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Tic: quando preoccuparsi veramente

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Ci sono i bambini che si mangiano le unghie, quelli che strizzano gli occhi, quelli che digrignano i denti, quelli che strizzano il naso, quelli che fanno i movimenti strani con il collo…

Sono tic? Ma soprattutto passano da soli? E quando invece è il caso di preoccuparsi veramente?

La psicologa amica Francesca Santarelli risponde a queste domande.

Ecco cosa ci consiglia:

“Il bambino sbatte le palpebre e arriccia il naso senza motivo? Può darsi che il suo sia un tic nervoso. Non è comunque il caso di allarmarsi: non si tratta di una malattia, ma di un disturbo più delle volte transitorio che con pazienza e tanto amore si può superare.

Per tic nervoso si intende l’esecuzione improvvisa e volontaria di movimenti ripetuti. In genere, compare per la prima volta tra i 5 e i 9 anni, con un picco intorno ai 6-7 anni, colpisce i maschi molto più delle femmine e può essere transitorio, dunque sparire da solo dopo un certo periodo, o cronicizzarsi.

Per effettuare una diagnosi di disturbo da tic è importante distinguere i tic dai movimenti anomali correlabili ad altre situazioni patologiche, come problemi medici, effetti fisiologici, psicosi, rituali ossessivi, movimenti tipici dello spettro autistico.

Il tic semplice comprende movimenti brevi e stereotipati di volto, spalle e arti: per esempio, smorfie del viso, movimenti del collo, colpi di tosse, segnali di ammiccamento, sbattere le ciglia, protusione della lingua.
Il tic semplice può essere anche vocale include reazioni come raschiarsi la gola, sbuffare, tirare su con il naso, grugnire.

Il tic complesso è costituito invece da una sequenza di movimenti oppure suoni, come battere i piedi, effettuare movimenti mimici, saltare, toccare, annusare un oggetto.
Il tic vocale complesso riguarda la ripetizione di parole fuori contesto.

Infine, i tic possono essere isolati oppure associati, essere costanti nel bambino o alternarsi.

Due bambini su dieci soffrono di tic nervoso in modo transitorio, mentre l’1% soffre della sindrome di Tourette, con  tic motori insieme a quelli vocali. 

Ecco nel dettaglio cosa sono e come si differenziano.
Disturbo transitorio da tic:  e’ caratterizzato dalla presenza di tic vocali e/o motori singoli o multipli. I tic devono presentarsi più volte al giorno per almeno 4 settimane, ma per non più di un anno.
Disturbo cronico da tic: consiste nella presenza di tic motori o vocali che si presentano nel bambino per più di un anno.
Sindrome di Tourette: c’è la presenza di tic motori multipli e uno o più vocali per più di 12 mesi  consecutivi.

Essi si devono manifestare più volte al giorno, associati a ossessioni, convulsioni, impulsività, iperattività e comprendono anche fenomeni di coprolalia, ossia l’impulso irrefrenabile a utilizzare parole oscene o volgari, e di ecolalia, ovvero la ripetizione a eco di ciò che l’interlocutore dice.
Quali sintomi causano un grave disagio e, nei casi più seri, interferiscono significativamente lo svolgimento delle normali attività quotidiane del bambino.
Al tic, soprattutto se cronico e duraturo nel tempo, si associano spesso sentimenti di vergogna, di frustrazione e di ansia nel bambino.

Emergono frequentemente, soprattutto nella fase preadolescenziale e adolescenziale, anche isolamento, forte timidezza, depressione, difficoltà a socializzare a scuola per la paura di essere derisi rifiutati.
Il tic, quindi, rischia di avere serie conseguenze non tanto per il disturbo in sé, quanto per i suoi effetti negativi sotto il profilo psicologico.              
Deve essere incoraggiata l’autostima del bimbo, lasciandolo libero di sperimentare attività nuove e di rendersi autonomo nelle piccole cose. Il bambino deve essere stimolato a superare le paure e ad affrontare le novità.

E’ bene anche sottolineare le sue conquiste, gratificandolo per i suoi sforzi, ma senza caricarlo di aspettative.

Sarebbe buona abitudine di un genitore che ha sospetto sui tic del proprio figlio, tenere un diario dove annotare il momento in cui il tic si presenta e in relazione a cosa.
E’ bene poi portare il bambino dal neuropsichiatra infantile, per escludere la presenza di cause organiche. E’ necessario poi rivolgersi a uno psicologo dell’infanzia per placare l’ansia che spesso il tic suscita e attuare le strategie migliori per assicurare il bambino e insegnargli a rilassarsi, rinforzare la fiducia nelle proprie capacità e a trovare un modo alternativo di scaricare le proprie emozioni”.

 

 

 

 

Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio:  www.studiosantarellidecarolis.com 

Francesca Santarelli è in libreria con il libro “Mamme No Panic”, scritto a quattro mani con Giuliana Arena

 

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