Viva la Mamma

Allarme dei neonatologi: sempre più bimbi nascono prima del termine

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Immagini tratte dal docu-film "Nato Prematuro", copyright del regista Enzo Cei


Sempre più mamme terminano la propria gravidanza prima dei nove mesi e vengono assalite da ansie, dubbi e sensi di colpa per i neonati piccini picciò.

Perchè? Quali sono i motivi?
E come vengono vissuti i primi mesi dai neo-genitori?

Nadia Baldi, giornalista e mamma, ci racconta delle iniziative che riguardano i nati prematuri (il 17 novembre è stata la Giornata Mondiale del Neonato Prematuro) e ci parla anche della sua esperienza, avendo anche lei un figlio nato pre-termine:

Il 17 novembre ricorre la Giornata Mondiale del Neonato Prematuro, quest’anno la quinta, e per tutta la settimana ci sono iniziative nelle città italiane volte a informare società e Sistema Sanitario relativamente all’allarme per la continua crescita del numero dei nati prematuri. Divulgo perché seguo i Convegni e perché sono passata personalmente dentro all’esperienza.

Nel 2012 il 7,2% dei neonati (534.186) era venuto alla luce prima del termine (quasi 39mila prima della 37° settimana) e l’1% aveva un peso inferiore a un chilo e mezzo (dal Rapporto CEDAP Certificato di assistenza al parto). Il 98,2% dei nati prematuri non ha problemi né complicazioni e grazie alle cure ricevute nelle Terapie Intensive Neonatali viene dimesso in buona salute. Secondo l’ultimo rapporto CEDAP solo il 2,4 % delle morti neonatali – quindi un numero molto basso – deriva dall’essere nato prematuro.

Vederli venire alla luce così piccoli crea un trauma nei genitori e semina sensi di colpa nella mamma, che vive l’inizio della meravigliosa avventura della maternità con un senso di inadeguatezza atroce. In realtà le cause sono da ricercarsi non solo nello stile di vita inadeguato delle madri – che, secondo il presidente della Società Italiana di Neonatologia prof. Costantino Romagnoli, dovrebbero “recuperare una dimensione naturale e più slow della gravidanza, considerato che per lo più le donne che lavorano, la vive con molto stress, cosa che si ripercuote sulla gestazione e sul parto” – ma anche e soprattutto nelle patologia della gravidanza (ipertensione, patologie alimentari, infezioni), nell’aumento dell’età media delle gestanti e nelle gravidanze medicalmente assistite.

Al di là dei motivi del parto pretermine che non sempre sono individuabili con certezza, quel che importa ai genitori è lo stato di salute e l’evoluzione del piccolo. I primi giorni sono i più difficili, nell’alternanza continua di progressi e regressi. Quel che scandisce il tempo, che sembra non passare mai, è il suono del saturimetro, un apparecchio che monitora 24 ore su 24 il bimbo allertando infermieri e medici in caso riduzione dell’ossigenazione nel sangue o di variazioni pericolose nella  frequenza cardiaca e nell’intensità della pulsazione. Quando inizia a suonare quell’allarme proveniente dall’incubatrice di tuo figlio l’ansia genitoriale aumenta fino al dolore. Il più delle volte – spiegano gli infermieri – accade che il bimbo si “dimentichi” di respirare, e basta stimolarlo un po’ per ricordargli di farlo. Il personale ospedaliero è infatti tranquillo nell’intervenire, invece i volti delle madri intorno sono atterriti. Le tensioni svaniscono finalmente quando arriva il momento della kangaroo-care, la marsupio-terapia, che consiste nell’abbracciare il proprio cucciolo a pelle nuda per riproporgli odore, calore e suoni (il cuore e la voce) della mamma, quelli che gli sono stati improvvisamente strappati, gli stessi che, se recuperati rapidamente dopo la venuta alla luce, possono aiutarlo a trovare la forza per sopravvivere. Ore e ore attaccati, di nuovo legati come nel ventre. Cosi come è vero che i piccoli prematuri sentono il dolore molto più degli altri, e per questo la SIN raccomanda di somministrar loro un’adeguata terapia del dolore, è altrettanto vero che apprezzano molto di più il piacere del contatto fisico con la mamma.

Hanno rughe come i vecchietti, la pelle paonazza come dopo una doccia troppo calda, a volte aprono gli occhi come se riuscissero a vederti, e stringono le mani intorno alle nostre dita per aggrapparsi alla vita che gli è appena stata data. Diversamente da quanto credono alcune madri premature, questi bimbi desiderano fortemente essere allattati al seno per conquistarsi il loro spazio esclusivo fra le braccia della mamma: fino a che il piccolo non avrà sufficiente forza per succhiare la quantità di latte adeguata alla sua nutrizione, sarà necessario utilizzare un tiralatte e somministrargli il siero con appositi tubicini; quando però avrà perfezionato la suzione allora l’attaccamento al seno sarà terapeutico per entrambi, mamma e cucciolo.

Quel che accade nelle sale di Terapia Intensiva Neonatale è raccontato in “Nato Prematuro”, un film documentario del regista Enzo Cei, selezionato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma. Dalle terapie a cui viene sottoposto, al peso, al tempo che passa: un racconto ambientato in un moderno reparto di Neonatologia, che intende ricostruire il percorso di cura ed assistenza cui è inevitabilmente sottoposto il neonato prematuro e grazie al quale è possibile osservare sotto una luce inedita quel misto di potenza, fragilità, miracolo e mistero che è la vita.

Il giorno delle dimissioni dall’ospedale è una seconda nascita. Non finiscono le ansie, forse non finiranno mai, ma in Italia un bambino che nasce prima del termine viene seguito fino all’età di tre anni in modo che si controlli se gli step neuroevolutivi siano regolari o meno. Non perché un bimbo è nato prima significa che sarà meno intelligente o meno capace dal punto di vista fisico o intellettivo: le numerose associazioni di famiglie di prematuri raccontano storie incredibili, toccanti e belle, di bambini diventati da adulti stimati professionisti o prestanti atleti (vedi www.piccinopiccio.it, http://www.vivereonlus.com/).

 

 Nadia Baldi

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