In pausa pranzo sono stata alla festa di Natale organizzata dalla classe di Marco.
L’orario, lo ammetto, non è stato comodissimo, dalle due del pomeriggio alle quattro meno un quarto.
Ma come facevo a non andare? Era la festa dell’ultimo anno!
L’anno prossimo sarà in una scuola nuova, con compagni nuovi, sarà più grande, tutto diverso.
Sono arriva di corsa all’ultimo minuto.
Lo spettacolo stava per cominciare.
Avevo il fiatone e i lacrimoni sulla rampa di lancio.
Eh, sì! Ormai è ufficiale: io piango sempre in queste occasioni!
Mi commuovo, che ci posso fare?
Ad un certo punto è partita la musica e i bambini sono usciti dalla classe in fila indiana, mano nella mano.
Erano tutti vestiti uguali: pantaloni blu, maglietta rossa e cappello di Babbo Natale in testa.
Ai polsi dei bracciali fatti con la carta crespa.
Oddio… meravigliosi!
E così le lacrime sono arrivate puntuali a solcarmi il viso.
E ancora non avevo visto lui, il mio piccolo grande ometto.
Poi è arrivato.
Io ero in piedi, ma in una posizione un po’ defilata.
Lo vedevo che cercava in mezzo alla folla un viso amico, il mio.
Gli avevo detto che avrei fatto di tutto per partecipare, ma che non ne ero certa. E che papà, invece, non ci sarebbe stato perché è a lavoro in un’altra città.
Quando finalmente mi ha visto, il suo volto si è illuminato. Mi ha fatto un gran sorriso e qualche lacrima è scesa anche sul suo faccino.
Tutto il resto, le canzoncine, le poesie, la coreografia. Tutto bellissimo.
Certo, Marco non era proprio sincronizzato con il resto del gruppo. Guardava me e non la maestra. Così gli altri bambini si piegavano sulle ginocchia e lui rimaneva in piedi, si accodava l’istante dopo. Gli altri bambini portavano su e giù le braccia e lui … li seguiva con un tempo diverso, diciamo non sincronizzato.
Era visibilmente emozionato e imbarazzato. Ma per me è stato bravissimo lo stesso!
Alla fine c’è stato un piccolo rinfresco. E Marco era così felice di avermi con lui che non si staccava dalla mia coscia.
Poi mi ha detto: “facciamo una foto e la mandiamo a papà? Così anche lui saprà di quanto sono stato bravo e bello!”
Detto, fatto. Anche papà ha avuto la sua piccola parte.
Dopo un po’ siamo andati via. L’ho portato dalla tata, dalla fantastica nonna Emilia, e sono tornata al lavoro.
Marco era particolarmente stanco.
E’ stata una giornata importante anche per lui!