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Quando i bambini balbettano

Ultimamente sono arrivate tante email e commenti da parte di genitori preoccupati perché i loro figli, da un giorno all’altro, hanno cominciato a balbettare.
La domanda più frequente che ci rivolgono è: “Si tratta di un disturbo momentaneo o bisogna intervenire?”
Ho chiesto alla nostra psicologa Francesca Santarelli di rispondere a questa domanda e di spiegarci meglio perché i bambini balbettano.
Ecco cosa ci ha risposto:

“La balbuzie, è un disturbo infantile molto comune soprattutto tra i maschi. Nei bambini che balbettano spesso si riscontra un eloquio nervoso a ritmo rapido ma questo non è certo la causa della loro balbuzie. Sono piuttosto un sintomo del tentativo di affrontarla. Di conseguenza, i consigli “stai tranquillo” o “rallenta” possono talvolta rispondere ai sintomi funzionali del parlare, ma non colpiscono la balbuzie in sé. In altre parole, il nervosismo e il ritmo rapido dell’eloquio sono il risultato della paura di balbettare e della vergogna.
Le teorie attuali parlano di una complicata interazione tra lo sviluppo del linguaggio dei bambini e le loro capacità motorie di produzione del linguaggio, combinati con le molteplici influenze della personalità e dell’ambiente comunicativo e sociale del bambino. In altre parole, la balbuzie non ha una singola causa, quindi spiegazioni semplici come “sta parlando troppo veloce” o “è nervoso” non spiegano adeguatamente questo complicato disturbo.
Ricerche recenti su vari fronti sostengono l´idea della balbuzie come un disturbo multifattoriale. Possono essere presenti cause genetiche (tende ad avere un certo grado di familiarità); problemi fisiologici (difficoltà in vari parametri di decodificazione uditiva, coordinazione motoria, e in alcuni parametri di controllo neuropsicologico degli emisferi); problematiche nello sviluppo del linguaggio; eventi traumatici….
È anche vero che i bambini non balbettano tutti allo stesso modo. La ricerca ha distinto almeno tre tipi di balbuzie diverse, prendendone in considerazione il tipo di blocco fonatorio:

  1. balbuzie clonica quella caratterizzata dalla ripetizione di parti della parola, interne, iniziali o finali che siano;
  2. balbuzie tonica, invece, è quella in cui si assiste ad un vero e proprio blocco della parola;
  3. balbuzie mista, infine, si caratterizza di un misto tra le due forme precedenti.
    La balbuzie può essere classificata come primaria quando si presenta intorno ai tre anni, e come secondaria, con insorgenza intorno ai sette anni, e caratterizzata da consapevolezza da parte del bambino, che si trasforma progressivamente in ansia e depressione.

Recenti ricerche piu moderne rilevano una comorbidità tra balbuzie e ansia.
Circa il 50 % degli adulti balbuzienti soffrono di un disturbo d’ansia (generalmente ansia sociale, fobia sociale). L’ansia di stato è significativamente maggiore rispetto ai pari non balbuzienti ma anche l’ansia di tratto appare elevata. I balbuzienti in genere dimostrano di avere alcune manifestazioni caratteristiche quali:

-introversione, legata alle situazioni comunicative
-ansia, dovuta all’anticipazione cognitiva del momento disfluente e al
desiderio di evitarlo
-
depressione, dovuta alla difficoltà nella gestione della balbuzie
-sentimenti di colpa o vergogna, dovuti all’incapacità nel gestire la
balbuzie in modo efficace

Infatti a livello emotivo, il balbuziente sviluppa spesso rabbia verso se stesso, aggressività mascherata verso gli altri, vergogna per le prese in giro, sensi di
colpa, che lo portano a sentimenti di scarsa autostima, scarso senso di autoefficacia, vissuto persecutorio.
Il balbuziente è teso nel mascherare la sua difficoltà e manifesta spesso atteggiamenti di rinuncia e fuga davanti alle situazioni ansiogene. Più tenta di evitare di balbettare più ne resta condizionato. 
All’interno la persona vive tutti i sintomi tipici dell’ansia e dello stress: alterazione del ritmo cardiaco, della sudorazione, contrazione dei muscoli del diaframma e dei muscoli della respirazione.
Caratteristica di questo disturbo è l’andamento periodico, il presentarsi in circostanze particolari e ben precise, nelle quali il soggetto non riesce a controllare l’ansia scatenata da persone o situazioni che gli incutono timore ( presentazioni, colloqui, interrogazioni, parlare in pubblico, ect).
L’ingresso nella scuola elementare rappresenta un periodo critico dove il più delle volte, il bambino che balbetta acquista consapevolezza del suo disturbo.
Sarà però, solo nella prima adolescenza (12- 13 anni) che il disturbo balbuzie investirà e condizionerà negativamente tutta la persona, incidendo in maniera determinante sull’immagine del Sè, sulla progettualità e sulle relazioni sociali.
 La storia di molti, nel tempo, potrà svilupparsi con un senso di umiliazione auto-percepita un basso senso di autoefficacia relazionale che potrà portare a una chiusura verso le relazioni.
La maggior parte delle persone che presentano questo disturbo lo vivono come un tabù, una vergogna da nascondere e mascherare il più possibile agli altri ma anche a se stessi.
Per questo motivo tendono a rimandare la possibilità di una terapia, anche se essa potrebbe risolvere questo disagio o comunque compiere buoni passi avanti per ritrovare una migliore qualità di vita.
Cosa fare quando il bimbo balbetta?

La parola d’ordine per i genitori che si rendono conto del problema è avere pazienza; cercate di mettere il bambino a proprio agio per far sì che l’ansia che manifesta nel parlare diminuisca.
La cosa più importante da fare, quando nostro figlio balbetta, è essere noi genitori dei buoni comunicatori in modo da fornire un modello verbale che potrà essere facilmente appreso e riprodotto dal bambino.
Non anticipare il suo pensiero, finendogli le parole\frasi che stà dicendo.
Lasciagli tutto il tempo di cui ha bisogno per esprimere il proprio pensiero e non mettergli fretta mentre stà parlando. Non usare espressioni tipo “dai su!” “allora, cosa mi vuoi dire “, “sbrigati”…
Fai in modo che il bambino capisca, osservando il tuo comportamento non verbale e le tue espressioni mimiche, che sei interessato a ciò che dice e non a come lo dice.
Non dirgli mentre balbetta frasi del tipo “parla lentamente”, “fai un bel respiro”, “rilassati, stai tranquillo”, “pensa a quello che devi dire prima di parlare”, “parla bene”, “smettila di balbettare”. Questi consigli non sono di aiuto al bambino che balbetta.
Rispetta i turni comunicativi, non interromperlo quando parla né sovrapporti con la voce alla sua.

Soprattutto fai capire al bambino che tu lo accetti e lo rispetti per quello che è indipendentemente dalla sua balbuzie; questo aumenterà la fiducia in sè stesso e l’autoaccettazione del bambino.

 

 

Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio:  www.studiosantarellidecarolis.com 

Francesca Santarelli è in libreria con il libro “Mamme No Panic”, scritto a quattro mani con Giuliana Arena

 

 

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