“Mamma, come siamo fortunati noi!”

Prima di avere figli, seguendo in tv o nei vari talk show, le polemiche sulla presenza o meno degli stranieri nelle classi italiane, davo ragione a chi li definiva “un ostacolo per l’istruzione”.
Pensavo che la presenza di bambini stranieri non fosse positiva, che rallentasse la programmazione scolastica dell’intera classe, penalizzando quindi tutti gli altri.

Quanto mi sbagliavo!

Ora che Marco frequenta una classe dove ci sono anche bambini cinesi, arabi, romeni, etc, mi sono accorta di quanto la presenza di questi studenti stranieri sia fonte di arricchimento per tutti. Certo, ci vogliono dei limiti, non più di una certa percentuale per classe (almeno secondo me!), ma solo per permettere alle insegnanti di svolgere al meglio il loro lavoro.

L’altro giorno ho chiesto a Marco: “Amore sai da dove arriva questo tuo compagno dal nome così particolare?”
Mi ha risposto: “Non mi ricordo il nome del paese, ma ci ha raccontato che lì gli uomini fanno la guerra e tanti bambini muoiono o soffrono la fame”.
E poi ha aggiunto: “Mamma ma perché nel mondo ci sono le guerre?”

E io: “Che domanda difficile che mi fai. Mi verrebbe da dirti “perché anche i grandi litigano e lo fanno in maniera molto più violenta per far valere le loro ragioni che a volte sono solo politiche o economiche. Ma  la verità è che non lo so. Ma so che è sbagliato, perché spesso a pagare il prezzo più alto sono gli innocenti”.

La sua frase sulle origini del compagno non mi ha lasciata indifferente. Che temi profondi e complessi affrontano a scuola!

Stamattina gli ho detto: “Marco, forse una tua compagna oggi ti porterà un foglio per me, per favore non lo perdere”.

E lui: “Che foglio?”

E io: “Quello con il numero di telefono e la mail della sua mamma”

E lui: “Ma la mia compagna di classe vive con la nonna, la sua mamma non sta con lei, vive nel suo Paese. Sai, è un paese lontano e si parlano solo al telefono”.
E’ rimasto in silenzio un attimo e poi ha aggiunto: “Mamma, ma ti rendi conto di quanto siamo fortunati noi?  Noi siamo italiani, viviamo in Italia, ma soprattutto viviamo tutti insieme, tutta la nostra famiglia: io, te, papà e Luca”.

E io: “Sì, siamo fortunati, ma sono fortunata io ad avere un bambino come te”…

In Puglia, dove sono cresciuta io, almeno ai miei tempi, non c’erano tante razze, culture e colori. E a scuola non c’erano tanti spunti di riflessione. O comunque non a sei anni, in prima elementare…

7 risposte a ““Mamma, come siamo fortunati noi!”

  1. concordo: i condizionamenti e le paturnie sono solo esclusivamente frutto della nostra mente adulta. forse talora un po’ “malata”.
    quando il mio ha grande è stato preso al nido la prima cosa che feci è stata guardare nomi e cognomi dei compagni di classe. nel tempo imparai innanzitutto che un nome o un cognome non vogliono dire nulla in quanto ci sono tanti bimbi adottivi, figli di coppie miste o dal nome un po’ “stravagante”. imparai che per i bambini il colore della pelle ha la stessa valenza del colore dei capelli o degli occhi: cioè 0. ma la lezione di vita più importante me l’ha data il rappresentante di classe lo scorso anno: la classe elementare è decisamente eterogenea, indipendentemente dalle varie razze anche per problematiche famigliari. ma è decisamente la più unita delle 5. e questo grazie appunto allo splendido papà rappresentante di classe che ha coinvolto sempre tutti i genitori in ogni iniziativa; questi proprio sentendosi considerati anche se per cultura o credo in genere rimanevano in disparte hanno cominciato a partecipare alle iniziative. da cosa nasce cosa e ho capito che è facile parlare e confrontarmi anche con la mamma con cui apparentemente credevo di non avere nulla in comune.

  2. @Maria. Siamo noi ad avere condizionamenti mentali, i bambini sono puri, veri, più aperti all’altro. Quando Andrea era piccolo (intorno ai 4 anni) abbiamo trascorso le vacanze in un paesino di montagna vicino ad Assisi, per qualche anno ci siamo tornati, lo portavo al prato, un grande ritrovo per bambini attrezzato con giochi. Lì ha incontrato insieme ad altri bambini, un coetaneo, questo bimbo non aveva la mano e l’avambraccio, era nato con questo handicap. Andrea comincia a giocarci, lo tratta come trattava tutti gli altri amichetti. Io un pò timorosa volevo avvicinarmi per dire a mio figlio di non giocare pesantemente con il bimbo, avevo paura che potesse fargli del male giocando. La mamma mi ha fermato, mi ha detto di lasciarlo stare, perchè era felice che il suo bambino giocasse come se non avesse nessun handicap. tutti gli altri bambini avevano timore di avicinarsi. A casa gli dissi: “Andrea non esagerare con Pietro, potresti fargli male.
    “Perchè? Quando non riesce a fare le cose lo aiuto io”
    Senza parole, nessuno gli aveva mai insegnato niente sull’argomento.

  3. meno male che ci sono loro,piccoli grandi ometti (e donnine),a ricordarci cosa è davvero importante!sono una fonte inesauribile di saggezza

  4. Maria il tuo Marco ha detto la verità, è troppo avanti questo bambino del resto ha una mamma fortissima!!!! Un Abbraccio da Cettina

  5. Già Maria… siamo fortunati anche se passiamo la vita a lamentarci un po’ di tutto… Grazie di aver condiviso questa riflessione.

  6. Ciao Maria che bella cosa che ha detto Marco, eh si hai nostri tempi non c’erano tanti punti di riflessione. Complimenti Marco

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