Hanno un cestone pieno di vestiti e maschere che loro indossano e abbinano in modo diverso interpretando ogni volta personaggi diversi.
E così il vestito di superman diventa quello di un astronauta, una maglietta bianca diventa quella del cuoco e una sporca di colori, quella di un pittore.
E poi ci sono anche i personaggi inventati che arrivano da pianeti diversi. Oppure i vicini di casa di Luca (che notoriamente si è trasferito a Vagnese, il paese inventato dal fratello!).
Io spesso, facendo finta di nulla, li ascolto. E mi chiedo: “Ma da dove arriva tutta questa fantasia? Beati loro!”
In realtà, quello dei travestimenti e del gioco simbolico in generale, lo hanno imparato al nido. Lo fanno da piccolissimi.
E serve loro più di quanto noi non possiamo immaginare.
Di questo, dell’importanza del gioco simbolico, parla oggi la nostra psicologa amica, la dottoressa Francesca Santarelli:
Che il gioco sia una delle attività principali e piu importanti per tutti i bambini non vi è dubbio alcuno, ma dovete sapere che oltre al divertimento vero e proprio, questa attività è molto più importante di quanto si immagina per i nostri cuccioli.
Questa volta vorrei parlarvi della prima forma di gioco che i bambini conoscono nella loro vita: il gioco simbolico.
Il gioco simbolico costituisce una delle prime espressioni ludiche che si può osservare nei bambini a partire da un anno d’età. In questo periodo il bambino inizia ad utilizzare la finzione, che gli permette di usare gli oggetti in maniera molto creativa attribuendo loro caratteristiche e funzioni diverse da quelle reali. Ecco allora che una torcia può trasformarsi in un microfono e una manina può essere utilizzata come un cellulare di ultima generazione.
Assecondare il bambino in questo tipo di gioco, offrendogli anche nuove possibilità di trasformazione degli oggetti, lo aiuta ad esercitare la propria immaginazione e anche a rendere la sua mente più elastica e flessibile.
Il gioco simbolico, infatti, è una delle prime forme di astrazione del pensiero, poiché, attraverso di esso, il bambino si mostra in grado di vedere oltre le cose e di associare tra loro oggetti anche molto diversi da un punto di vista funzionale, ma con delle caratteristiche che, in qualche modo, li rendono simili. Gli elementi che gli permettono di effettuare queste associazioni possono essere diversi: si può trattare di una somiglianza di forme, per cui un pennarello, ad esempio, può essere utilizzato come una bacchetta magica o si può prestare benissimo a suonare un tamburo; ma la somiglianza può riguardare anche altri aspetti come il colore o la dimensione.
Un’altra conseguenza di questo tipo di gioco, che definirei quasi “magica”, è la possibilità di attribuire un’anima ad ogni cosa per cui la casa può trasformarsi in un mondo fantastico e molto popolato in cui farsi degli amici come il Signor Armadio, la Signora Porta, il signor Divano con cui interloquire e a cui attribuire dei ruoli ben precisi. Il signor Armadio, ad esempio, può trasformarsi in un negoziante d’abbigliamento o di giocattoli e il Signor termosifone può diventare il fruttivendolo di fiducia.
Il bambino, infatti, crescendo, acquisisce anche la capacità di “trasformare se stesso” e gli altri (oltre che gli oggetti), fingendo di essere qualcun altro e assumendo, di volta in volta, ruoli diversi come quello della mamma, del papà, della maestra, del cantante. In genere quando compie queste trasformazioni, è lui stesso a decidere quale ruolo debbano assumere i suoi interlocutori per cui la mamma può diventare la maestra o la propria compagna di banco.
Il gioco di ruolo spesso diventa una chiave di lettura fondamentale per comprendere l’immagine che il bambino si è costruito di noi o delle persone che decide di interpretare. Assumere un ruolo diverso dal proprio, inoltre, può aiutare il bambino a decentrarsi un po’, e a comprendere in qualche modo un punto di vista diverso dal proprio, smussando quell’egocentrismo tipico dei bambini molto piccoli.
Questo aspetto conferisce al gioco di ruolo una forte valenza sociale e relazionale, per cui è importante che l’adulto stimoli il bambino e lo indirizzi verso questo tipo di attività.
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com