Arriva in libreria “Il Dizionario bilingue Italiano-Bambinese Bambinese-Italiano”

Ve lo ricordate il primo gorgheggio di vostro figlio?
E la sua prima parola?
Molti di voi probabilmente si saranno presi la briga di annotare tutto su un preziosissimo taccuino: la data, la parola e la pronuncia.
Altri, non l’hanno fatto, pensando di avere tutto ben impresso nella memoria. Ma questi sono momenti che passano così in fretta e spesso i ricordi vengono offuscati dal da fare quotidiano.
Ebbene leggere questo libro, per me che faccio parte della seconda categoria, è stato come fare un tuffo nel passato, per fortuna ancora non troppo lontano.

“Dizionario bilingue Italiano-Bambinese Bambinese-Italiano” questo il titolo del libro scritto a quattro mani da Francesca Del Rosso (già autrice di “Mia figlia è una iena”) e Daria Polledri.

Ho sorriso, ho pensato: “è vero anche i miei fanno così!”.
Buffi, simpatici ma tanto, tanto impegnati nel pronunciare al meglio quelle difficilissime parole.

Le due autrici hanno fatto un elenco di oltre 400 parole e di ognuna hanno riportato la forma più comune di pronuncia da parte dei bimbi, lasciando poi lo spazio per annotare quella più importante: l’espressione dei nostri figli.
Qualche esempio?
Cane: abbe, babà, bau
Cavallo: tavallo, cloppete cloppete, caballo.

Ma leggere questo particolare dizionario è anche una bella occasione per fare un viaggio nel mondo del linguaggio dei piccoli. Capire, anche con il contributo di alcuni logopedisti, qual è lo sviluppo corretto. Quali possono essere i difetti più comuni, e cosa fare o non fare per correggerli.

Sapete qual è l’ultima consonante che in genere i bambini riescono a pronunciare?
La “r”. Io l’ho imparato con Marco. Pensavo che il suo fosse un nome facile da dire. E invece, poverino mio figlio, ha impiegato proprio tanto. Solo intorno ai tre anni e mezzo è riuscito a dirlo quasi correttamente. Prima era “Matto”, poi “Marto”, “Macco” e alla fine “Marco”. Alè!

Ma ai bambini come ci si deve rivolgere? Qual è la forma più giusta per parlare con i propri figli? E’ meglio utilizzare un vocabolario vasto, o poche parole?

Lo abbiamo chiesto all’autrice Francesca Del Rosso.

Ecco cosa ci risponde.

“Ai bambini bisogna parlare con assoluta naturalezza, usando il nostro vocabolario, senza sforzarci di renderlo “formato ridotto” né aggiungendo parole forbite che non usiamo più. Imparano a parlare ascoltando tutto quello che accade dentro e fuori casa e noi possiamo aiutarli ripetendo la parola storpiata detta da loro in modo corretto, facendo i complimenti per un vocabolo conquistato e invitandoli a pronunciare parole nuove invece di indicare solo gli oggetti. Non esiste la ricetta giusta, ma solo un consiglio: leggere tanto ad alta voce e aiutarlo a comunicare facendolo sforzare senza frustrarlo. Ho visto bimbi silenziosi che indicavano oggetti e madri subito pronte a darglielo senza nemmeno dire “questo è un cucchiaio”, bimbi presi in giro dai genitori perché non riuscivano a pronunciare correttamente una parola… Non esiste una ricetta… però è bene ricordare che i bimbi sono delle spugne e imparano tutto molto in fretta. Ripetono tutte le nostre espressioni e modi di dire. Ascoltati in ogni luogo, anche il più impensabile!”

Se il bambino non parla bene, non pronuncia correttamente alcune parole, a che età noi genitori dobbiamo preoccuparci? A che età è giusto portarlo dal logopedista?

“Ogni bimbo ha la sua velocità… c’è chi è un turbo e chi un diesel. L’unica e imprescindibile condizione per crescere bene e sviluppare un linguaggio adeguato è che abbia dei genitori calmi e non ansiosi. Solo dopo i due anni compiuti ci si può iniziare a preoccupare e il primo che può consigliarci una visita dal logopedista è sempre il nostro pediatra di fiducia. Mi piace ripetere una frase che mi ha detto un giorno Federica Sissoldo, la logopedista che ci ha aiutato nella stesura di alcune lezioni di bambinese: “L’importante è ciò che dice il nostro bambino e non come lo dice”!

