Ad un certo punto mio marito, stufo delle mie giravolte, mi ha chiesto: “
“Marì, ma mi spieghi che hai stasera? Ti ha morso la tarantola?”
E io: “No, la tarantola no, ma il dirigente scolastico sì. Per carità, abbiamo la fortuna di avere a capo del nostro Circolo Didattico una donna straordinaria, efficientissima e bravissima e sono sicura che farà di tutto per trovare una soluzione, ma è il sistema che sta andando a rotoli. Possibile che metà del mio stipendio se ne va in tasse, che paghiamo il pre e il post scuola, la mensa come se fosse il ristorante con un grande chef, che vado alla riunione di presentazione della scuola primaria convinta di ascoltare solo buone novelle, ossia come funziona la scuola, gli orari, l’accoglienza, e invece torno a casa con il magone? Mi verrebbe da dire per la rabbia: basta da domani non pagherò più le tasse! Anche se so che non lo farò e continuerò a pagare, pagare, pagare…”
E mio marito: “Possibile che è da 10 minuti che parli e ancora non ho capito nulla? Volendo fare una sintesi, mi dici che ha detto la dirigente?”
E io: “Sì, che probabilmente il prossimo anno scolastico si formeranno più prime, che non ci sono fondi, non ci sono insegnanti e che le classi che si formeranno in più frequenteranno 27 ore settimanali e non 40”.
E lui (che cominciava ad agitarsi esattamente come me!) ha aggiunto: “Spiegati un po’ meglio, sei sulla buona strada”.
E io. “Ancora non c’è nulla di definitivo, ci sarà una nuova riunione fra un paio di mesi, quando si saranno concluse le iscrizione e quindi si saprà con certezza il numero dei bambini che frequenteranno la prima elementare.
Ma al momento, secondo le prime stime, si sa che sarà formata almeno una classe in più (forse due). Poiché si tratta di scuola dell’obbligo e nelle varie strutture non c’è più spazio, probabilmente si dovranno sacrificare i locali mensa, e i bambini mangeranno in classe.
Ma poiché non ci sono fondi, non c’è la copertura per le 40 ore, la classe in più che si formerà farà 27 ore. Quindi sarà assicurata l’attività al mattino e per 4 giorni alla settimana quella pomeridiana. Rimangono scoperte le due ore del pranzo e un pomeriggio a settimana. Ciò significa che, se non si troveranno altre soluzioni, i bambini che frequenteranno questa classe dovranno tornare a casa alle 12 e mezza, mangiare, riposare e tornare a scuola alle due e mezza per 4 giorni a settimana. Mentre un giorno a settimana torneranno a casa alle 12:30”.
Tutto chiaro?”
E lui: “Sì, e come si fa con il lavoro?”
Io: “Questi sono problemi tuoi, mica della scuola. La scuola ha già troppi problemi da risolvere per pensare pure ai tuoi!”.
E lui: “Ma verranno considerate le condizioni personali di ogni famiglia? Ossia se i genitori lavorano in due a tempo pieno e non hanno i nonni vicini, se invece hanno degli aiuti, eccetera?”
Io: “Secondo te?”
Lui: “Secondo me sì.
Io: “E invece no. Vale la risposta di prima, ossia sono problemi tuoi non della scuola.
Sai che in quasi in tutta Italia e soprattutto al Sud, i bambini tornano a casa alle 12 e mezza e che questo problema del tempo pieno si pone solo nelle grandi città e nell’hinterland? Per il Ministero dell’Istruzione le ore di insegnamento sono 27. Punto. Per questo è un gran problema trovare le soluzioni alternative. Deve intervenire il Comune (e si sa che i fondi sono bloccati) oppure i genitori con un contributo aggiuntivo mensile”.
E lui: “Ma il contributo lo devono pagare solo i genitori dei bambini sfigati? O tutti?”
E io: “Come bambini sfigati?”
E lui: “No scusa, gli sfigati sono i genitori che devono impazzire per gestire il tutto, pagare il contributo in più per avere un servizio più scadente e pagare la baby-sitter per un pomeriggio a settimana. Il discorso non fa una piega.
Ma perché questi bambini devono fare meno ore di lezione degli altri? Due ore a settimana per 5 anni è un bel gruzzolo di ore”.
E io: “Madonnamia, stai cercando il pelo nell’uovo! Hanno 20 anni di studio davanti a loro. E poi devi guardare la qualità dell’attività didattica non la quantità! Almeno questa è la risposta che ci è stata data quando un genitore ha posto la stessa domanda al dirigente!”
E lui: “Considerando che per mancanza di soldi hanno segato pure le attività motorie, le lingue straniere e non so cos’altro è meglio che non metto becco nella qualità. Mi verrebbe lo sconforto!”
E io: “Comunque la dirigente ci ha salutato dicendoci: “Vi voglio trasmettere un messaggio di ottimismo. Sono certa che non l’impegno di tutti riusciremo a trovare la soluzione migliore. Non fasciamoci la testa. Quando avremo i numeri, vedremo il da farsi. Intanto siate ottimisti”.
Quindi amore mio cerca di essere ottimista per due mesi. Poi vedremo. E comunque si farà un sorteggio. Dici che su oltre 200 bambini sarà estratto proprio il nostro?”
E lui: “Con la fortuna che abbiamo, sì”
E io: “Vedi perché mi sono innamorata di te? Perché sei sempre positivo e ottimista. Bravo. Buona notte”
E lui: “Buona notte”.
Intanto però… continuavamo a girarci e rigirarci nel lettone
W l’Italia!
W I tagli all’istruzione!