Viva la Mamma

Schiaffoni a un bambino disabile, arrestate quattro maestre d’asilo

Ho letto la notizia sul sito del Tgcom, e non potevo non riportarla!
“Quattro insegnanti dell’asilo di Mileto sono state arrestate dai carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia con l’accusa di maltrattamenti aggravati ai danni di un bambino disabile di cinque anni. Secondo quanto è emerso dalle indagini, il bambino è stato ripetutamente picchiato, anche più volte al giorno, e sottoposto ad altre forme di vessazione. Le quattro insegnanti sono state poste agli arresti domiciliari.
Le indagini si sono basate su videoriprese in cui sono documentati i maltrattamenti subiti dal bambino. Le quattro insegnanti sono state poste agli arresti domiciliari, mentre nei confronti di una quinta, indagata nella stessa vicenda, è stato emesso un provvedimento di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dal bambino”.

Una notizia del genere si commenta da sola!

Tuttavia penso che ogni volta che i tg parlano di storie come queste tutte noi mamme ci interroghiamo: e a scuola del nostro bimbo è tutto ok? Cosa faranno quando noi non ci siamo?

Io, ve l’ho già detto mille altre volte, credo che sia anche una questione di pelle, di sensazione, non so come spiegarlo, ma delle maestre dei miei due bambini mi fido ciecamente.
Loro sono sereni e gioiosi quando li porto a scuola e al nido e quando entrano in classe sono felici. Per cui sono tranquilla, o almeno mi sento tranquilla.

Ma vi voglio raccontare questa mia esperienza: quando andavo alle elementari, nella mia classe c’era una bambina disabile o meglio con problemi psicologici.
Allora però le cose erano diverse! C’era un’altra cultura, o permettetemelo, tanta ignoranza.

Il mio maestro, che tutti i genitori in segno di riverenza chiamano professore, usava ancora la bacchetta di legno.
Ricordo come se fosse ieri tutte le volte che con questa bacchetta dura dava dei colpi sulla spalla e in testa alla bambina disabile.
Quante volte l’ho detto ai miei. Ma mi rispondevano che il maestro era grande e sapeva quel che faceva.

Ora lo avrebbero arrestato e messo in gattabuia!

Io non ho mai avuto occasione di assaporare il “gusto di una bacchettata” sulle mani o sulla spalla o peggio sulla testa. Ma anche se piccola, non accettavo quei modi. E quel maestro che tutti rispettavano non mi è mai piaciuto.

Un giorno, ormai ero grandicella, mia madre mi disse che “il professore” era morto. E mi invitò ad andare al suo funerale.

Beh! Ve lo confesso, non provai alcun dispiacere, alcun dolore. Anzi, è brutto da dire, ma provai quasi sollievo. Ovviamente al funerale non ci andai…

Non so perchè vi ho raccontato questa cosa, forse perchè ogni volta che sento parlare di storie di maltrattamenti penso a quella bambina che veniva in classe con me e che non ho mai più rivisto.
E penso a come siano cambiate le cose.
Prima la bacchetta di legno era un buon metodo per educare e punire…

Exit mobile version