi di splendide illustrazioni, sa raccontare in modo adeguato all’età dei più piccoli una storia di crescita, di famiglia e di amore. Negli anni delle leggi razziali in Italia, dall’amore di un uomo e una donna, osteggiato dalla legge perché appartenenti a “razze” diverse (lui ebreo, lei cattolica) nasce Vaifra, “Lilli” per famigliari e amici. Lilli è una bambina e come tutti i bambini chiede: perché?
Perché deve nascondersi? Perché il suo papà viene portato via? Perché può incontrarlo solo nei suoi sogni di bambina? Proprio i sogni permettono a Lilli di sopravvivere al dolore della sua situazione, di immaginare una vita normale per se stessa e per la sua famiglia e di crescere, nonostante tutto, con amore.
Lilli alla fine incontrerà il padre? La risposta arriva dopo la fine del racconto illustrato, nelle pagine dove sono riportate le sue parole da adulta. Solo da adulta Lilli, accompagnata dal figlio, si recherà al campo di concentramento dove è stato prigioniero suo padre. E lì,
…in quel silenzio che pare irreale e che invece è quanto di più terribilmente reale e concreto mi sia mai capitato di vivere, ho trovato le risposte che cercavo. Ho capito chi sono. Ho capito chi era mio padre.
Il volo di Sara (Fatatrac)
dai 6 anni
Sara incontra un piccolo pettirosso, ed è lui che racconta il loro primo incontro. “Avrà avuto forse sei o sette anni, ma sembrava più piccola della sua età. Si stringeva forte a sua madre. Ad un tratto la bambina sollevò lo sguardo e mi vide. Mamma, guarda, un pettirosso – mormorò, sorridendo appena…”
Il pettirosso si affeziona alla bambina; l’aiuta, la nutre, le cinguetta delle favole. “Di notte le tenevo compagnia e le cinguettavo sottovoce vicino all’orecchio le storie che avevo udito dai miei amici uccelli. Lei ascoltava in silenzio, incantata, finché il sonno non la prendeva per mano…”
Infine il pettirosso la porta via con sé , oltre il filo spinato del campo in cui è rinchiusa, perché i campi di concentramento “sono cosa troppo crudele per una bambina”.
La portinaia Apollonia (Orecchio acerbo)
Daniel vive con la mamma, che cuce lenzuola per le suore; il padre invece è scappato, in montagna, perché i soldati tedeschi, che erano in tutta la città, volevano portare via tutti gli uomini giovani, specialmente gli ebrei, come il suo papà. Daniel va nei negozi, e fa la fila per prendere il pane, mentre la mamma è a casa. Daniel ha paura della portinaia del suo palazzo: si chiama Apollonia e tutti i bambini dicono che è una strega cattiva. Un giorno Daniel torna a casa e chiama Mamma! Ma lei non risponde, mentre la vecchia Apollonia lo afferra e lo trascina nella stanza del carbone… allora è davvero una strega!
Ad un certo punto però Daniel vede nello stanzino la mamma: Apollonia l’ha avvertita che i tedeschi sarebbero passati e l’ha nascosta per salvarla, e ha salvato anche lui.
Il libro si conclude con queste parole:
Apollonia?!
«Sì, Apollonia. Io mi sono fidata. Sapevo che l’avrebbe fatto».
Sua mamma lo abbracciava piangendo, ma solo un po’.
«Apollonia» provò a dire dentro di sé Daniel «la strega Apollonia».
Ma allora le fiabe non raccontano sempre la verità. Forse anche una strega certe volte può salvare un bambino.
Otto. Autobiografia di un orsacchiotto (Mondadori)
dai 7 anni
L’autore narra la storia di un orsetto di pezza per presentare in realtà temi duri come la guerra e l’antisemitismo. L’espediente narrativo, che funziona, è affidare il punto di vista al pupazzo: è proprio l’orso di peluche, Otto, che ripercorre la sua storia. Costruito negli anni Trenta in Germania, diventa compagno di giochi di due bambini, Davide e Oscar. Un giorno però Davide deve iniziare a portare sui vestiti una stella gialla, perché è un bambino ebreo. I tre amici sono separati dalla guerra per anni; Davide viene portato via e anche il padre di Oscar deve partire per la guerra. Otto viene portato negli Stati Uniti al termine del conflitto dalla figlia di un soldato, ma viene perduto in una passeggiata e maltrattato da una banda di ragazzacci. Dopo molti anni, Oscar lo riconosce, in una vetrina di un vecchio rigattiere; la loro storia finisce sui giornali e anche Davide, sopravvissuto alla persecuzione e alla guerra, si riunisce ai vecchi amici. E, a quel punto, Otto inizia a scrivere la sua storia, che inizia così:
“Il giorno in cui mi ritrovai nella vetrina di un rigattiere, dissi a me stesso: -Sei diventato vecchio, caro Otto!
Sono nato in una piccola fabbrica della Germania e ancora oggi ricordo quanto pungevano gli aghi usati per cucirmi.
La prima cose che vidi con i miei occhi di vetro fu una donna.
Mi sollevò, disse: -Ma guardatelo, non è carino?- mi avvolse in carta velina e mi chiuse in una scatola.
Un bel giorno sentii delle voci, poi un fruscio, un rumore di carta strappata, e all’improvviso ecco la luce!
Davanti a me apparve il viso meravigliato di un bambino. Più tardi venni a sapere che si chiamava Davide, e che io ero il suo regalo di compleanno.”
Ps. Grazie Elisabetta Belotti, il tuo contributo è sempre prezioso!