La giunta regionale del Veneto ha approvato una delibera che modifica i limiti attuali di accesso alle tecniche di procreazione assistita. In pratica, vengono ‘dettate’ regole comuni per tutte le strutture pubbliche con l’innalzamento dei limiti anagrafici per le donne che vogliono diventare mamme. Vengono poi equiparate alle coppie infertili quelle senza patologie che dopo un anno di tentativi non riescono ad ottenere risultati positivi.
La delibera, firmata dall’assessore alla sanità del Veneto, Luca Coletto, pone un limite ai tentativi di fecondazione assistita; quattro per la procreazione di primo livello e tre per quella di secondo livello, più specializzata.
In precedenza, il limite fissato per le donne era di 43 anni, ma la giunta regionale del Veneto lo ha modificato “per motivi umanitari”, spiega l’assessore, ed è pronta comunque ad adeguarsi se il ministero della Salute imporrà limiti differenti. “In questo modo evitiamo o viaggi della speranza all’estero, costosi e a volte pericolosi, – spiega l’assessore veneto – Per questo la giunta regionale ha valutato più l’aspetto umano che non quello clinico, pur sapendo che con il passare degli anni le speranze di una gravidanza diminuiscono decisamente”.
Non voglio entrare nel merito della fecondazione assistita, non ne so molto, rischierei di fare figuracce.
L’unica cosa che mi chiedo è: perchè tanta disparità tra l’età della donna e quella dell’uomo? Non poteva essere fissato un limite per entrambi a 50 anni?
Vi immaginate un bimbo di 5 anni con un papà di 70… che magari fa anche fatica a corrergli dietro?