Oggi vi parlo di un nuovo dispositivo potrebbe rivoluzionare la gestione del parto. A 300 anni dall’introduzione del forcipe e a 100 dalla ventosa ecco che arriva l’Odon device’.
Deve il nome al suo inventore, Jorge Odon, un meccanico argentino che ne ebbe l’intuizione studiando un metodo per estrarre i tappi dalle bottiglie vuote.
L’Odon Device è costituito da una sorta di sacchetto di plastica con doppia intercapedine, collegato ad un applicatore del medesimo materiale, avvolge in maniera molto delicata, del tutto similmente a quanto potrebbero fare la coppia delle mani, la testa del feto che si presenta nel canale del parto aiutandola a scivolare più agevolmente lungo le pareti vaginali.
Tutto chiaro?
Lo strumento, approvato dall’Oms che ne ha sviluppato l’aspetto medico, ha ottimi potenziali:
bassissimi costi di realizzazione per la tipologia dei materiali (cellophan e plastica), facilità di esecuzione (può essere manovrato anche da uno studente al primo anno di ostetricia), sicurezza, assenza di controindicazioni e effetti collaterali sia per la donna che per il bambino.
Eseguiti studi di simulazione su manichini con ottimi risultati, lo strumento è già in uso in un ospedale di Buenos Aires.
Da Febbraio/Marzo 2012 partiranno in Italia, in collaborazione con l’Oms, i primi studi di validazione clinica e di tutte le possibili applicazioni.
Accolto favorevolmente dalla classe medica e dalla popolazione femminile, si stima che l’Odon device, presentato durante il Congresso Mondiale sulla Salute Materna e Neonatale, possa ridurre del 5-6% il numero dei tagli cesarei, ancora elevatissimi in Italia con percentuali del 35-40% fino a picchi del 60% in Campania.
“Con quest’innovazione – spiega Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale – ci saranno meno infezioni, meno emorragie, meno ricorso al taglio cesareo e al forcipe e nessuna sofferenza per il feto”.
“Finalmente un’importante novità in campo ostetrico-ginecologico – afferma Gian Carlo Di Renzo, direttore della clinica di ostetricia e ginecologia dell’università di Perugia – che potrà segnare il passaggio da una medicina difensiva e insicura, attuata da ostetrici che ricorrono al taglio cesareo in presenza di complicazioni o situazioni di emergenza in travaglio, specie in caso di distocia ora risolvibili con l’applicazione di forcipe e ventosa ostetrica”.
“Tuttavia – avverte Di Renzo – si dovrà attendere ancora un anno o poco più per il pieno ingresso dell”Odon’ negli ospedali italiani, perchè una volta completati e superati tutti i test di validazione e sicurezza, occorrerà una adeguata commercializzazione e industrializzazione”.
“Il dispositivo ‘Odon’ – sottolinea Mario Merialdi, chairman del comitato scientifico internazionale del congresso e coordinatore del Dipartimento di salute della riproduzione dell’Oms – è la prima innovazione da decenni nata per affrontare il problema delle complicazioni del periodo espulsivo del parto. Potenzialmente – chiosa – è di uso più semplice, più economico e più sicuro delle alternative attualmente in uso. Queste caratteristiche fanno del dispositivo ‘Odon’ – conclude – uno strumento rivoluzionario con la potenzialità di risolvere molti dei problemi comuni nelle sale parto sia nei paesi poveri che negli ospedali dei paesi industrializzati”.
Che dire: speriamo che funzioni e in bocca al lupo a tutte quelle che partoriranno con l’Odon 🙂