Tu hai due figli: hai annotato le pronunce delle parole dei tuoi bimbi o ti sei affidata ai ricordi?

“Per le parole della iena Angelica, che fra poco compie sei anni, ho dovuto cercare tra i miei appunti mentre Mattia, che ha tre anni, è stato il mio dizionario vivente! Daria, mia cugina e coautrice del dizionario, ha due bimbi piccoli e anche lei racconta di post it appiccicati ovunque per non dimenticare! E’ stato proprio questo desiderio di fissare nel tempo le loro creazioni linguistiche che ha fatto nascere il Dizionario bilingue. Ci siamo dette “Quante mamme sono nella nostra stessa condizione?” E voilà… la soluzione! Poi si sono aggiunte le curiosità, il frasario e le favole in bambinese. Scrivere questo libro è stato molto divertente.

Ho riso da matti quando ho letto le perle di saggezza dei piccoli e le favole raccontate dai piccoli: come vi è venuta questa idea?

“Ancor prima di realizzare questo dizionario ho creato dei diari su cui annoto i pensieri, gli eventi e le piccole conquiste dei miei figli. Ognuno di loro ha quindi un diario personalizzato dove spesso ricopio le loro frasi più divertenti. Lo faccio perché ho poca memoria e mi dispiacerebbe perdere per sempre le loro perline di saggezza! Stare a contatto con due nanerottoli che parlano in continuazione per casa è una fonte inesauribile di risate e basta confrontarsi con le mamme e i papà di piccoli parlatori in erba per riempire pagine e pagine di divertentissime battute e storpiature… Come non inserirle in un dizionario come questo?
L’ultima perlina di saggezza che ho sentito? Questa mattina mentre li accompagnavo in macchina alla scuola materna, prima di andare a fare le mie otto ore di lavoro, Mattia ha esordito per l’ennesima volta così: “Mamma perché al guidante se sempre così polenta?”. Per me iniziare la giornata con un sorriso è la migliore ricetta per la felicità”.

Eccovi alcune delle perle di saggezza dei piccoli oratori: 

Imparando le buone maniere…
vojo acqua
Mamma: per…?
per bere! Pietro, 3 anni.

Il giorno della festa del paese: papà oggi sparano i fuochi
dellaltro ufficio? Teo, 2 anni e mezzo.

Maestra: che lavoro fa il tuo papà?
fa tante cene negli uffici Sara, 4 anni.

Mamma, ma oggi è domani? Olivia, 3 anni (Questa me la fa pure Marco… tantissime volte :))

Da oggi, 10 aprile, il dizionario è in tutte le librerie di Italia, le autrici hanno deciso di creare una pagina facebook per farsi aiutare da tutte le mamme internettiane a “aggiornare” la prima edizione. Se avete parole che sul dizionario non ci sono, scrivetele! Se avete perline di saggezza… sono le benvenute! Un modo per ritrovarsi tutte insieme e mettere nero su bianco alcuni momenti di felicità! E magari ritrovarsi citate nel prossimo dizionario 2.0!

27 risposte a “Arriva in libreria “Il Dizionario bilingue Italiano-Bambinese Bambinese-Italiano”

  1. @mimi: hai tenuto duro fino ad oggi ed hai aspettato pazientemente 4 mesi ormai non mollare…se torna affronterete la questione futuro viso a viso, se non torna farai le tue valutazioni.
    Comunque la scelta e’ difficile, sembra banale dire che tra lavoro e sentimenti si dovrebbero scegliere i sentimenti, ma secondo me il tuo lui sta cercando il modo di salvare capra e cavoli…e spero veramente per voi che trovi una situazione che non generi ne’ rimorsi ne’ rimpianti a nessuno dei due

