Se qualche neomamma mi avesse fatto questa domanda le avrei risposto senza esitazione: “Certo che no! Poteva essere un problema tanti anni fa, ma adesso è più che superato”.
E invece il presidente della società italiana dei neonatologi (Sin), Costantino Romagnoli, in occasione del congresso nazionale della Sin in corso a Firenze, ha dato una risposta non solo diversa, quanto preoccupante: “Fra i problemi dei neonati l’ittero è quello che conosciamo meglio, e proprio per questo ci siamo illusi che potesse essere un non problema. E invece il 3% dei nuovi nati affetti da ittero rischia danni neurologici a causa di una diagnosi tardiva”.
“Si tratta di un evento fisiologico – ha aggiunto – ma che in alcuni casi può creare problemi. Il 60% dei nuovi nati è affetto da ittero. Di questi, il 12% ha bisogno di qualche intervento terapeutico, e una percentuale che oscilla tra il 2 e il 3% arriva ad avere livelli di ittero tali che se non si interviene si possono creare danni neurologici”.
Il pericolo, ha spiegato, nasce dal fatto che il picco massimo di ittero si verifica “tra i tre e i quattro giorni di vita del bambino. L’idea prevalente di non medicalizzare il parto e di mandare a casa preso i neonati, e non dopo quattro o cinque giorni come si faceva prima, fa si’ che non si possano identificare in modo adeguato i neonati che hanno questo tipo di problema”. Per questo motivo, “sono ricomparsi problemi neurologici che avevamo dimenticato”.