Viva la Mamma

I quattro lupacchiotti bianchi

lupoLo scorso weekend ci siamo regalati una mini-vacanza a Champoluc, in Valle D’Aosta.

Eravamo in compagnia di mio cognato, di sua moglie e dei loro due bambini, quasi coetanei di Marco e Luca.
Stavamo facendo una lunga passeggiata. C’era un meraviglioso sentiero tra i boschi. La neve cadeva copiosa.
Il più piccolo dei 4 bambini non aveva più voglia di camminare, così, mio cognato, per invogliarlo a proseguire, ha cominciato a raccontare una storia. Eravamo tutti così presi da questa fiaba, che siamo arrivati a destinazione senza neppure rendercene conto.

Non so se riuscirò a trasmettervi le stesse emozioni, effettivamente la montagna, la neve, l’atmosfera, giocano un ruolo importante, ma ci proverò.

La storia inizia così:

C’era una volta una mamma lupo che aveva quattro lupacchiotti. Erano tutti bianchi, ma uno aveva le zampette nere, un altro aveva il muso nero, il terzo aveva solo gli occhi neri e l’ultimo aveva una bella coda tutta nera.

Erano quattro piccoli lupacchiotti affamati.

Era inverno. Faceva freddo. La mamma lupo decise di lasciare i suoi piccoli da soli nella tana per andare a cercare del cibo per loro.
“Mi raccomando, non vi muovete da qui. Io tornerò presto con un pranzetto per voi!” ripeté la mamma più e più volte prima di allontanarsi.

Dal cielo cominciarono a cadere dei fiocchi di neve. Erano sempre più grandi.
In men che non si dica fuori dalla tana tutto era diventato bianco.
I lupacchiotti non credevano ai loro occhi.
Il primo, il più coraggioso, quello con la coda nera, decise di uscire dalla tana per toccare la neve.
Era fredda, ma morbida. E così cominciò a saltellare.

I fratellini vedendo che “coda nera” si divertiva come un pazzo decisero di seguirlo.
E così tutti insieme cominciarono a correre, a rotolarsi nella neve, a saltellare.
Che bello! Che divertimento!

“Ehi!, io però ho freddo e anche fame”, disse il più piccolo, “occhi neri”. “Torniamo dalla mamma?”

Ma proprio in quel momento i quattro lupacchiotti capirono che si erano persi.

Camminarono un po’ di qua e un po’ di là, ma la tana non riuscirono più a ritrovarla.

La mamma lupo, intanto, era tornata alla tana e con suo sommo stupore vide che era vuota.

“Lupacchiotti dove siete?”, cominciò a gridare.
“Occhi neri, coda nera, zampe nere, muso nero, dove siete?”

Ma nulla. Nessuno di loro rispondeva.

Allora decise di andare dai vicini lupacchiotti per chiedere aiuto.

“Avete visto i miei lupacchiotti?”, chiese con voce tremante la mamma. “Sono piccoli, moriranno di freddo e di fame se non li troviamo in tempo”, diceva tra le lacrime.

“Non disperarti, studiamo un piano per riportarli a casa. Dobbiamo chiedere aiuto a qualcuno che abbia una buona vista, in modo che li possa trovare prima”, disse il vicino.

“Posso chiedere alla mia amica pecora”, intervenne subito la mamma.
“No, non va bene,  è troppo lenta, no, no, no”.

“Posso chiedere alla vicina talpa” aggiunse la moglie del vicino.

“Ma che dici! lo sanno tutti che le talpe non vedono niente”, sentenziò il lupo.

“Papà, papà posso parlare io?”. Il piccolo lupacchiotto, figlio del vicino, aveva avuto un’idea brillante. Ma nessuno lo stava ad ascoltare.

“Papà, papà posso dire una cosa pure  io?”, continuava.

E il papà lo azzittì: “Stiamo parlando di cose serie, per favore non intrometterti”

“Papà, papà per favore… ho un’idea anche io…”, continuava a ripetere il piccolo.

Il padre, quasi spazientito gli disse: “Va bene, qual è la tua idea?”

“Perché non chiediamo aiuto all’amica aquila. Lei ha una vista incredibile ed è anche veloce”

“Giusto, giustissimo”, disse il papà. “Ma come ho fatto a non pensarci prima!”. “Sì, un attimo però. Il nido della signora aquila è piuttosto lontano. Come facciamo ad avvisarla? Bisogna trovare qualcuno di particolarmente veloce che riesca ad avvisarla in poco tempo”

“Chiamo il mio amico tasso o i fratelli ricci?”, disse la moglie del vicino.

“Il tasso? I ricci? Ma se stanno dormendo già da un po’ di mesi!”, rispose il lupo.

“Posso chiedere al mio amico orso”, disse la mamma dei lupacchiotti.

“Non credo ti risponderà, sta dormendo pure lui!”, aggiunse il lupo.

“Papà, papà posso dire una cosa pure  io?”, disse a quel punto il piccolino

“Ehi! hai avuto fortuna la prima volta, ma adesso basta!”, rispose il papà

“Ti prego, ho un’idea geniale”… continuò il piccoletto.

“Ah, ah, ah, ah, e quale sarebbe questa idea geniale?”

“Possiamo chiedere aiuto al papà del mio amico stambecco. Sai che lui è uno che fa le gare di velocità? E’ bravo ed ha vinto un sacco di coppe!”

“Ma questa sì che è un’idea geniale! Lo stambecco… Bravo piccolo mio!”, disse il papà tutto orgoglioso.

Andarono a chiamare lo stambecco, gli spiegarono la situazione e lui in men che non si dica corse dall’aquila.

Arrivò giusto in tempo, perché l’aquila stava spiccando il volo.

La fermò e le chiese se poteva cercare i quattro lupacchiotti.

L’aquila acconsentì… e partì.

La neve era alta e i lupacchiotti non si riuscivano a vedere in tutto quel bianco.

Dopo due ore di volo nulla, l’aquila non aveva avvistato nulla.

Occhi neri però ebbe un’idea: “Mettiamo vicini vicini la coda, il muso, le zampette e gli occhi neri”, magari se qualcuno ci sta cercando ci vede!”

Così fecero. E proprio in quel momento l’aquila vide da lontano un puntino nero e si avvicinò in picchiata.

I lupacchiotti videro l’aquila e cominciarono a tremare.

“Non abbiate paura, sono buona, non vi mangio! Disse subito per tranquillizzarli. Mi manda la vostra mamma.
Ma ora che vi ho trovati, come faccio a portarvi a casa? Se ne porto via uno di voi, il puntino nero non si vedrà più dall’alto”

Ci pensò un attimo e poi: “Ok. Facciamo così: voi rimanete qua. Condurrò io vostra madre e i vostri vicini da voi”.

E così detto se ne andò.

Arrivò alla tana e avvisò tutti che i piccoli erano sani e salvi e che stavano bene.

“Seguitemi”, disse l’aquila, “vi condurrò da loro. Guardate sempre in alto e mi vedrete”.

Così fecero.

I lupacchiotti erano ancora lì, infreddoliti e affamati.

Tornarono tutti alla tana e fecero una grande festa!

Da quel giorno i lupacchiotti non si allontanarono più dalla tana senza il permesso della mamma lupo.

 

Se vi è piaciuta… raccontatela ai vostri figli 😉

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