Intorno ai due anni i bambini hanno due espressioni tipiche, due rispostine corte corte, che spesso fanno impazzire mamma e papà: “No!” e “E’ mio!”.
Per ogni cosa e in ogni circostanza c’è un bel “NO” e un “E’ mio”.
Ma come bisogna reagire? Accontentarli?
E se c’è un fratellino o una sorellina un po’ più grande è giusto che ceda il proprio giochino accontentando così il più piccolo? O è meglio far capire subito all’ultimo arrivato che non è proprio tutto suo?
Ci dà tutte le risposte la psicologa amica, la dottoressa Francesca Santarelli:
“Sarà capitato a tutte le mamme di trovarsi in quella delicata fase in cui il proprio cucciolo, (di solito intorno ai 18/ 24 mesi), sembra volersi appropriare di ogni cosa che ha a sua disposizione dicendo, in modo imponente: “E’ mio!”
Questa fase rappresenta il raggiungimento di un’importante tappa dello sviluppo psicologico di un bambino piccolo e coincide con l’acquisizione del senso di possesso e l’avvio del processo di identificazione del sé. Sempre a questa età, egli inizia anche a fare uso delle tipiche espressioni verbali: il pronome personale “io” e la risposta “no” alle richieste degli adulti, ulteriori testimonianze di come gradualmente stia emergendo in lui una nuova volontà di autoaffermazione. La capacita di riconoscersi come un’entità separata e indipendente rispetto alle figure di accudimento – prime fra tutte, la mamma- è peraltro solo abbozzata in questa fase iniziale e il bambino, almeno per ora, continua percepire ciò che lo circonda come un prolungamento del proprio essere.
È proprio questa visione egocentrica a indurlo a ritenere che tutto quello che vede intorno a sé gli appartenga.
Saranno soprattutto le occasioni di incontro con gli altri bambini, che a partire da questa età divengono più frequenti, a fargli progressivamente superare la fase egocentrica tipica della prima infanzia.
Proprio attraverso le iniziali e inevitabili prime frustrazioni derivate per esempio, dalle necessita di rinunciare a un gioco che deve restituire al proprietario, che pian piano si renderà conto che esistono anche gli altri e che non tutto ciò che vede gli appartiene.
A tale proposito è fondamentale che mamma e papà evitino di intervenire troppo sollecitamente per porre fine alle “contese” tra i piccoli che dovrebbero vivere in modo diretto queste esperienze per ricavarne appunto un effetto educativo.
Meglio intervenire solo nel caso in cui la tensione tra i bimbi diventi eccessiva e, venendo alle mani, rischiano di farsi male.
Per interiorizzare questi concetti l’azione educativa dei genitori è fondamentale: in questa prima fase, invece di fare grandi discorsi che il piccolo potrebbe ancora non comprendere, è più efficace offrire al bambino un modello comportamentale coerente che gli permetta di riconoscere come corretti gli atteggiamenti che rispettano gli altri.
In particolare può essere utile a questo scopo:
- Abituare il bambino a vedere mamma e papà che si scambiano oggetti tra loro;
- Rassicurarlo, dimostrandogli nella pratica, che quando si presta una cosa poi viene restituita;
- Insegnargli che se si vuole una cosa la si deve chiedere gentilmente e non prenderla con prepotenza.
Un caso a parte invece lo dobbiamo descrivere in quelle situazioni in cui, questo comportamento, coincide con la nascita di un fratellino.
La nascita di un secondogenito infatti, tende a rafforzare nel bambino il senso di possesso e la gelosia verso le proprie cose.
Questo evento si accompagna, infatti, quasi sempre a un forte senso di destabilizzazione per il bimbo più grande che teme di venire “derubato” dell’affetto fino a ora ricevuto in esclusiva dai genitori, oltre che di tempi, di spazi e cose che erano appartenuti solo a lui.
Trattandosi di una fase piuttosto delicata e difficile, bisognerebbe per qualche tempo aumentare la dose di comprensione e disponibilità vero il primogenito, evitando, per esempio, di pretendere che condivida con il fratellino le cose a cui è più legato, di sgridarlo se si rifiuta di prestargli qualcosa, ma cercando di creare momenti di complicità e attenzione dedicati a lui”
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com