E in estate, con le finestre aperte, è facile sentire il pianto di un bimbo.
Ieri sera ero a letto e nel silenzio della notte sentivo che c’erano diversi bambini intenti a tenere svegli i genitori (come non li invidiavo :)).
Provavo a distinguerli. Non è difficile. Il pianto di un bimbo di sei mesi è completamente diverso da quello di due anni, e lontano anni luce da quello dei neonati.
E ieri sera c’erano tutti, anche quello della nuova arrivata. Un dolce suono per i vicini, una tortura per i genitori che spesso vanno in panico quando non riescono a placarlo.
Ma perché i neonati piangono? Su questo argomento c’è un articolo molto interessante sul numero di questo mese di Figli Felici.
Una frase in particolare mi ha colpita: “Il pianto è uno dei mezzi più efficaci e perentori che il bambino utilizza per comunicare con l’esterno. E se un bimbo piange in maniera vigorosa, con un dispendio notevole di energie, non sta male, sta solo manifestando un bisogno, una necessità, una esigenza non soddisfatta. Quando un bambino sta veramente male non piange, ma si lamenta, che è tutt’altra cosa!”
Questa frase, da sola, dovrebbe far tranquillizzare tutte le neomamme che vanno nel panico quando il pargolo non si calma. In realtà sta solo chiedendo supporto per una sua necessità, ma non ha un malessere fisico!
E a proposito di neomamme, il loro atteggiamento e comportamento gioca un ruolo rilevante in questa partita. Se la mamma è ansiosa, insicura e preoccupata, avrà maggiori probabilità di avere un bebè portato al pianto.
Quindi serenità, dolcezza, calma, attenzione, disponibilità al sacrificio, accettazione del bambino, rispetto della sua personalità, soddisfacimento dei suoi bisogni naturali sono gli atteggiamenti utili per gettare le basi della sua tranquillità.
Ma quali sono i tipi di pianto più frequenti?
1) Quando il neonato esprime fame e sete. E’ facile da riconoscere: le lacrime scompaiono non appena il piccolo riesce a succhiare qualsiasi altra cosa gli capiti a tiro: dita, ciuccio, lenzuolino. E ricomincerà a strillare non appena si renderà conto che pur succhiando nella sua bocca non entra nulla. Cosa fare per calmarlo? Dargli da mangiare!
2) Se manifesta un disagio fisico: ad esempio quando è sporco (è sufficiente cambiarlo per placare il pianto), quando ha caldo (difficilmente invece si lamenta quando ha freddo), quando si spaventa per rumori violenti, per luci intense o per troppe voci di persone.
3) C’è quello della stanchezza: si manifesta quando i neonati vengono sottoposti a un eccesso di stimoli esterni che non riescono a controllare, come parlargli in continuazione, farli giocare per forza, mettergli carillon e musichette, etc.
4) C’è quello annoiato: in genere arriva nel lattante di qualche mese quando viene lasciato troppo tempo da solo
5) A volte serve per scaricare la tensione. E’ il caso in cui i bambini piangono senza alcun motivo apparente e individuabile.
Come fare a riconoscerli? I genitori imparano subito a conoscere il proprio piccolo. Si sintonizzano sulle stesse frequenze 🙂 Ed esattamente così come riconoscono il pianto della loro creatura tra mille bimbi diversi, allo stesso modo imparano a capire la tipologia del pianto. E’ questione di esperienza e di orecchio 🙂
Ma perché alcuni bimbi piangono più di altri?
Gli esperti di Riza rassicurano: è solo una questione di carattere. Ci sono bimbi più tranquilli e bimbi più iperattivi!