Succede più o meno a tutti, anche nelle migliori famiglie, anche in quelle che sembrano uscite da uno spot pubblicitario: “discutere animatamente per l’educazione dei figli.
Quando il bambino fa una cosa bella, ognuno dei genitori si appropria del merito, con la tipica frase: “E’ proprio figlio mio”.
Ma quando il piccolo fa una cosa sbagliata, chissà perché, si punta sempre il dito verso l’altro: “E’ figlio tuo. E’ colpa tua se fa così, glielo hai insegnato tu…”
Oggi parliamo di questo con la nostra psicologa amica, la dottoressa Francesca Santarelli.
Ecco cosa ci consiglia:
Ciascuno infatti, tende a riproporre lo stile educativo che ha appreso dalla propria famiglia di origine e cerca di riproporlo o in modo conforme o in maniera totalmente opposta, a seconda del giudizio che ne ha e di come ha percepito i propri genitori.
Accade, però, che molto spesso non ci si trova d’accordo con il proprio compagno/a, anche su piccole e banali questioni quotidiane.
Ed ecco che sono veramente molto frequenti quelle situazioni in cui mamma e papà cominciano a discutere tra loro perché non condividono l’intervento educativo di uno e dell’altro (ahimè, questo capita spesso anche davanti ai bambini!).
Non si può pretendere che ciò non accada mai, perché ognuno di noi si porta dietro un bagaglio di esperienze e vissuti personali come figlio, ed è inevitabile che questo schema “arcaico” venga spesso applicato anche inconsapevolmente nell’interazione con il bambino e l’altra parte della coppia.
È però importante venirsi incontro, discutendo tranquillamente e provando a trovare una soluzione che sia accettabile per entrambi, affinché alla fine il bambino abbia una visione dei genitori come concordi e soprattutto coerente tra di loro.
Questo è importante perché i precetti educativi che i genitori forniscono, servono a creare un insieme di regole che devono risultare chiare e coerenti e all’interno delle quali il bambino puoi riuscire a discriminare ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.
Questo limite è molto importante per i bimbi ed è la famiglia che deve saperlo delineare in modo chiaro e fermo.
È inoltre poco costruttivo se uno dei due genitori, non riuscendo a concepire uno stile educativo diverso dal proprio, anziché parlarne pacificamente con il partner, continui a comportarsi secondo il proprio criterio, addirittura criticando apertamente l’altro davanti agli occhi del figlio o dando messaggi educativi che vanno in direzione opposta rispetto a quelli del compagno.
Se si vogliono avere dei risultati nell’interesse di capire cosa sia giusto per il proprio bimbo, è necessario cooperare e raggiungere posizioni di comune accordo, sforzandosi di comprendere il punto di vista dell’altro , senza per forza dover rinunciare al proprio, ma con la forza e il coraggio di sapersi mettere sempre in discussione considerando la possibilità di mediare.
La cooperazione è importante soprattutto alla luce del fatto che, la mamma e il papà, hanno un ruolo diverso ma complementare per quanto riguarda l’educazione del bambino.
La mamma si sa, ha un tipo di amore che per natura è incondizionato, (forse anche facilitato dal fatto che per tutta la gravidanza madre e bimbo sono un’unica cosa) e hanno anche successivamente un legame quasi simbiotico che prosegue almeno per tutto il primo anno di vita.
L’amore del papà, se pur caratterizzato da un amore fortissimo, nel corso del tempo invece , va incontro alle cosiddette “condizioni di merito” . I padri conservano cioè, un rapporto più realistico con il proprio bambino e, soprattutto durante l’adolescenza, diventano una figura di riferimento molto importante per la crescita del ragazzo, la cui mancanza viene considerata addirittura un fattore di vulnerabilità psicologica e un fattore di rischio nello sviluppo di possibili disagi psichici di varia natura.
Una mamma poi, tende un po’ per natura, a tenere il proprio cucciolo all’interno del nido e delle relazioni familiari, mentre il padre, dovrebbe essere colui che facilita il passaggio del piccolo al mondo esterno, al futuro e alla crescita.
Si può dedurre dunque, che le caratteristiche e le modalità educative della coppia genitoriale, sono differenti per diversi motivi e danno esiti ed effetti sul figlio che sono di natura inevitabilmente diversa.
Due ruoli distinti e complementari dunque, quello della mamma e del papà, che nella faticosa opera di educare il proprio cucciolo, trova nelle loro sintesi un punto di forza importante per la crescita psichica del bambino. C’è bisogno sia dell’intervento di uno che del altro, basta lasciare il proprio spazio di azione e non entrare nel controproducente meccanismo della competizione e della gara su chi ha più o meno diritto (o più ragione!). la parolina magica è…..COOPERARE! Un insegnamento anche per il bimbo e per le sue future dinamiche relazionali….
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com