Io mi immaginavo storie raccontate in atmosfere magiche, magari con giocolieri. Non so…
Certo, il biglietto costava “solo” 6 euro a testa, quindi non mi aspettavo di vedere il Cirque du Soleil, ma neppure quello a cui, alla fine ho, anzi, abbiamo assistito.
Cominciamo dall’inizio.
Era giovedì, tutti o quasi tutti i compagni di scuola di Marco si stavano organizzando per andare a vedere l’evento della settimana: lo spettacolo nel tendone in piazza.
“Mamma, mi porti?”, mi chiede Marco.
E io: “Ti viene a prendere nonna Emilia (la tata) e ti porta lei, va bene?”.
E lui: “Sì, anche se mi piacerebbe di più andare con te, sai mamma, tutti gli altri bambini vanno con la loro mamma e con il loro papà. Io lo so che papà lavora e quindi non può venire, ma tu sì”.
Eh!?
Non so se mi sono sentita più offesa dal fatto che lui pensi che papà lavora e la mamma… meno, oppure triste per non poterlo accompagnare al circo.
Vebbè! Non importa.
Chiamo la tata, le chiedo di andarlo a prendere e di portarlo in piazza, di comprare i biglietti. Io sarei arrivata per le 17:00, in tempo per lo spettacolo.
Eccoci!
Rulli di tamburi, arrivano i clown!
No! Arriva un tizio vestito da simil clown che ci dice che generalmente la compagnia è composta da tre membri. La febbre ne aveva allettato uno, quindi ci avrebbero tenuto compagnia in due.
Sigh!
L’atmosfera? Tre fari bianchi appesi al tetto che il secondo simil clown accendeva e spegneva con il pulsante di una ciabatta appesa al microfono! Direi veramente minimal style.
Comincia lo spettacolo, alè!
Il primo simil clown comincia a fare il giocoliere prima con i birilli, poi con le palline, poi con i cerchi di legno.
Bravo! Prima tre, poi quattro, poi sei, poi otto palline che volteggiavano per aria.
I bimbi con gli occhi sgranati e il naso all’insù ammiravano questo simpatico signore.
Poi è arrivato il secondo artista che ha cominciato a far girare i piatti di ceramica su dei bastoni di ferro.
“Mamma, è vero che questo lo possiamo fare a casa pure noi?”
“No amore, noi i piatti li rompiamo bene e tanti pure senza farli girare sui bastoni di ferro!”
Ma il bello stava per arrivare…
Il primo artista si presenta con un pannello di legno e una quantità infinita di coltelli, anzi coltellacci.
Sono diventata verde…
Il secondo tizio si è messo immobile vicino al pannello e, esattamente come temevo, quello che fino a 5 minuti prima faceva roteare le palle in cielo, ora era lì che lanciava i coltelli contro il suo aiutante!
Non si sentiva volare una mosca. Solo il ta, ta, ta, ta dei coltelli contro il legno.
Non ho mai visto tanti bambini a bocca aperta… E in silenzio!
Applausi!
E infine è arrivato il fachiro!
L’aiutante in realtà era anche “Mangiafuoco”. Ha cominciato a spegnere il fuoco con la lingua, a passare bastoncini di fuoco sul petto, sulle braccia, sulla pancia…
Oddio, ho pensato, questo è troppo!
I bambini non battevano neppure le ciglia per non perdersi una scena.
Ma è stato alla fine di questo numero che ho assistito allo spettacolo nello spettacolo: una insurrezione generale dei genitori che mai avrebbero voluto far vedere certe cose a bambini di 3-4-5 anni.
“Questa non è una compagnia teatrale, questo non è circo, lei è un artista di strada! Si spaccia per altro, ma non lo è. Dov’è lo spettacolo sponsorizzato nelle locandine? E i personaggi tanto amati dai bambini?”
A quel punto l’artista che ci doveva far divertire si è sciolto in lacrime. “In 30 anni di carriera non mi era mai successa una cosa simile!”, ha detto singhiozzando.
E mentre i genitori inveivano e il primo artista piangeva da un lato, dall’altro il secondo tizio cercava di vendere dei tubi luminosi ai bambini alla modica cifra di 5 euro.
Cosa è successo? I genitori, ovviamente, non volevano acquistarli e così pure i bambini si sono messi a piangere.
Ero incredula.
Avevo sborsato 12 euro per vedere i genitori incavolati e i bambini piangere. E per tutto questo avevo anche chiamato la tata, ero uscita prima dall’ufficio…
Uhao! Un affarone!
Tornati a casa, dopocena, stavo raccontando l’accaduto a mio marito. I bambini erano nel soggiorno.
Ad un certo punto sento dei colpi sulla porta. Ta, ta, ta, ta.
“Luca, devi stare fermo fermo!” gli diceva Marco.
Oddio, ci precipitiamo in soggiorno e…
… e vediamo che Marco aveva recuperato tre pettini, aveva posizionato il fratellino vicino la porta e gli stava tirando addosso i pettini come se fossero coltelli!!
Mio marito: “Bello spettacolo, soprattutto educativo!”
Sigh!