Mortalità materna, a chi credere?

Non è vero che l’Italia ha il tasso di mortalità materna legata al parto più basso al mondo.
Se si uniscono infatti i dati dei certificati di morte Istat con quelli delle schede di dimissione ospedaliere, non si ha più infatti un valore di 4 morti ogni 100mila nati vivi, ma di 11,8 morti, cioè il 63% in più, più elevato rispetto alla media dell’Europa occidentale (7-8). E’ quanto emerge da uno studio condotto dal Reparto salute della donna e dell’età evolutiva del Cnesps-Iss (Istituto superiore sanità), pubblicato sul rapporto Istisan.

Dall’indagine, che ha raccolto i dati dal 2000 al 2007 di Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia (anche se quelli della Campania sono stati scartati per criticità nel registro di mortalità regionale) è emerso che la mortalità materna è 3 volte più alta in Sicilia (24,1) rispetto a Toscana ed Emilia Romagna (7,6), che c’è un rischio doppio di mortalità per le donne che hanno una gravidanza oltre i 35 anni, e tre volte maggiore tra le donne sottoposte a taglio cesareo.

In totale, tra il 2000 e il 2007 in queste Regioni sono stati registrati 1.001.292 nati vivi e 260 morti materne con un’età media di 33 anni.

Anche il basso livello di istruzione e la cittadinanza non italiana sono risultati associati ad un maggior rischio di mortalità materna.
Le cause più frequenti di mortalità materna sono le emorragie e i disordini ipertensivi in gravidanza in caso di morte diretta (cioè causata da complicazioni legate al parto), e neoplasie, patologie cardiovascolari e i suicidi tra le cause indirette (cioè malattie preesistenti o insorte durante la gestazione e da essa aggravate).

A chi credere?
In ogni caso, comunque si tratta di valori molto molto bassi (12 su 100mila!)
Quindi mamme con il pancione, state pure tranquille!

 

4 risposte a “Mortalità materna, a chi credere?

  1. oddio ke brutta storia……….. è vero………..vergognoso ke nel 2012 succedano certe cose ….. non si sa ke dire …. speriamo solo ke il colpevole venga punito!!!!!

  2. Abito a ROma, una ragazza che conosco ( 33 anni ) , è appena deceduta dopo taglio cesario in una famosissima clinica privata romana in zona sud-est.
    Perforazione dell’utero, emoragia ( sembrerebbe trascurata) e conseguente infezioni a tutti gli organi interni vicini. Febbre, dolori, 1 mese di coma, 8 interventi x salvarla………..ma nulla da fare…….. lascia un bimbo di 3 anni e il neonato di 1 mese. Ci saranno indagini per individuare responsabilità mediche. Sembrerebbe che il ginecologo abbia fatto l’errore di traforare l’utero e non accorgersene. La ragazza è stata trasferita al Pertini, e la cosa vergognosa, che questo medico neanche si è degnato di visitare la sua paziente in quelle condizioni gravi oppure fornire collaborazione hai suoi colleghi…. in fondo in fondo, solo lui potrebbe sapere cos’è successo in sala parto.
    Non dirò il nome del medico, perchè non sono ancora chiare le sue responsabilità.
    Assurdo nel 2012 morire di parto a Roma, in clinica specializzata a 33 anni !!!! quasi come in Africa….
    Io sono sempre stata a favore dei parti in OSPEDALE e assolutamente NO nelle cliniche private……sicuramente più chic e pulite come se fossero hotel………….. ma ricordiamoci che in caso di urgenza x mamma e neonato………quasi tutte non sono adatte x una rianimazione e spesso non hanno neanche un ambulanza per un trasferimento d’emergenza in ospedali di sicuro attrezzati.
    Dal sondaggio fatto, sarei curiosa di sapere queste percentuali di casi di morte materna, se appartengono più a strutture pubbliche, che private.
    La cattiva sanità taglia i reparti/ personale di ostetricia negli ospedali……spesso siamo costrette per una scelta alla clinica privata………e spesso paghiamo le conseguenze in caso di urgenza.

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