Oggi la nostra psicologa amica la dottoressa Francesca Santarelli ci parlerà in particolare della paura e della diffidenza.
C’è una frase che mi ha molto colpita: “La fiducia del bambino nell’ambiente dipenderà dal comportamento dei genitori”.
E’ proprio vero!
Siamo noi che spesso trasferiamo le nostre paure ai nostri figli.
Quanti bambini hanno paura dei cani, solo perché la mamma ha lo stesso timore?
Mio figlio Marco ha paura dei burroni. Almeno così dice. In realtà sono io che ogni volta che facciamo una passeggiata in montagna gli ripeto: “Per favore allontanati dal bordo. Spostati al centro. Non ti sporgere…”
La verità è che sono io ad avere una paura folle di cadere nei precipizi e mi viene spontaneo mettere i miei figli “al riparo” da eventuali pericoli… Anche dove i pericoli non ci sono.
Mio marito mi rimprovera per questo. E così, per far capire a Marco che non deve avere queste paure, lo abbiamo iscritto ad un corso di arrampicata. Corso che a lui piace tantissimo. Adora fare questa attività…
Luca invece ha paura del buio. Ma nessuno di noi, in famiglia, ha questi problemi.
Allora, se non sono trasmesse da noi genitori, come nascono queste paure nei bambini? E cosa dobbiamo fare?
Ci spiega tutto Francesca Santarelli:
“Mie care mamme oggi parliamo delle ultime due paure analizzate in questo iter che abbiamo condiviso insieme.
LA PAURA
La paura si manifesta per i bambini, in forma di pianto, che esplode dopo un rapido crescendo di tensione o con l’immobilità assoluta il cosiddetto “freezing.”
Davanti a ciò che lo spaventa, il bimbo di pochi mesi si gira dall’altra parte per rifiutare o non vedere, anche se gli occhi restano aperti.
Già verso i 4 mesi di vita, se immobilizziamo una gamba o un braccino del piccolo, subentra una reazione simile alla paura, anche se non sappiamo se si tratti di una semplice reazione fisica alla sensazione di costrizione o se il bambino sia già in grado di elaborare un esperienza.
Verso gli 8-9 mesi poi, subentra la cosiddetta “angoscia per l’estraneo”: bimbi che prima stavano con tutti ora diventano selettivi e si spaventano se lasciati soli con sconosciuti.
Si tratta però di un segnale di maturazione, perché serve a comparare le esperienze e rendersi conto che alcune di esse sono nuove.
La paura va sempre accolta, verso qualsiasi cosa sia rivolta e non va mai negata ne classificata brigativamente come capriccio.
Anzi, è proprio questo sentirsi accolto che permette al bambino di avvicinarsi gradualmente allo stimolo che lo spaventa: dormire da solo con una lucina accesa, fare la conoscenza di un estraneo, fidarsi della tata a cui la mamma lo lascia per qualche ora…
L’importante è non classificare questi comportamenti di ritrosia, che caratterizzano determinate fasi della crescita, come manifestazione di ostilità!
LA DIFFIDENZA
Sguardo vigile, muscoli tesi e la ricerca del braccio della mamma a cui aggrapparsi: così si esprime la diffidenza, che in realtà è una delle componenti della paura.
Se un bimbo viene messo su una tavola dove è disegnato un finto abisso, si ferma interdetto e osserva la madre in cerca di istruzioni.
Se lei lo chiama sorridendo, il bimbo persegue e lo attraversa; se invece sembra spaventata, si ferma.
La fiducia del bambino nell’ambiente in cui vive, dipenderà dal comportamento dei genitori.
La diffidenza si apprende per imitazione dell’adulto! Quando il piccolo si trova spaesato, guarda la mamma per capire come comportarsi. Questo può essere utile per l’inserimento all’asilo; se il bimbo percepisce che la mamma si fida delle educatrici, potrà a sua volta fidarsi. Pensateci….la maggior parte dei problemi di inserimento dipendono da questo.
Con quest’ultimo pezzo, care mamme, ho finito! Lo so che in alcune parti sono stata un po’ teorica, ma spero di essere stata chiara e semplice nello spiegarvi come nascono le prime emozioni dei nostri cuccioli!
Chiedetemi se avete esigenze particolari di tematiche, cosi ci coordiniamo meglio!
A presto
Dott.ssa Francesca Santarelli”
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com