Sul sito www.fli.it, inoltre, è attiva una pagina dedicata a chi tartaglia.
“La balbuzie – spiega in una nota la presidente Fli, Tiziana Rossetto – è un disordine evolutivo del linguaggio che impedisce di parlare in modo fluido. Di solito si manifesta nei bambini tra i 3 e i 5 anni e, se non curata in modo adeguato, può raggiungere l’età adulta.
Ripetizioni e prolungamenti di suoni, sillabe o parole, così come esitazioni e blocchi di silenzio, sono i principali sintomi. Si tratta di disfluenze involontarie, di cui il balbuziente è consapevole, ma che non e’ sempre in grado di controllare”.
“Esistono differenze sia legate al sesso che all’età”, continua Rossetto. In generale i maschi balbettano più spesso delle femmine, “con un rapporto che varia da 3 a 1, fino a 5 a 1. Nei bambini in pieno sviluppo linguistico, cioè sotto i 4 anni, questa differenza tra i sessi si riduce a un rapporto di 2 a 1. Il motivo di questa disparità non è ancora stato identificato – precisa l’esperta – ed è un campo di applicazione degli studi genetici.
Tuttavia, diversi studi hanno evidenziato una differenza di maturazione nello sviluppo linguistico tra maschi e femmine”.
“La stima prognostica è che il 75-80%” dei balbuzienti “torneranno gradualmente alla fluenza – riferisce ancora la presidente Fli – Qualora invece il problema persista oltre i 12-18 mesi
consecutivi, le probabilità di una risoluzione spontanea diminuiscono e diventa necessario iniziare un percorso rieducativo” per imparare a ‘sciogliere’ l’eloquio.
“Ricordiamo che la balbuzie può essere curata e può scomparire – avverte la specialista – ma dalla balbuzie non si può mai guarire completamente”.