Insomma senza un motivo concreto, almeno apparente, il piccolo anziché andare avanti nel suo percorso di crescita ha manifestato dei piccoli passi indietro.
Situazioni come questa ce ne sono tante. Quanti bambini ad un certo punto regrediscono?
Chiedono nuovamente il ciuccio, o il pannolino, o come in questo caso di tornare nel lettone.
In tutti questi casi come ci si deve comportare? I rimproveri servono?
Ho girato tutte queste domande alla nostra Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli.
Ecco cosa ci dice:
“Pensandoci, sento molto spesso situazioni di questo genere e quando si parla di “sonno” con un piccolo bambino, si aprono mille scenari e vissuti differenti sempre interessanti.
Premettiamo questo: quando un bambino non è più un neonatino di qualche mese, ma ha già superato i 6mesi, le abitudini della nanna cambiano, perché cambiano le consapevolezze che ha di sé e del mondo che lo circonda.
Si sente spesso dire infatti, che molti bambini, anche se stanchi morti, faticano a rilassarsi e non ne vogliono sapere di dormire, fanno capricci, sono ipereccitati, noiosi e a volte capricciosi per la troppa stanchezza, ma della nanna….proprio non se ne parla!
Questo perché, per un bambino l’abbandonarsi al mondo delle “tenebre” è un tuffarsi nell’ignoto, lontano da mamma e papà e da tutto ciò che nella vita diurna conosce e lo rassicura offrendogli dei punti di riferimento.
La notte prevede un abbandono, anche se di poche ore, un lasciarsi andare….e per alcuni bambini è più spaventoso e problematico affrontare questa fase che prevede tale distacco.
Se ci pensate, anche per noi adulti a volte la notte fa paura. È nel buio della nostra stanza e nel pieno della notte che spesso ci assalgono le paure e i pensieri più ombrosi….
Premesso il significato che assume per un bambino il lasciarsi andare al sonno, può succedere che alcuni bambini, in alcune fasi della vita, necessitano di una sorte di regressione, e cercano ciò che avevano abbandonato da tempo: il ciuccio, il biberon prima della nanna, un orsacchiotto, il lettone, una luce accesa…
In questi casi, la prima cosa da fare è non pensare a un “è tornato indietro”, ma chiediamoci cosa sta capitando nella quotidianità che possa giustificare tale regressione. A volte pensiamo solo a cose grandi e importanti (eventi traumatici, lutti, separazioni, ecc) , ma ci dimentichiamo che i bambini hanno le antenne e se per caso, durante la cena, hanno visto e sentito qualcosa che li ha turbati (in tv, tra i genitori, una discussione, uno stato emotivo di un genitore non sereno, ecc…) questo può avere ripercussioni sul comportamento del sonno.
Chiediamoci dunque cosa c e alla base di queste richieste, assecondiamole senza rimproveri ne critiche e naturalmente senza fargli pesare che vuole “cose da piccolo”!
Non è su quel comportamento che si deve intervenire, ma sulla causa che lo ha scatenato.
Nel frattempo, se pur momentaneamente, si può trovare un compromesso che rassicuri lui e faccia star sereni noi, senza timori di dargli vizi che poi non abbandonerà più.
Se ci facciamo male e dobbiamo usare una stampella per camminare, la useremo per qualche tempo, finche ne avremo bisogno, mica tutta la vita! Certo è, che se poi mi spavento cosi tanto del essermi fatta male, che mi convinco che non potrò più camminare senza supporto della stampella, allora parliamo di un’altra situazione….
Spero che l’esempio sia stato esauriente e chiaro.
Ricordiamoci che molto spesso, quello che noi chiamiamo capriccio, altro non è che l’unico modo che un bambino conosce per esprimere una sua necessità…. Il problema, è capirlo!
Per appuntamenti con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com