E a quanti mesi oppure anni è giusto fargli fare la prima visita oculistica?
Dati alla mano, i genitori italiani si preoccupano poco della salute degli occhi dei propri figli.
Il 70% circa ritiene la visita oculistica ‘non strettamente necessaria’, e da un’indagine su campo promossa dalla Commissione difesa vista è emerso che solo il 30% dei bambini aveva effettuato le visite a 3 anni e 5 anni. Tra chi ha fatto le visite, poi, il 6% dei bambini tra 1 e 5 anni presenta difetti visivi (strabismo, ipermetropia, astigmatismo e miopia), circa il 4% porta occhiali correttivi (66% di chi ha difetti visivi), ma ben il 34% non corregge il difetto.
Ma perché ci preoccupiamo così poco?
Eppure basterebbe veramente poco, un’ora del nostro prezioso tempo, per portare i bambini da uno specialista. Prima si individua un eventuale difetto e prima si corregge.
“L’attenzione verso la salute della vista dei bambini andrebbe formalizzata anche in Italia, dal momento che una visita tempestiva permette di mettere il bambino nelle condizioni di iniziare la sua vita scolastica nel migliore dei modi”, dicono gli esperti della Commissione. Far controllare la vista ai propri figli prima di iniziare la scuola (e poi farlo regolarmente) dovrebbe essere una buona abitudine per i genitori italiani. “L’impegno scolastico comporta importanti consumi di energia psicofisica. Pertanto la condizione di buona salute generale costituisce un requisito fondamentale, e l’efficienza visiva ne è una componente essenziale”, afferma Francesco Loperfido, consulente della Commissione difesa vista e responsabile del servizio di Oftalmologia generale presso l’Unità Operativa di Oculistica dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
L’apprendimento viene facilitato quando si utilizzano bene entrambi gli occhi, quando le informazioni visive si combinano con quelle provenienti dagli altri sensi, e questo ‘insieme’ consente di intraprendere azioni rapide, precise e risposte corrette.
Ecco dunque che “sottoporre i propri figli a controlli mirati è fondamentale”, sottolinea Loperfido. Se si facessero controlli regolari non ci sarebbero problemi.
Ma se non li abbiamo mai fatti, quando c’è da preoccuparsi?
Spesso l’organismo segnala le situazioni di disagio con: mal di testa, bruciore agli occhi, annebbiamenti della vista da vicino o da lontano, ancor prima che il difetto visivo sia rilevabile.
“Quando il bambino o il ragazzo non vede bene solitamente assume atteggiamenti posturali scorretti – dice Loperfido – Testa e corpo troppo curvi sul banco, mettere in obliquo il foglio su cui si scrive”, sono spie da non sottovalutare. Indicativa, in alcuni casi, può anche essere “l’impugnatura della penna: se la forza per tenerla è eccessiva, questo suggerisce che c’è qualche difficoltà”. In questi casi il controllo è d’obbligo.
Oltre a una semplice visita per verificare la capacità visiva, è necessario anche un controllo per esaminare l’efficienza visiva globale, quindi: che ci sia una acutezza visiva ottimale sia da lontano che da vicino, che la capacità di focalizzare i dettagli sia efficiente, che ci sia una buona coordinazione binoculare cioè che i due occhi si integrino bene insieme, determinando la percezione stereoscopica. “I controlli vanno eseguiti a distanza di tempo variabile in rapporto alla malattia o al difetto evidenziati e alla loro gravità”, commenta Loperfido. Dunque “ogni
3-4 mesi, oppure ogni 6 mesi. Se non ci sono difetti evidenti un controllo all’anno è comunque opportuno”.
Tra i disturbi più diffusi c’è l’ambliopia, nota anche come occhio pigro. Si tratta di una diminuzione della vista in un occhio solo, senza altre malattie oculari evidenti e rappresenta la causa più frequente, nei bambini, di diminuzione della vista in un occhio (ne soffre circa il 2-3% dei bambini sotto i 5 anni). In questi casi è fondamentale intervenire immediatamente “perché i migliori risultati terapeutici si ottengono praticando l’occlusione dell’occhio migliore (quello che vede), entro i primi 10 anni di vita”, spiega Loperfido.
“Ancora meglio sarebbe intervenire entro i 3 anni”.
Controlli mirati e tempestivi, conclude l’esperto, consentirebbero anche di evidenziare problematiche più complesse come la dislessia, un disturbo che secondo recenti statistiche riguarda almeno il 5% della popolazione scolastica, di cui ancora si parla poco e, soprattutto, poco si fa per individuare e aiutare chi ne soffre.
E voi avete portato vostro figlio dall’oculista?
Io sì!
Marco a nove mesi e poi a due anni. Sempre all’ospedale San Raffaele. E’ quello più vicino a casa mia. Ora, però, dovrei riportarlo per un controllo!
Luca, invece, è stato più fortunato: sono stati gli specialisti del San Raffaele ad andare al nido per fare il primo controllo oftalmico, gratuito, a tutti i bambini.
E questo controllo lo fanno ogni anno!
Concludo rispondendo alla domanda inziale: quando fare la prima visita oculistica? I pediatri consigliano la primissima visita entro il primo anno di vita se non ci sono disturbi evidenti (come lo strabismo, per esempio).
Poi la seconda verso i tre anni. E se non ci sono problemi, la terza prima dell’inizio della scuola elementare.