Oggi si parla dell’attaccamento dei bambini ai propri genitori. Un rapporto che si costruisce dalla culla e che ognuno di noi si porta fino alla tomba!
Ma come si costruisce questo rapporto? E se un bambino prima buono ed educato diventa all’improvviso capriccioso, bisogna assecondarlo o ignorare i capricci?
Secondo la dottoressa, i genitori non devono mai dimenticare che “i bambini manifestano le proprie ansie, timori ed emozioni attraverso i comportamenti. E “una buona mamma” dovrebbe sempre ascoltare, osservare e percepire le emozioni che il piccolo prova, ma non sa ancora verbalizzare!”
Quindi, come in questo caso, non bisogna nè ignorare il bambino, nè assecondarlo… ma semplicemente ascoltarlo!
Tutto il discorso sull’attaccamento è partito da questo commento postato da Vale:
“Eles, da quando il weekend scorso il suo papà è stato via 3 giorni, è diventata strana. E’ capricciosa, soprattutto o quasi esclusivamente con me, non va mai bene quello che faccio o che dico, mi contraddice su tutto, anche alla semplice richiesta di lavarsi le mani. Mi risponde sempre e solo di no. E’ come se si volesse mettere in competizione con me.
Non ha mai fatto così, è sempre stata molto ubbidiente, col suo bel caratterino, ma ubbidiente. E’passata dalla mammite acuta a questo comportamento.
…
Diciamo che è più scontrosa e capricciosa in genere, ma lo è soprattutto con me.
Preciso che non è cambiato niente, se non che mio marito si è assentato per 3 giorni, ma è tornato ed è tutto a posto.
Non ho cambiato niente nei confronti di mia figlia. L’unica cosa che è cambiata è che mio papà è all’ospedale
…
Non so se è per la situazione del nonno, o se perchè sta iniziando ad avere una specie di complesso di elettra. Vorrei capire il motivo e sapere come comportarmi…assecondarla o ignorarla?”
Una domanda luuunga! Alla quale la dottoressa Santarelli ha risposto dando a tutti i genitori delle “piccole pillole di riflessione”.
Ecco cosa ci dice la Psicologa amica:
“Premetto sempre che ogni caso è a sé, perche al di là delle indicazioni psicologiche, quello che è importante è il quadro delle dinamiche familiari, le parole, i ruoli e i comportamenti di cui spesso non ne siamo neanche consapevoli.
Ma vorrei ogni volta, offrirvi “piccole pillole” di riflessione che secondo me, ogni genitore, dovrebbe ricevere sempre!
Avete mai sentito parlare della teoria dell’attaccamento? Ebbene, ognuno di noi la vive sulla propria pelle, come diceva un grande psicologo del secolo scorso, “dalla culla alla tomba”, perche rappresenta il tipo di legame che si crea tra il piccolo e ognuno dei singoli genitori e che caratterizzerà nella vita, ogni forma di relazione importante ( ad esempio quella con il marito!). Lo so, lo so, che ora vi incuriosite! Ma rimaniamo sui bambini….
Non posso dire in modo troppo dettagliato in che cosa consiste perché occuperebbe pagine e pagine, ma posso spiegare cos’è l’attaccamento: quel legame che il bambino crea con la figura che si prende cura di lui, colei che soddisfa i suoi bisogni e a cui si rivolge in caso di pericolo, bisogno o vulnerabilità. Quel tipo di legame che contribuisce alla creazione nel piccolo di un “modello di sé” e “di cosa può aspettarsi dall’interazione con gli altri” (le aspettative, le richieste di aiuto, la soddisfazione dei propri bisogni…) e farà da prototipo anche nella vita relazionale adulta.
In psicologia ci sono tre tipi di attaccamento: attaccamento sicuro, insicuro-evitante e insicuro-ambivalente .
Quello che racconta la mamma qui sopra, ad esempio, è un classico tipo di “attaccamento insicuro-ambivalente”, per cui il bambino è molto legato alle figure genitoriali (o di attaccamento), ma non è capace di gestire l’ansia da separazione e la frustrazione che ne deriva. In questo caso, quando un genitore si allontana per qualche motivo, il bimbo lo vive inconsciamente come un abbandono e al suo ritorno, non sembra serva niente per consolarlo, come se la presenza della figura di attaccamento non fosse in grado di ristabilire il loro senso di sicurezza e di placare le richieste di ulteriore attaccamento e bisogno di conforto.
Accanto alla tendenza a non consolarsi con il genitore, questi bambini manifestano comportamenti ambivalenti nei suoi riguardi, o nei confronti del genitore che è rimasto (come una sorta di proiezione) nel senso che alternano o mescolano insieme richieste di vicinanza e contatto a comportamenti marcatamente resistenti o di estrema passività, aggressività, ripicche o capricci.
In questo caso inoltre, ci sono state due minacce di abbandono, quella del padre e quella del nonno! Bisognerebbe poi pensare a come le cose vengono spiegate, e come sempre, al di là delle parole, ricordatevi che i bambini percepiscono le emozioni, le dinamiche tra i genitori, i gesti e i comportamenti non verbali, anche se vi sforzate di far finta di niente o dimostrate “calma apparente”!
I bambini manifestano le proprie ansie, timori ed emozioni attraverso i comportamenti. Ecco perche dico sempre che “una buona mamma” dovrebbe sempre: ascoltare, osservare e percepire le emozioni che il piccolo prova, ma non sa ancora verbalizzare!
Nel caso della mamma che ha scritto, il consiglio più importante che in questo contesto posso darle è che non farsi vedere spaventata da questi strani comportamenti, accoglierli, contenerli e non modificare nulla lei del suo modo di comportarsi e gestire la figlia.
Ricordate inoltre quanto sia importante per i bambini la continuità e stabilità dei vostri comportamenti! In fondo voi siete i suoi punti di riferimento”.
Gli altri due tipi di attaccamento, come già detto, sono quello “sicuro” e “insicuro-evitante“.
Voi avete capito in che tipologia di “attaccamento” rientra vostro figlio? Io credo che entrambi i miei figli rientrino nell’attaccamento sicuro!
Se volete contattare direttamente la dottoressa Francesca Santarelli, questo è il sito Internet del suo studio: www.studiosantarellidecarolis.com