Viva la Mamma

Ho la sindrome di Peter Pan? Non lo so, ma sono pazza del musical

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Quando il sipario è calato la prima cosa che ho pensato è stato: “Non c’è due senza tre”.
Perché se la prima volta lo spettacolo mi è piaciuto tanto, mi ha stupito, meravigliato, entusiasmato, colpito. La seconda volta l’ho guardato con altri occhi. Sono andata alla ricerca di quei particolari che la volta scorsa non avevo avuto modo di osservare. Mi sono divertita e, a tratti, anche commossa.

Ebbene sì, sabato scorso siamo andati a vedere Peter Pan il Musical.
Mi è bastato? Nooooo.
Vi dico solo che se l’anno prossimo riproporranno lo spettacolo, farò di tutto per essere ancora lì.

Vi potrei raccontare la trama, ma la conoscete già, è la classica storia di Peter Pan.
Vi potrei dire di quanto erano bravi gli attori, di quanto erano belle le coreografie, le scenografie, i costumi.
Ma non lo farò. Non perché io non ne abbia voglia, ma perché credo che neppure utilizzando le parole più belle e ricche del nostro vocabolario riuscirei a trasmettervi quelle emozioni, quel calore, quella voglia di tornare bambina che ho provato in quelle due ore.
Vi racconterò, invece, dell’altro…

Vi dirò invece che quando in scena è arrivato Peter Pan l’ho guardato e mi sono chiesta: “Ma è Manuel Frattini? L’altra volta era diverso, aveva i capelli più chiari”.
Ci sono rimasta male.
Mio marito mi ha vista e mi ha chiesto: “Beh! Cos’è quella faccia?”
E io: “Ma forse questo non è Manuel Frattini!”
E Lui: “E quindi? Magari è bravo!”

Dopo un minuto avevo gli occhi spalancati. Che piroette! Che salti! Che voce! Insomma che meraviglia!

E non avevo visto ancora il volo!

Ad un certo punto, sostenuto da una fune, si è librato nell’aria e ha cominciato a fare una serie di giravolte che sembravano infinite. Era un angelo in cielo.
Che forza e quanta maestria!
L’altra volta non lo aveva fatto. Eravamo tutti con il naso all’insù e la bocca aperta. Grandi e piccini senza distinzione.  Si sentiva solo: “Ohhhhhhhhhhhhh!”
Finito l’atto si è alzato un applauso scrosciante. Ovviamente meritatissimo.

“Sai, ho detto a mio marito, non so chi sia, ma se non è lui è proprio il caso di dire che l’allievo ha superato il maestro”.

Alla fine del primo tempo sono andata a chiedere alla mia amica che, essendo coreografa, conosce tutti gli artisti di persona, e mi ha detto: “Ti assicuro che è Manuel Frattini, solo che ha i capelli più scuri!”

E mio marito, davanti a tutti: “E’ da un anno che mi fai una testa così con questo Manuel Frattini, che mi dici quanto è bravo, quanto è bello, come salta, bla, bla, bla, e non sai neppure che faccia abbia?”

Sigh! Vabbè!

E poi? E poi c’era lui il cattivissimo Capitan Uncino che, con spugna e la sua lurida ciurma al seguito, ha conquistato la simpatia e la stima dei miei tre uomini.
Appena il pirata senza la mano usciva di scena Luca cominciava a martellarmi: “E Capitan Uncino dov’è? Quando torna?”

E così, tra un applauso e l’altro, una risata e una lacrimuccia si è concluso anche il tanto atteso musical.

Devo dire che, tra le mille cose, mi ha stupito proprio il piccolo Luca: non ha ancora tre anni e ha seguito tutto lo spettacolo (durato dalle nove di sera alle 11 e mezza passate) senza perdersi una scena. Occhi sgranati e bocca aperta per oltre due ore e mezza.

E mi è piaciuto pure vedere come se la rideva quello scettico di mio marito. Lui che non è mai venuto con noi e non ha mai visto un musical perché ha sempre detto che non gli piace il genere. Beh! Si è ricreduto 😉

Ah! dimenticavo. La chicca della serata?

Edoardo Bennato, il genio compositore delle canzoni del musical, era lì, insieme al pubblico a godersi lo spettacolo.

E alla fine è salito sul palco e ci ha deliziato con una nuova “canzone” scritta da lui per l’occasione e cantata dal vivo.

Spero di non avervi annoiato con questo racconto-lenzuolo.
Ma ci tenevo così tanto a condividere con voi questa esperienza e in un certo senso, a farvi partecipare a Peter Pan il Musical!

Chissà se l’anno prossimo torneranno a Milano. Io ci spero. Perché… non c’è due senza tre 😉

 

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