Ho ho avuto il piacere di conoscerla di persona qualche anno fa. Ancora non era diventata mamma. Una lunga chiacchierata di lavoro, certo, ma con delle pause su altri temi, anche personali, che mi hanno fatto capire che l’artista che avevo di fronte era, anzi è, una persona speciale, di grande cuore e personalità. E con tanto amore da donare.
Matura, con una vita da raccontare e tante esperienze alle spalle, ma anche con tanta voglia di sperimentare e di mettersi in gioco.
Sto parlando di Carmen Russo.
Pochi anni dopo è diventata mamma di una splendida bimba, Maria, che fra qualche giorno spegnerà la sua prima candelina.
La maternità l’ha cambiata?
L’ha resa semplicemente raggiante!
Carmen Russo è una mamma grintosa e molto disponibile. Una mamma con tutti i dubbi, le incertezze e le preoccupazioni che abbiamo anche noi.
Rossella Martinelli l’ha intervistata.
Ecco cosa ci racconta:
“Ho un ricordo annebbiato del periodo in cui Carmen Russo rese pubblica la sua gravidanza decidendo di condividerne gli sviluppi di domenica in domenica da Barbara d’Urso: erano i mesi in cui iniziavo a socializzare con un meraviglioso esserino strillante che voleva essere rifocillato ogni due, massimo tre ore, tanto la notte come il giorno, scombussolando la mia esistenza e facendomi dimenticare cosa fosse un televisore. Da questa coltre di nebbia riesco a salvare uno sbiadito ricordo: Carmen che, a due settimane dal parto, si presenta nel salotto domenicale con la piccola Maria ed Enzo Paolo Turchi; Carmen bella, radiosa, grintosa, felice. Io ero ancora nella fase in cui persino la doccia era un lusso: un piede sul piatto e uno rigorosamente fuori, a dondolare la sdraietta.
Ecco, a quel punto l’ho pensato: “Ma come fa?”. Perché lei aveva appena subito un cesareo, doveva provvedere a una creatura e io, al banale luogo comune che “tanto loro c’hanno le tate”, non ho mai creduto. Perché nessuna mammifera – sia essa quadrupede o bipede – molla il suo cucciolo appena nato a cuor leggero: sarà il dna animalesco, che ne so, ma soffri in quei pochi frangenti in cui ti tocca darlo a una prozia, perché quella è roba tua e sei convinta di essere la sola capace di abbracciarlo, cullarlo, amarlo. Ok, ci avevo visto bene, perché Carmen, care lettrici, non è diversa da noi:
“Come facevo? La verità è che Maria la desideravo da tanti anni e la sua presenza mi ha rigenerata. Non ho mai vissuto la gravidanza come una malattia, ma anzi: mi sentivo piena di grinta e forte, anche per le responsabilità che derivano dal mettere al mondo un figlio. Baby sitter? No. Io ed Enzo Paolo siamo un team perfetto ed intercambiabile: lui è specializzato nei biberon e io nelle pappe. Maria è ghiotta della minestra di verdure che le preparo, così come dei frullati che le do a merenda. Solo se abbiamo qualche impegno lavorativo non compatibile con gli orari di una bambina così piccola, chiediamo aiuto a una ragazza tanto carina che vive vicino a noi e che è affezionata a Maria”.
Come è cambiata la vostra vita lavorativa?
“Maria si è adeguata ai nostri impegni ed è una bambina molto socievole: ce la portiamo dietro con intelligenza. Al ristorante sì, in discoteca no”.
Torniamo un attimo indietro: la tua gravidanza è stata molto mediatica, scelta che ti ha esposto a diverse critiche.
“A me non sembra di essere stata poi così criticata. Qualcuno ha avuto da ridire sulla mia età (Carmen è nata nel 1959, ndr), ma io ho sempre fatto presente di non aver deciso a 50 anni di avere un figlio: ci provavamo da quando ne avevo 43. Sono stati nove anni difficili, pieni di ostacoli. Ok, Maria è arrivata tardi, ma avrei forse dovuto rinunciare alla felicità per qualche commento al vetriolo? In realtà sul mio profilo Facebook mi sono arrivati tanti messaggi carini di ragazze, ben più giovani, che avevano il mio stesso problema di tube chiuse: mi scrivevano che ormai si erano rassegnate ma, venute a conoscenza della mia storia, avevano deciso di non archiviare il sogno di avere un figlio”.
Ogni donna vive con apprensione la gravidanza: un’ansia senz’altro maggiore se si tratta di un sogno rincorso per nove anni.