  2. Ciao a tutte.
    @Cettina, sono contentissima per te e i risultati che hai avuto.
    @Mimi, porta ancora un pò di pasienza. Quando avrai un quadro chiaro delle sue intenzioni potrai agire senza rimpianti.
    Per Antonio che ha detto mamma e papà a 7 mesi, poi nonna, pappa, acqua e si è fermato fino ai quasi 16 mesi ( mi stavo anche preoccupando per questo), le parole che più mi fanno ridere sono:
    meccatico (meccanico) è rivolto a me quando gli chiedono il lavoro della mamma.
    caratiniere (carabiniere) per il lavoro del papà
    compeppore (compressore)
    E anche per lui topolino diventa popolino e bugiardo diventa bugione. Per il resto dice tutto in modo corretto.

  3. @ Vale82: grazie… la situazione, almeno dal mio punto di vista, fa veramente schifo.

    Vedremo un po’ come va… Io sono rassegnata al peggio; se invece per qualche arcano motivo dovesse finire come nei film (con il lui della situazione che si rende conto che il lavoro è importante ma la sua lei lo è di più) sarei solo che felice.

    Peccato che non ci credo più da un pezzo agli happy end di Hollywood nella vita reale…

  4. alcuni vocaboli fanno morire dal ridere, i bambini sanno sempre come sorprenderti! una bellissima idea, bella anche la parte in cui ognuno può inserire le frasi del proprio piccolo…complimenti!

  5. @ SilviaFede: no, no, che invenzione?! E’ una parola verissima!

    Non è ancora tornato, non si sa se e quando torna e in compenso ha detto che:
    – a quanto pare il capo vorrebbe che restasse
    – lui vuole restare
    – però vorrebbe anche tornare
    – solo che ha la possibilità di fare carriera, cosa che qui non avrebbe, anzi in un certo senso retrocederebbe
    – non sa che fare. Io sono importante ma anche il lavoro lo è e non vuole perdere un potenziale treno

    Insomma io sono 50-50 col lavoro. ‘na soddisfazione per la mia autostima.

    E quando torna non si sa, il contratto scade la prossima settimana ma non so (e non sa nemmeno lui) ancora niente su un rinnovo o meno. A meno che in questi giorni non ha saputo qualcosa e sapendo la mia reazione non sa come dirmelo… 😀

  6. @mimi: allora non se l’e’ proprio inventata di sana pianta!!! Mi fa cosi’ ridere quando la dice SEI PROPRIO UN BUGIONE, cosi’ per ridere anche io e il suo papa’ lo diciamo…
    Come vanno le cose? Siamo ad aprile il tuo lui e’ tornato o e’ ancora presto?

  7. @cettina: bene sono contenta che l’esito sia negativo. visto? meglio stare tranquille…
    comunque anche il mio Luca al posto della c dice t, ma non sempre. si intestardisce soprattutto con piccolo che per lui è pittolo, mentre coccolo lo dice correttamente.

  8. Per la mia piccolina Topolino è diventato Potolino, il cucchiaio è il tuio, il termometro è il tremotolo, domani diventa ieri e fino ai 2 anni e mezzo la c la pronunciava t e quindi via con tasa, tulla, tavallo, tosa ecc. ecc. ha parlato fin da quando era piccolissima (secondo me è nata parlando perchè non mi ricordo un momento da piccolissima che non parlava), ora pronuncia tutto benissimo tranne Potolino che proprio non ne vuole sapere di diventare Topolino, inoltre ha una memoria staordinaria e quando aveva 2 anni e mezzo per gioco ho iniziato a insegnargli le capitali dell’Europa e di altre Nazioni e infatti se le chiedete la capitale dell’Italia vi risponde Roma e così via, la poesia della festa del papà ci ho messo un’ora per insegnargliela e infine memorizza tutte le espressioni più divertenti dei cartoni e si fa un sacco di risate con la sorellona. Io penso che tutti i bimbi di questa generazione sono avanti anni luce da quelle precedenti insomma dei piccoli geni.
    P.S. mentre scrivevo è arrivato via posta il risultato dello screening mammografico che ha dato esito negativo e quindi volevo condividere con le mie amiche del blog questa buona notizia
    Un Abbraccio a Tutte da Cettina

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