Oppure di invitare degli amichetti a casa?
Spesso si assiste ad una scena che ci lascia a bocca aperta: i bambini scelgono dei giochi e si mettono a giocare, ma ognuno per proprio conto. Al massimo si contendono il gioco. Ma l’interazione finisce lì.
Ma questi piccoletti sono amici? E a che età si sviluppa l’amicizia tra bambini?
Ci spiega tutto la nostra Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli.
“L’amicizia non è innata e per diventare amici bisogna saper empatizzare, riuscire a mettersi nei panni dell’altro, solidarizzare e, soprattutto, resistere al conflitto. Le relazioni tra coetanei nascono presto, dal primo momento in cui si mettono insieme più bambini, come in un asilo. Ma l’amicizia, quella duratura, ha i suoi tempi: non è fatta solo di affetto e di condivisione di interessi, ma anche di consapevolezza che quel rapporto è voluto come persistente nel tempo.
Quindi l’amicizia è tale quando c’è la giusta maturità per superare i conflitti in nome di qualcosa che durerà più della lite. L’amicizia presuppone una capacità di fare progetti.
Gli studi più recenti in ambito pedagogico e psicologico confermano che l’amicizia nei bambini inizia in età precoce: già verso i 2-3 anni i bambini sperimentano le prime relazioni di amicizia piuttosto stabili. È però in età scolare, quindi dai 5-6 anni, che le relazioni di amicizia si fanno più stabili e molto più complesse.
Dalle tante classificazioni delle “età dell’amicizia” che si trovano in letteratura, ho ricavato questa schematizzazione, secondo la quale l’amicizia si evolve secondo cinque stadi (ovviamente tutti approssimativi e frutto di generalizzazioni):
– dai 3 ai 7 anni, l’amicizia è solo vicinanza fisica, compagnia e condivisione occasionale dei giochi;
- dai 4 ai 9 anni, l’amico è colui che aiuta e del quale si incominciano a conoscere le preferenze;
– dai 9 ai 15 anni il rapporto è caratterizzato da reciprocità e coordinamento della relazione, ma se non si è d’accordo su qualcosa non si è più amici, la relazione è ancora piuttosto fragile;
– sempre dai 9 ai 15 anni interviene un altro stadio, caratterizzato dalla fiducia, dall’intimità e dalla consapevolezza della continuità della relazione e dei vincoli affettivi tra i partner;
– dai 12 anni all’età adulta la concezione dell’amicizia diventa una relazione inserita in un contesto più generale di relazioni sociali, si ricerca e si offre sostegno psicologico ma il rapporto non intacca l’autonomia personale dei partner.
Ovviamente gli stadi si sovrappongono, proprio perché ognuno evolve con i suoi tempi da una fase all’altra.
C’è poi il modo di percepire l’amicizia da parte dei bambini. Cosa si aspettano loro da quello che chiamano “amico” nelle loro diverse età?
Prima vedono nel loro amichetto colui che compie attività comuni e che, materialmente, è vicino.
Poi nasce l’ammirazione del carattere e della personalità dell’amico.
Infine, emergono le altre dimensioni della relazione: la lealtà, l’intimità, la genuinità, l’accettazione e gli interessi comuni.
Crescendo, si cerca nell’altro e nella relazione con l’altro qualcosa sempre più complesso ed articolato.
Se l’amichetto della scuola materna, nell’età in cui bastava giocare allo stesso gioco, sarà ancora l’amico del cuore al liceo, nell’età in cui si cerca qualcuno con cui parlare di sé, è perché queste fasi, queste tappe di crescita, sono state percorse insieme.
In questo senso la scuola rappresenta un luogo privilegiato, perché costituisce uno spazio in cui i bambini si muovono liberamente, senza la presenza dei genitori, ma pur sempre all’interno di una comunità in cui vigono regole ben definite.
In questo ambiente il bambino sperimenta la sua dimensione sociale, mette in gioco le sue competenze, esprime le sue esigenze e i suoi timori.
Si comincia insomma a delineare sua “immagine pubblica”.
All’interno del gruppo ogni bambino assume un ruolo: qualcuno assume il ruolo di leader, altri invece rimangono più defilati e si conformano alle regole del gruppo, altri ancora svolgono quasi un ruolo di collante, tenendo insieme caratteri e atteggiamenti diversi.
L’amicizia svolge per il bambino compiti evolutivi fondamentali, le prime liti insegnano ad accettare la possibilità di essere rifiutati o di non andare sempre d’accordo, la consapevolezza di poter sbagliare e di dover chiedere scusa e così via.
L’amicizia costringe il bambino a confrontarsi con gli altri e a spostare la sua attenzione al di fuori di sé.
Per mantenere le sue amicizie deve imparare a controllare anche quegli atteggiamenti che, in famiglia possono essere tollerati ma non in società, come un eccessivo egocentrismo o un’esasperata possessività.
L’amicizia, inoltre, pone le basi nel bambino per lo sviluppo di principi morali come il senso della giustizia, la lealtà e la solidarietà in maniera concreta, perché le sperimenta nella sua realtà.
L’amicizia è quindi fondamentale per la crescita e lo sviluppo sano del bambino perché contribuisce alla formazione dell’autostima e della fiducia in se stesso.
E poi ricordiamoci sempre che….chi trova un amico, trova un tesoro!”
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com