Metodi attuali e più appropriati rispetto a quelli adottati in passato in merito a questioni come la posizione più sicura per dormire o per viaggiare nel seggiolino delle automobili.
La ricerca è stata promossa dall’American Community Survey.
Secondo lo studio la percentuale di nonni che si occupa dei nipoti è salita in dieci anni del 20%. Ciò rende essenziale che i “nonni-sitter” siano informati e al passo con i tempi in merito a cure e accudimenti efficaci.
I partecipanti ai test hanno risposto a diverse domande che hanno valutato il livello di consapevolezza e di capacità di intervenire prontamente in situazioni rischiose per i piccoli. Un esempio? Alla domanda “qual è la migliore posizione per far dormire un bebè?” Il 33% ha risposto “sulla pancia”, il 23% “su un fianco” e il 43, 8% “sulla schiena”, l’unica posizione raccomandata dai pediatri contro la sindrome della morte infantile improvvisa.
Lo so, questo è un argomento spinoso.
Da un lato i nonni sono una ricca risorsa, anzi, direi anche inestimabile. L’affetto e l’amore che hanno verso i loro nipotini non ha eguali. Non ci sono tate o babysitter o nidi in grado di competere.
Dall’altro però, mentre le tate e le babysitter si possono “educare” (nel senso che si può dire loro come devono prendersi cura dei bambini, cosa devono fare, come e quando) e le educatrici del nido sono già espertissime e preparatissime, i nonni spesso e volentieri fanno a modo loro. Ed è difficile fargli cambiare idea su come gestire i bambini.
Mia madre, ad esempio, mi risponde: “Sei cresciuta male tu? Ti è mai accaduto qualcosa? E allora stai tranquilla che non succederà nulla neppure a loro. Se mi lasci i bambini, per favore, non mi chiamare ogni cinque minuti. Se ho bisogno ti chiamo io!”
Finora sono state rare le occasioni in cui ho potuto lasciare i miei figli con i nonni. Tutti e 4 i nonni vivono a mille chilometri di distanza.
E per una mamma, penso soprattutto alle neomamme , quelle che seguono pedissequamente i consigli dei pediatri, accettare “intromissioni” nella gestione della propria creatura è difficile. Soprattutto se questi “consigli” sono esattamente opposti a quelli fatti dal proprio medico di fiducia.
Ricordo che quando Marco era piccolissimo, a uno-due mesi, mia madre mi disse: “Ai miei tempi i dottori ci facevano strizzare i capezzoli dei maschietti fino a che non usciva un siero”.
Le risposi inorridita: “Hai detto bene, ai tuoi tempi. Ora queste pratiche indecenti non si fanno più e per favore non toccare i capezzoli del bambino. Chiamai immediatamente la pediatra”.
Mamma capì e non lo fece. Per fortuna.
Ma ho visto e sentito visto casi di litigate clamorose, soprattutto tra nuora e suocera, per questi motivi.
Secondo me questo studio non ha tutti i torti. I tempi cambiano, i consigli dei pediatri cambiano, ma i nonni no. Loro hanno le loro esperienze che sono e rimangono datate.
Ciononostante, però, non credo che al mondo ci siano persone migliori a cui affidare i propri figli.
Io ho ricordi meravigliosi del tempo trascorso con i miei nonni.
E mi dispiace per i miei figli, mi dispiace per quei mille chilometri di distanza che li tengono lontani dai loro nonni!