Oltre all’immenso, infinito e intenso dolore del parto, ho ben in mente lo sguardo di mio marito. Non l’ho mai più visto così emozionato e felice, neppure quando è nato Luca.
Lui era di fronte a me, accanto all’ostetrica e mi incoraggiava: “Dai, ci siamo quasi”; “Forza”…
Momenti unici, indimenticabili.
Forse per questo sono rimasta di stucco quando ho letto questa notizia: “Oltre la metà dei papà rimane attaccato al telefonino o al tablet durante il parto, anche durante le fasi clou, mentre il loro supporto attivo sarebbe cruciale per la compagna che sta partorendo”.
A pronunciare queste parole è stato Maurizio Gnazzi, segretario regionale per il Lazio dell’Associazione italiana ostetriche (Aio) e ostetrico presso l’Ospedale Cristo Re di Roma, ai microfoni dell’Adn Kronos.
Ma ci può essere momento più importante della nascita di un figlio?
Com’è possibile che i futuri papà tengano più ad un apparecchio elettronico che al parto?
“Quasi tutti i futuri padri si presentano in sala parto con due o addirittura tre telefonini, un tablet e chi più ne ha più ne metta”. C’è chi non riesce a staccare dal lavoro e chi prova a scaricare la tensione con qualche videogioco. “Una scarsa metà ha il buon senso di disattivare i dispositivi quando arriva il momento del parto, mentre oltre il 50% continua a usarli, e allora noi li bacchettiamo puntualmente o gli chiediamo di spegnerli”, continua l’ostetrico, che conclude: “Io che faccio questo lavoro da 20 anni forse potrei considerare una nascita come un evento di routine. Ma quante volte a un uomo può capitare nella vita di veder venire al mondo suo figlio?”.
Non commento neppure. Rischierei di essere retorica.
Ma credo che se mio marito si fosse presentato in sala parto con il tablet, subito dopo la nascita del bambino avrei preso il suo giocattolino e l’avrei disintegrato… E non gli avrei rivolto la parola per secoli!