Sul sesso del nascituro ogni mamma e ogni papà sognano, progettano, ipotizzano nomi, eccetera, eccetera.
Tanti anni fa bisognava aspettare la nascita del bebè per scoprire se si trattava di una lui o una lei. E infatti i corredini per i piccolini erano tutti in tinte pastello color giallo, verdino, bianco. Insomma colori neutri.
Poi con l’arrivo dell’ecografia prima e degli esami tipo villocentesi o amniocentesi dopo, già dopo il terzo mese di gravidanza era possibile svelare il mistero.
Ora, grazie ad una scoperta di un gruppo di ricercatori coreani, i tempi si sono ridotti ulteriormente ed è possibile individuare il genere del neonato già a poche settimane dal concepimento, attraverso un semplice prelievo del sangue della madre. Quindi niente esami invasivi.
I ricercatori dell’università di KwanDong, a Seoul hanno descritto il meccanismo di funzionamento in un articolo pubblicato sul FASEB Journal. La chiave rivelatrice del sesso è la combinazione di due enzimi (DYS14/GAPDH) che può essere rilevata dal plasma materno, in cui è presente Dna circolante del feto, come hanno dimostrato i risultati delle analisi dei ricercatori fatte su 203 donne incinta arruolate nello studio e confermati dal sesso alla nascita dei loro bambini.
Questa notizia, in realtà, l’avevo già sentita. La prima reazione è stata: che figata!
Poi però pensandoci meglio mi è sorto un dubbio: in molti Paesi c’è la possibilità di abortire entro la fine del terzo mese di gravidanza.
Finora tra le cause di interruzione volontaria non c’era il sesso del bimbo.
Ma se d’ora in poi sarà possibile conoscere così precocemente se sarà maschio o femmina, potrebbe diventarlo, eccome.
Pensate a quei Paesi come la Cina dove le femmine non sono molto desiderate.
Oppure a quelle famiglie che hanno già più figli dello stesso sesso, esempio due o tre maschi, e sono in attesa del quarto…
Non so, è una riflessione…