“I primi tre mesi, seguendo anche il consiglio del mio ginecologo, io ed Enzo Paolo facevamo finta di non sapere nemmeno che fossi incinta: la paura che potesse succedere qualcosa era enorme! Forse anche per quello, entrata nel quarto mese, ho voluto urlare la mia gioia”.
Tu ed Enzo Paolo avete una tribù di cani: come è stato farli abituare a Maria?
“Non ci crederai, ma ricordo ancora che quando siamo arrivati a casa dall’ospedale loro ci aspettavano incuriositi sulla porta di casa. Abbiamo cercato di non trascurarli o escluderli, avvicinandoli a Maria poco a poco; prima i chihuahua, poi quelli di taglia media. Ora ci convive benissimo e, anzi, con i due piccoli gioca pure: si avvicinano alla sua area gioco e lei li osserva divertita. Sarà anche in virtù di questo legame che Maria ha iniziato a gattonare presto!”.
Hai allattato?
“Soltanto tre settimane. Poi il latte se ne è andato e io ho accettato con serenità la cosa. Ero troppo felice per la sua nascita per permettere alla tristezza di insinuarsi”.
Quando Maria sta male chiami il pediatra o chiedi alle amiche?
“Chiamo subito il pediatra, seguendo alla lettera le sue indicazioni. Ma, fortunatamente, non ho dovuto telefonargli spesso in questi undici mesi: Maria è una bimba in salute. E tanto intelligente: appena fa la cacca piange per essere cambiata subito. E al mattino non si sveglia finché non mi alzo”.
Dorme nella sua cameretta o con voi?
“Dorme nella nostra stanza, ma dentro al suo lettino. Poi, a volte, nel cuore della notte inizia a chiamare “mamma” a allunga le manine. Io la metto in mezzo a noi, la coccoliamo e si riaddormenta”.
Un bambino altera l’equilibrio di ogni coppia. Tanto più se per 30 anni ha vissuto senza figli.
“Io credo che spesso i problemi diventino tali se uno se li fa. Noi siamo una coppia molto collaudata, che ora ha deciso di avere una nuova priorità. E, anche rispetto ai rapporti intimi, se ci sono bene, se non ci sono, va bene lo stesso. Senza contare che la sera si va a letto sfiniti. Da quando è nata non mi sono mai sentita trascurata da Enzo Paolo, né lui da me: semmai siamo gelosi quando Maria è più legata a uno o all’altro”.
Vaccino sì o vaccino no?
“Sì: è stata un decisione presa con il pediatra, considerando che Maria viaggia molto ed è giusto proteggerla”.
Problemi con le pappe o i dentini?
“Ha sempre mangiato volentieri, anche se non è una che si abbuffa: il suo peso è nella norma, non è una bambinona. Coi dentini giusto qualche giorno di nervosismo, ma nulla più”
Mai una notte insonne?
“Tra il terzo e il quarto mese accadeva spesso: ha sofferto di colichette, poverina! E allora io ed Enzo Paolo ci alzavamo insieme per consolarla. Lui è un papà meravigliosamente presente”.
Pappine, notti difficili, vita per nulla mondana: una Carmen diversa da quella tutta lustrini e paillettes.
“Quella con le ciglia finte e gli abiti strizzati esiste sul palcoscenico, ma la vera Carmen è questa. Ora ho Maria di fronte che mi fissa e sorride: e, ogni volta, io realizzo di non essermi mai sentita tanto importante e carica di responsabilità. Le cose accadano al momento giusto: perché forse 15 anni fa non mi sarei data così completamente a lei, poiché anteponevo il lavoro. Ho ricevuto due grandi benedizioni nella mia esistenza: Maria, che mi ha svelato il senso della vita ed Enzo Paolo, che mi ha fatto scoprire cosa fosse l’amore tra uomo e donna, ma anche quello per la danza”
Niente nostalgia per le prime serate?
“Di prime serate ne ho fatte così tante… Ma di Maria ne ho una sola! E, in qualsiasi caso, ho una certezza: nessuna prima serata potrà mai eguagliare la gioia e la bellezza di mia figlia”.
Dopo aver parlato con Carmen ho pensato a una cosa. Che la vita va sognata a colori: a 20 anni, così come a 50. E che dietro a una gravidanza in tarda età c’è sempre un cammino fatto di dolore, di mutande che si sporcano di sangue quando non dovrebbero, di test che butti con rabbia nel cestino e di speranze che si polverizzano ogni 28 giorni, e tu con loro, per poi rigenerarti lentamente all’idea che “questa sia la volta buona”, ma non lo è mai. E che, forse, in virtù di tutto questo, bisognerebbe giudicare meno. “Un bel tacer non fu mai scritto”. E, questa, non è mia”.
Rossella Martinelli